Quando i francesi conquistarono Roma nel 1799, eressero due statue, una grande alla quale era stata apposta la scritta “Matri Magnae” e una più piccola con su scritto “filia grata”, dove la statua più grande rappresentava la Francia, la Grande Madre, alla quale si rivolgeva la più piccola, cioè Roma, da qui “alla Grande Madre, la figlia grata”. Pasquino tradusse immediatamente in romanesco le due scritte dando loro un significato più corrispondente alla realtà: la Madre magna e la fija se gratta. Quante volte ai tempi nostri ci sono tornate alla mente queste parole? Il popolo, invero, ha contato sempre poco, persino in democrazia, è sempre stato un giocattolo nelle mani dei potenti. Eppure, pensavamo, col voto avevamo un’arma importante, col voto potevamo scegliere i politici migliori, il partito più adatto alle nostre esigenze e speranze, perché, secondo la Costituzione, le scelte del voto andavano rispettate. Riuscimmo persino a portare avanti alcuni referendum, lo strumento in cui, sempre secondo la Costituzione, il popolo aveva l’occasione di incidere di più sulla direzione che il Palazzo doveva prendere. Le norme da noi cacciate fuori dalla porta rientrarono dalla finestra: il potere si limitò ad abrogare alcune parole di quelle norme sostituendole pari pari con parole diverse ma dal medesimo significato.
Sì, la ragione ce lo sussurrava da anni, ma il cuore non lo voleva accettare: la politica che si svolgeva nel Palazzo era completamente diversa da quella della quale il popolo s’illudeva. Quando nacque la Seconda Repubblica quasi tutti pensammo che le cose sarebbero completamente cambiate. Sognammo che le forze politiche si dividessero, come nella maggior parte dei paesi democratici, in conservatori e progressisti, con programmi chiari e determinati, ben distinti l’uno dall’altro, così noi, in base alle nostre convinzioni, avremmo saputo chiaramente da che parte stare, in chi credere. Invece la politica si è spezzettata in partiti, partitini e movimenti, però questa minutaglia si è raggruppata in coalizioni e noi, creduloni, abbiamo convenuto che in fondo era giusto rispettare le sfumature, ma, in ogni caso, la linea guida sarebbe stata quella della coalizione alla quale le singole sfumature facevano riferimento. Non abbiamo capito che quando la sinistra incentrava le sue campagne elettorali sulla lotta a Berlusconi era solo aria fritta ed eravamo tanto ingenui da pensare che, anche se di programmi non si parlava, quei programmi esistessero ugualmente e fossero quelli che speravamo noi.
Con le ultime elezioni però le cose si sono definitivamente chiarite. Dei cittadini sprovveduti di “politica” ma con le idee chiare su ciò di cui ha bisogno la gente, anziché scendere in piazza con le spranghe, si sono insinuati nel Palazzo, dove, pur con tanta ingenuità e inesperienza (e con l’inevitabile travisamento secondo convenienza delle loro dichiarazioni), sono riusciti a far mostrare agli attuali interpreti della politica italiana il loro vero volto. L’alleanza tra la sinistra e il Movimento 5 Stelle non è stata possibile perché i grillini non cercavano accordi sulle cariche ma sui programmi. L’alleanza invece fra Berlusconi e la sinistra ora è realtà. Il partito più votato dagli italiani (presentatosi, lo ricordiamo, da solo) è all’opposizione, gli altri governano tutti insieme. Persino la Lega col Pd! Quando la rivoluzione all’interno delle istituzioni fallisce, non ci vuole molta fantasia per capire a che cosa si va incontro.
LuM