Dopo il successo del M5S alle ultime elezioni, la situazione politica italiana sembra trovarsi in una fase di stallo e pare chiaro che i partiti stiano dando la colpa e addossando la responsabilità dello sfascio del Paese alla vittoria di Grillo e del MoVimento, senza però effettivamente affermare che la vera colpa va ricercata nelle modalità di conduzione della politica italiana in questi ultimi 20 anni, una politica corrotta e corruttibile – per ultimo il Governo Monti -, una politica della quale noi cittadini siamo tutti stanchi e stufi. Per tale motivo circa 8 milioni di cittadini italiani hanno votato e sostenuto il M5S alle ultime elezioni, perché il nostro slogan “MANDIAMOLI TUTTI A CASA”, non è il solito specchietto per le allodole o promessa pre-elettorale, ma il grido di cittadini indignati che non vogliono più abbassare la testa; ciò spiega la mancata fiducia al PD da parte del M5S e il rifiuto ad accordarsi con altri partiti, rispettando il sopracitato punto essenziale del nostro programma.
E’ importante chiarire alcuni punti: in primis la fiducia.
A differenza di come ci vorrebbero far credere i giornalisti, non è un mero atto formale, ma un atto di corresponsabilità politica, di fronte al Paese e agli elettori.
La nostra Carta Costituzionale all’art 94 specifica, infatti, i due requisiti fondamentali della fiducia: deve essere motivata e deve essere votata per appello nominale (ogni componente si assume la responsabilità politica del voto di fronte al Paese). La fiducia non si dà e non si toglie come si sale e si scende dal tram, come si cambiano un paio di scarpe, questo sì, sarebbe da irresponsabili.
Oggi la fiducia al PD è improponibile perché negli 8 punti del loro programma mancano i nodi cruciali quali la riduzione dei costi della politica, l’eliminazione del finanziamento pubblico dei partiti, le indennità parlamentari sproporzionate, i rimborsi elettorali anche a chi è stato sconfitto. All’avvio della XVII legislatura, il M5S ha chiuso le porte a qualunque accordo con il PD.
Supponiamo, per assurdo, che il PD presentasse un programma di Governo in cui ricalca tutto quello che vuole fare Grillo. Dico “per assurdo” perché, a quel punto, tanto varrebbe avere direttamente un Governo a Cinque Stelle. Supponiamo anche che i 162 parlamentari pentastellati, colti da raptus o irretiti dalle reiterate richieste di “responsabilità”, dopo il discorso parlamentare di Bersani (senza conoscere i contenuti del quale non ha senso neppure interrogarsi sulle intenzioni dei cinque stelle, visto che prima si ufficializza una proposta e solo dopo la si può votare), votassero per questa benedetta fiducia. Dal giorno dopo, il Partito Democratico avrebbe l’aiuto per iniziare la sua azione di Governo. Ma poniamoci una domanda: rispetterebbe l’indirizzo politico dichiarato per ottenere la fiducia? Questo è il problema.
E’ chiaro che parliamo dello stesso partito che fa “parlamentarie” per definire liste di candidature in cui antidemocraticamente impone veterani vietati dallo statuto, come la Bindi e la Finocchiaro. Parliamo dello stesso partito le cui ingerenze nelle fondazioni bancarie hanno portato alla situazione che sappiamo di Monte Dei Paschi e che non ha mai pubblicato l’elenco dei mutui ottenuti dai suoi dirigenti, funzionari, parlamentari.
Un partito che accusa gli altri di non essere democratici, ma che di democratico – visto l’establishment che non molla le redini – non ha poi molto. Un partito che insiste per governare perché sa benissimo che, se si tornasse alle urne, tutta la sua dirigenza verrebbe rasa al suolo e si farebbero avanti nuove leve. In qualsiasi altro stato Europeo, il leader del partito che partiva come già vittorioso e che invece ha subito uno smacco elettorale senza precedenti, avrebbe dovuto coerentemente rimettere il mandato e invece Bersani se ne guarda bene! Ed è per questo che fa lanciare appelli su appelli a una
presunta responsabilità, sia manipolando petizioni altrui e presentandole come se fossero della base del Movimento Cinque Stelle (Viola Tesi, esponente del Partito Pirata), sia lanciando i suoi intellettuali su Repubblica.
La verità è che, con tutta probabilità, il Partito Democratico continuerebbe a fare quello che ha sempre fatto, ovvero i suoi interessi speculari e complementari a quelli del centrodestra, con la sola differenza che a permettergli di farlo, questa volta, sarebbe stato il Movimento Cinque Stelle, con il viatico del suo voto di fiducia. Cosa accadrebbe infatti dei punti condivisi con i parlamentari del Movimento? Si arenerebbero nelle sabbie mobili dei ministeri, dove Berlusconi stesso sosteneva che non si può spostare neanche una pianta.
Qualsiasi governo si formi, non sarà stabile. Al Senato della Repubblica non c’è una maggioranza dello stesso colore politico di quella che, grazie al Porcellum, domina la Camera. Questo è fuor di discussione. Per questo si naviga a vista e si circoscrive il programma d’indirizzo politico a un piccolo numero di leggi o riforme necessarie e facili: la legge elettorale, gli sprechi e i costi della politica, la legge sui rimborsi elettorali e poco altro. Addirittura – sospetto per non consegnare il Paese a Grillo – il Pd vorrebbe anche solo la legge elettorale e poi al voto.
Domanda: visto che l’orizzonte politico è questo, è proprio necessario un Governo per realizzarlo? Ovviamente la risposta è no. Sono cose che potremmo fare anche io e voi.
O, se proprio non si riesce a fare pace con l’idea che le leggi, in una Repubblica parlamentare, le fa il Parlamento senza problemi (e ci mancherebbe altro!), visto che i punti essenziali sono punti condivisi dai Cinque Stelle, si potrebbe affidare il Governo a loro. Non hanno esperienza? Non è rilevante: si tratterebbe solo di un atto formale per realizzare, con il contributo di tutti, poche cose. In primis, appunto, la legge elettorale. Tutti ci fanno un figurone e possono tornare al voto sereni.
Basta vedere come sono riusciti a prendere in giro gli italiani con la legge per la riduzione degli stipendi dei parlamentari: fecero una commissione per valutare la media ponderata degli stipendi dei loro colleghi negli altri paesi d’Europa, parametrata al costo della vita e, poiché era troppo complicato derivarla, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, posto a capo della commissione, dopo mesi e mesi dovette dimettersi e dichiarare un nulla di fatto. Ragion per cui gli stipendi rimasero quelli che sono. Sarebbe bastato restituire al Tesoro la parte eccedente a una quota prefissata, per esempio i 5 mila lordi dei “grillini”, o in alternativa fare una legge di un articolo solo, e avrebbero evitato di prendere in giro tutto il Paese. Ecco, quella è la stessa gente che oggi vorrebbe la fiducia su quegli stessi punti. Tutto il resto si spiega solo alla luce della perniciosa e disperata volontà di restare aggrappati alle leve del potere, trascinando con sé anche l’unica forza di reale cambiamento del Paese.
La chiara dimostrazione che con noi si può lavorare ci viene direttamente dall’ARS e in tutta Europa già si parla di “Modello Sicilia”… sarà un caso?
Troviamo volgare e cinico il criticare dei normalissimi cittadini di diverse derivazioni ideologiche (messe già alle spalle, visto che riteniamo siano retaggi del XX secolo) che hanno solo voglia di fare e di rimboccarsi le maniche per evitare che il paese vada alla deriva; a maggior ragione quando questi stessi cittadini chiedono agli altri, i cosiddetti “affacciati alla finestra per vedere cosa succede”, di aiutare a scoperchiare i torbidi interessi economico-politici di ogni città. A chi ci accusa che nel M5S si stanno riciclando tanti provenienti da altri partiti, noi rispondiamo che l’iscrizione al MeetUp è aperta a tutti, anche ai non graditi, ma che la primavera è alle porte e… in primavera si fanno le pulizie.
I cittadini del M5S Modica, gruppo comunicazione