LA MODICA DI ENZO BELLUARDO

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Visto che le coste siciliane e calabresi sono prese d’assalto per gli sbarchi di emigranti e che i centri di accoglienza sono strapieni, è difficile gestire questa situazione in modo civile. Io pregherei i nostri governanti (anche se in questo momento non abbiamo un governo così stabile da poter prendere delle decisioni così importanti) per poter dialogare, con gli altri stati della comunità europea, al fine di accollarsi anche loro gli oneri per il mantenimento di questi nostri fratelli di colore diverso, così si possono sedare il malcontento di chi è razzista (e anche in Italia ormai ce ne sono tanti), convinto che lo stato italiano a queste persone dia vitto, alloggio e sigarette per circa 30 euro al giorno. Io dico che tutto questo è una bufala bella e buona, forse per screditare la situazione di questi emigranti. Se questo non dovesse risultare verità, bisognerebbe fare un comunicato stampa per rasserenare gli animi di tutti coloro che credono a queste fandonie. Visto che in questi giorni le tragedie che si sono verificati in mare, sia a Sampieri che a Lampedusa e che i morti accertati sono il triplo dei sopravvissuti. E sono morti per scappare dal loro paese, allontanarsi dallo spettro della guerra, per mettere in salvo sia la propria persona che i familiari, pagando una cifra non indifferente, visto che la crisi ce l’anno pure loro, per affrontare il viaggio della speranza, invece hanno trovato la morte. Io, da ignorante, proporrei che i governi che fanno parte di tutti gli Stati europei si mettessero d’accordo per ritirare tutti i contingenti che sono nei paesi arabi, allo scopo di vigilare per la pace e, che sino ad oggi, hanno prodotto solo perdite dei nostri militari e di quelli degli altri Stati partecipanti. Una parte di tutti questi contingenti potrebbe essere dislocata ai confini dei vari posti strategici, in modo da bloccare le partenze dei clandestini. In questo modo si eviterebbero in gran arte le tragedie che si verificano sempre di più nei pressi delle nostre coste
Distinti saluti
Giovanni Amore
Sulla vicenda della soppressione del Tribunale di Modica sono arrivato ad una determinazione ufficiale, qualora ce ne fosse stato bisogno. A Roma i nostri parlamentari non contano nulla. Senza offesa, ma come dice qualcuno che frequenta gli ambienti di Palazzo Madama o Montecitorio, contano più i commessi che i parlamentari. La dimostrazione è data proprio dai risultati ottenuti per il cosiddetto decreto taglia-tribunali. Tante promesse, notizie trionfalistiche immediatamente smentite, silenzi. Del resto se non si è leader non si ha voce in capitolo. E pensare che noi, in passato, quando eravamo al cospetto già di un consigliere comunale ci calavamo le braghe e rispettosi dicevamo si ad ogni loro stronzata. Fanno bene, adesso, i nostri figli che manco li tengono in considerazione, del resto così ha fatto la Ministra Anna Maria Cancellieri: non li ha tenuti in considerazione. L’esempio lampante è stato l’incontro a Roma con i rappresentanti di alcuni partiti e la stessa ministra, quando la “nostra” MariaLucia Lorefice (M5S) ha tentato di rappresentare la situazione del Tribunale di Modica e gli altri erano distratti da risatine, discussioni tra loro, probabilmente barzellettina mentre la povera Marialucia cercava di tenere loro testa, di farsi sentire. Nel corridoio ha tentato l’approccio con la Cancellieri ma questa ha sommariamente risposto un evasivo “vedremo”. Qui, però, mi preme rilevare la serietà della Lorefice che ha raccontato, senza pudori, la realtà dei fatti, altri avrebbero raccontato frottole. Ricordo negli anni ’90 l’allora assessore all’Ecologia del Comune di Modica, Piero Vernuccio, sollecitato dal suo partito, i Verdi, a dimettersi. Lui replicò: “Mi dimetto per fare cosa? Il semplice consigliere comunale che si limita alla semplice interrogazione alla quale magari nemmeno ti rispondono?”. Condivido. A Roma è così. A chi si deve credere? Forse l’unica posizione da condividere è quella del parlamentare modicano Nino Minardo che non ha speso parole e comunicati, almeno non ha illuso nessuno, probabilmente perché non vede assolutamente spiragli e magari quei pochi che si lasciano intravvedere sono solo delle prese per il culo da parte delle massime cariche nazionali. E’ bene che la gente, comunque, tenga a mente alcuni elementi fondamentali e che la Cancellieri tenga a mente lo spreco che non doveva esserci con la spending review. Il progetto del Tribunale di Modica (il nuovo Palagiustizia) fu redatto dall’architetto Francesco Diana il 5 maggio 1989. Per la realizzazione dell’opera la Cassa Depositi e prestiti concesse un mutuo di 10.246.504,88 euro con ammortamento a carico dello Stato. L’appalto fu aggiudicato il 27 febbraio 1993 all’Impresa Ati Comil alla quale, il 4 settembre dell’anno successivo, subentrò la CoopCostrutturi di Argenta.
La struttura ha la seguente consistenza:
area d’impianto mq. 8.800;
parcheggio esterno mq. 7.000;
piano cantinato di mq. 6.600 destinato a parcheggi e accessi per magistrati e personale, accesso detenuti, archivi e sala controllo;
piano terreno mq. 4.300 per uffici Giudice di pace e aule udienze civili;
primo piano mq. 2.500 destinato ad uffici, presidenza tribunale e aule udienze penali;
secondo piano di mq. 2.500 destinato a Uffici della Procura;
piano attico di mq. 1.000 destinato alla sala CED archivi e vani di servizio.
Gli impianti e i sistemi di sicurezza sono stati realizzati secondo quanto previsto dalla Circolare Ministeriale 878 del 2000. Il finanziamento concesso è stato impegnato: per lavori e impianti 7.196.759,58 euro; per somme a disposizione dell’amministrazione (Iva, arredi, etc.) 3.049.745,29.
C’è, insomma, di che sbizzarrirsi e soprattutto riflettere su ciò che si sta mandando all’abbandono, sugli oltre dieci milioni di euro della collettività spesi e destinati al nulla. Ci chiediamo PERCHE’? Il ritornello della spending review, ovvero dei “sacrifici equi per tutti” è una sfacciata menzogna.
Saro Cannizzaro
E’ in corso a Modica presso il Convivio, in Via Rocciola Scrofani, il seminario di “Lettura a voce alta”. Le lezioni, che sono iniziate il 9 ottobre, si svolgeranno ogni mercoledì per sei settimane di seguito dalle ore 19 alle ore 21.
Rivolto non solo a chi ama leggere ma anche a chi parla in pubblico, ai docenti, agli avvocati, agli studenti, ai magistrati, ai commessi, agli agenti di commercio, ai parrucchieri, alle mamme, ai nonni, a chi fa insomma della voce e della lettura uno strumento di lavoro o di ricerca personale.
Carlo Cartier, nella sua prima lezione, ha accolto i suoi alunni con un grande sorriso e, dopo aver prima ascoltato i motivi che li hanno portati alla partecipazione del seminario (chi per problemi vocali, chi per timidezza, chi per paura di stare davanti a un pubblico, chi semplicemente per curiosità o per capire il significato dell’evento), ha parlato con parole semplici dell’importanza della voce. Essa è infatti il mezzo con cui viene espressa la parola e con la quale si può discutere, esporre, convincere, insegnare, sedurre e ci permette di correlazionare il nostro vivere quotidiano.
Diverse le fasi che accompagneranno i partecipanti sia durante le lezioni che a casa nel corso della settimana, con compiti ben precisi e importanti da attuare per poter ottenere miglioramenti nella dizione e nella lettura.
Il primo esercizio, nella prima serata, è stato proprio quello della respirazione diaframmatica, dato anche come compito a casa con gli “strumenti necessari.”
Di fatto, Cartier, dopo che ogni partecipante ha letto alcune righe di un brano di un testo proprio portato dietro richiesta dell’attore-insegnante e dopo anche aver letto un brano di un testo in comune consegnato per tempo da lui tramite e-mail, ha fatto notare come non solo i partecipanti ma tanti, che giornalmente lavorano, parlano o leggono, spesso non riescono a concludere un discorso parlando o leggendo talmente in fretta (come se stessero soli con se stessi, non riuscendo inoltre neppure ad ascoltarsi) da andare in apnea, dimenticando di respirare correttamente.
“I bambini appena nati – ha spegato Cartier – sanno respirare e piangono a squarciagola, non si stancano mai di giocare, correre, gridare e questo perché la loro respirazione è diaframmatica. Anche noi da piccoli non ci stancavamo e respiravamo tutti col diaframma ma crescendo, nella fretta delle nostre corse quotidiane, forse anche per pigrizia, abbiamo dimenticato di respirare correttamente.”
Altri esercizi che saranno svolti nelle diverse fasi di laboratorio sono:
-esercizi di articolazione vocale
-allenamento vocale e alla lettura ad alta voce
-conseguimento di un’azione verbale efficace, espressiva, carica d’intenzione, di ritmo, attraverso una voce organica e musicale capace di dare corpo alla comunicazione, all’emozione, al senso e all’immagine descritta
-analisi, lettura logica e interpretata di un testo per praticarne le differenze e le possibilità espressive e comunicative.
Contenti i partecipanti dell’interessante e utile seminario e della piacevole serata trascorsa parlando e discutendo di problematiche varie personali ma accomunate tutte dallo stesso desiderio di migliorare in pubblico e per loro stessi anche, soprattutto contenti di avere per docente un umile, gentilissimo e bravissimo Carlo Cartier, che già nel 2010 teneva alla libreria Saltatempo a Ragusa, e poi anche a Modica nel 2011 alla libreria Mondadori, le sue prime lezioni come docente di lettura a voce alta e continuando poi anche a Ispica e Rosolini, mentre un altro seminario è previsto a breve a Noto.
Possiamo solo ringraziarlo dedicandogli due minuti ricordando una piccola parte della sua carriera che l’ha fatto crescere come attore ma soprattutto come uomo semplice, un vero modicano nel mondo.
Carlo Cartier, attore e regista modicano, già dal 1979 recitava per la prima volta nel mondo del cinema con la meravigliosa Zeudi Araya, che lo scoprì a teatro in “Piccole donne il musical” e lo volle nel film “Tesoro mio” di Giulio Paradisi, dandogli la sua prima particina e regalandogli il suo primo giorno nel mondo del cinema. Da allora lo abbiamo visto recitare in tantissimi film. Ne cito solo alcuni ultimi: “Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò Cosa Nostra” del 2006, “Gente di mare” del 2007, “Paolo VI , il Papa nella tempesta” del 2008, e poi ancora “Il capo dei capi”, “Il commissario Rex”, “Ho sposato uno sbirro”, “Squadra antimafia, Palermo oggi – Tempus “ e in ultimo ancora, nel 2012, “Né con te né senza di te” di Vincenzo Terracciano, dove recita la parte del Notaio Corticelli.”
Perché leggere a voce alta? Per la meraviglia! (Daniel Pennac)
Sofia Ruta
La Modica calcistica si rituffa in un altro episodio da operetta avente, come attori, il sindaco Abbate da una parte e il presidente Cundari dall’altra. Due personaggi che stanno operando, ognuno con le proprie motivazioni, per distruggere una squadra di calcio che, fino ad oggi, si era ben comportante in campo.
Tutto nasce l’indomani di un’ennesima sospensione del rilascio dell’agibilità provvisoria dello stadio da parte dell’amministrazione comunale dietro la presentazione da parte della società Modica calcio, del progetto dello stadio riguardante i costruendi bagni, che chiedeva fosse vidimato dal settore Lavori Pubblici, per poterlo presentare al settore Urbanistica e procedere cosi ai lavori di realizzazione degli stessi.
Dalla presentazione del progetto i primi di settembre a oggi, un vero e proprio ostruzionismo è stato attivato dal Sindaco. Cundari, che ha un regolare contratto di comodato dello stadio di contrada Caitina che disciplina la gestione del “Pietro Scollo”, contratto che recita chiaramente che, tra gli oneri a carico del comodatario, ci sono gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei fabbricati esistenti, ma non gli interventi di realizzazione di fabbricati ex novo. Nonostante ciò, la società aveva pensato ugualmente di realizzare dei bagni a servizio della Tribuna A. Il Modica Calcio 1932, solo confidando in un clima distensivo e di collaborazione, aveva manifestato la volontà di realizzare i suddetti bagni a proprio carico. Ma un inspiegabile ostruzionismo da parte dell’amministrazione comunale ha fatto saltare il tavolo.
Da premettere che lo stadio è stato per decenni una cattedrale nel deserto, dallo sbancamento dell’uliveto agli inizi degli anni 70, poi una fila infinita di treni di finanziamenti pubblici finiti chissà dove, fino alla consegna al Modica Calcio dello stadio attuale, con molte opere da completare, tra cui la tribuna stampa, i botteghini, i servizi igienici, altre fatte male, come il fondo campo (ristrutturato di recente da Cundari a spese sue) e la curva, costata 300 mila euro e mai utilizzata. Forse gli amministratori avranno pensato di aver trovato la gallina dalle uova d’oro sperando che il presidente del Modica Calcio sborsasse soldi per realizzare anche i servizi igienici nella tribuna A, intitolata a Nino Viola, e al settore ospiti, che sembra un pollaio più che una tribuna.
Cundari, che già aveva manifestato la volontà di mollare tutto nella precedente stagione, si dimette da presidente del Modica Calcio e, se in un primo momento aveva deciso di mollare a fine stagione, ci ripensa e decide di chiudere la propria attività e di ritirare tutto lo staff dirigenziale il 15 novembre, quando si riapriranno i trasferimenti dei calciatori che saranno svincolati e liberi di accasarsi altrove.
Nel suo comunicato stampa, Cundari accusa il sindaco senza mezzi termini: ”Nel primo incontro con il nuovo Sindaco della città avevamo detto a chiare lettere di non essere alla ricerca di contributi o pseudo tali ma che auspicavamo che tra Amministrazione e Modica Calcio potesse esserci un rapporto di sana collaborazione. Abbiamo ribadito quanto espresso in occasione del mio insediamento come Presidente del Modica Calcio 1932, l’ambizione di voler lavorare per un progetto sportivo graduale, di lungo respiro, con obiettivi ambiziosi. Personalmente sarebbe stato facile sottrarmi al ruolo alla fine della stagione scorsa. Tutto sommato, arrivando a Modica avevo salvato la società da un inesorabile destino che l’avrebbe portata alla radiazione, avevamo salvato la categoria e lo scorso anno, nonostante i tanti problemi, avevamo disputato un campionato dignitoso lottando fino alla fine nei play off. Due stagioni di impegni personali e onerosi in termini economici, di risorse umane e di tempo dedicate al Modica Calcio. Ho deciso di continuare pensando di poter riprendere nel segno di una continuità programmatica e puntando sul lavoro dello staff tecnico-organizzativo che si è creato. D’altra parte i risultati eccellenti del lavoro svolto, in questa stagione, da tutta la “famiglia” del Modica Calcio 1932 sono sotto gli occhi di tutti. Al Sindaco avevamo chiesto di starci vicino, una vicinanza “istituzionale” fondamentale se si voleva creare in città, tra la cittadinanza, l’humus ideale su cui costruire una grande stagione, di aiutarci a risolvere gli immancabili problemi che possono esserci durante la stagione. Ho ancora una visione ideale del calcio, credo ancora che in una città importante e di grandi tradizioni non solo calcistiche, come Modica, la prima squadra della città non sia solo sinonimo di calcio. Penso che sia un patrimonio della comunità, un Valore in cui una comunità si identifica. Credo che il Sindaco di Modica abbia il dovere di dedicare al Modica Calcio 1932 una sensibilità istituzionale che travalichi quelle che possono essere le sue passioni personali e cui dedica il tempo libero. Non voglio fare valutazioni politiche che non mi competono e a cui non sono mai stato interessato, ma è innegabile che la storia è una cartina di tornasole imprescindibile nella valutazione degli uomini che hanno caratterizzato la vita di una città. Guardando alla storia recente, il Modica Calcio ha raggiunto risultati importanti soprattutto grazie al Sindaco Piero Torchi che seppe creare le giuste condizioni sociali affinché i dirigenti del Modica Calcio 1932 di quel periodo riuscissero a lavorare serenamente per poter raggiungere i risultati storici che furono centrati con la promozione in C2. O l’impegno del sindaco Antonello Buscema, che in un momento di gravi difficoltà del Club iscrisse la squadra al Campionato di Eccellenza con soldi propri e si attivò in modo determinato per trovare uno sbocco societario che evitasse la radiazione alla squadra. Questo è ciò che avevamo chiesto al Sindaco Abbate in occasione del nostro primo incontro. Aiutarci a lavorare serenamente. Per tutta risposta in questi mesi abbiamo subito una serie di atteggiamenti ai limiti dello scherno. Sintomatico, in tal senso, l’ultimo incontro di fine settembre, a Palazzo S. Domenico, tra la nostra delegazione composta dal sottoscritto, Johnny Cavallino, Peppe Celestre e il nostro legale avv. Nicola Aiello e l’Amministrazione Comunale rappresentata dal Sindaco Abbate, dall’Assessore allo Sport e dal Consulente allo Sport. In quella occasione ebbi modo di sottoporre tutta una serie di istanze a lui indirizzate e protocollate dal Modica Calcio negli ultimi 3 mesi, istanze riguardanti la gestione del “Pietro Scollo” a cui non era stata data nessuna risposta. Con una di queste istanze, protocollata il 2 settembre 2013, un nostro tecnico incaricato aveva presentato uno stralcio del progetto dello stadio riguardante i costruendi bagni, che chiedevamo venisse vidimato dal settore Lavori Pubblici, per poterlo presentare al settore Urbanistica e procedere cosi ai lavori di realizzazione dei bagni. Il Sindaco in quella occasione in nostra presenza chiamò il Dirigente dei Lavori Pubblici chiedendo lumi sulla questione essendo trascorsi invano ben 24 giorni. Ci disse che il Dirigente non aveva potuto vidimare il progetto in questione perché al Comune non erano in possesso della copia del Contratto di Comodato con cui era stata affidata la gestione del “Pietro Scollo” al Modica Calcio. Prontamente consegnai al Sindaco una copia del Contratto di Comodato e per tutta risposta il Sindaco Abbate mi rassicurò che avrebbe preso la situazione in mano lui e l’indomani mi avrebbe chiamato personalmente per consegnarmi quanto richiesto. Era il 26 settembre, sto ancora aspettando la sua telefonata. In ultimo vogliamo chiarire in modo definitivo questa amara vicenda legata alla realizzazione dei bagni a servizio della Tribuna A. Il Contratto di Comodato che disciplina la gestione dello stadio “Pietro Scollo”, non prevede in nessun caso l’onere di tale realizzazione a carico del Modica Calcio. Parla esplicitamente, tra gli oneri a carico del comodatario, di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei fabbricati esistenti. Ma mai in nessun capoverso di interventi di realizzazione di fabbricati ex novo. Il Modica Calcio 1932 soltanto confidando in un clima distensivo e di collaborazione, aveva manifestato la volontà di realizzare i suddetti bagni. Volontà che, a causa dell’atteggiamento ostruzionistico manifestato dall’Amministrazione in questi mesi, anche e soprattutto nel rilascio dell’agibilità provvisoria dello stadio, adesso è venuta meno. Dei sopralluoghi effettuati dalla Commissione Comunale di Vigilanza vogliamo sottolineare le prescrizioni a tempo. A norma di legge la Commissione deve motivare il diniego ed elencare le prescrizioni da ottemperare in merito al rilascio dell’agibilità, sempre in sede di commissione, fissando una successiva data entro la quale la Commissione stessa verificherà e prenderà atto dell’ottemperanza a quanto prescritto, invece questa Commissione ci ha sempre costretti a chiedere di volta in volta, con singole richieste, il rilascio dell’agibilità. Ricordiamo a tutti che la differenza tra eccesso di zelo e abuso di potere è sottile. I pareri della Commissione devono riportare eventuali prescrizioni che abbiano fondatezza giuridica e devono fare sempre riferimento alla normativa vigente. Nel caso dell’ultima Commissione che ha dato l’agibilità provvisoria fino al 10 ottobre 2013 non ci pare si faccia riferimento a quanto previsto dalla norma di riferimento, vale a dire l’art.121 della Circolare Ministeriale n°16 del 15/02/1957. Invece la vicenda più paradossale e per certi versi inquietante riguarda il sopralluogo effettuato dalla Commissione Comunale di Vigilanza il 30 agosto 2013. In quella occasione la commissione presieduta da un delegato del Sindaco, non rilasciò l’agibilità adducendo tra gli altri motivi l’assenza del CPI (Certificato Prevenzione Incendi) definitivo. A seguito di quel verbale scoprimmo che l’iter del rilascio definitivo del CPI era fermo al 09 agosto 2012 e quindi in nessuna delle Commissioni che aveva rilasciato le varie agibilità provvisorie negli ultimi 18 mesi era stato mai menzionato. Adesso se ne faceva menzione per gravare da un punto di vista oneroso sulle spalle del Modica Calcio 1932. E’ chiaro che ci riserviamo di tutelare i nostri diritti anche in altre sedi, ma è evidente che i fatti sopra riportati evidenziano una situazione conflittuale di cui avremmo fatto volentieri a meno e che mi inducono a riconsiderare il mio ruolo. Per finire voglio sottolineare che in questo anno di gestione del “Pietro Scollo”, al pari di altre strutture pubbliche gestite da privati (vedi Stadio V. Barone, PalaRizza, Piscina Comunale) sarebbe stato nostro diritto chiedere all’Amministrazione Comunale di concordare un tariffario per l’utilizzo del “Pietro Scollo” da parte di altre Società Sportive e dei privati. Non l’abbiamo mai fatto e abbiamo dato la nostra disponibilità totale e a titolo gratuito a tutte le Società di Atletica Leggera, alla Conad Scherma Modica e ai privati che hanno potuto utilizzare gratuitamente gli spazi i cui costi di manutenzione gravano esclusivamente sul Modica Calcio. Concludiamo sottolineando che abbiamo sempre dato l’uso dei bagni all’interno dello stadio durante il mercato del giovedì con l’unica condizione che l’Amministrazione si facesse carico della pulizia degli stessi al termine del mercato. Recentemente siamo stati costretti a ritirare questa disponibilità dal momento in cui si pretendeva che ci occupassimo delle relative pulizie”.
Alla dichiarazione di Cundari, il sindaco Abbate, piuttosto che chiarire e cercare di riallacciare i termini di un doveroso dialogo, fa spallucce e risponde con un laconico comunicato: “Ho preso atto attraverso la stampa delle dimissioni del Presidente del Modica Calcio Piero Cundari. Mi adopererò subito per trovare soluzioni alternative e adeguate per il proseguimento dell’attività della squadra”.
Cundari meritava di meglio che questo tipo di comportamento da parte di Abbate, né un segno di ringraziamento per l’indubbio e proficuo lavoro svolto a favore della comunità, né un tentativo di negoziazione o chiarimento delle proprie posizioni. Sicuramente dietro c’è un comportamento poco chiaro e anche indisponente nei confronti del presidente del Modica Calcio, che, ricordo, ha salvato tre stagioni fa la squadra da una sicura retrocessione (non dalla radiazione, scongiurata dall’iscrizione di tasca propria del sindaco Buscema), e di una buona stagione l’anno successivo, centrando i play off, e, quest’anno, di un buono inizio di torneo, con buoni risultati in campionato (tre vittorie un pareggio e due sconfitte), e in Coppa Italia (1 – 0 al Siracusa all’andata degli ottavi). Ricordo ai distratti che Cundari, tra le spese di “manutenzione”, ha affrontato con decine di migliaia di euro la sistemazione del fondo campo che, da campo di patate, ha trasformato in un fondo campo in terra battuta. Dal comunicato del sindaco si potrebbe dedurre che questi abbia in mano un gruppo imprenditoriale intenzionato a rilevare la società Modica Calcio. Ricordo a chiunque che da decenni i presidenti del sodalizio calcistico sono stati lasciati soli a fronteggiare le sorti societarie. Primo tra tutti Antonio Aurnia, che, ad onta degli ottimi risultati sul campo, nessun imprenditore volle supportare, così come successe a Radenza, che alla fine mollò tutto lasciando anche dei debiti che Cundari ha pagato pur non essendo lui il debitore. La classe imprenditoriale modicana è una delle più tirchie d’Italia in campo calcistico (vedi anni precedenti), ora il sindaco Abbate ha un gruppo di imprenditori? Mi dispiace, ma non ci credo.
Stucchevole pure la risposta degli “Ultras”, il gruppo dei tifosi estremisti più attaccati ai colori del Modica: ”La tifoseria organizzata Modicana, dopo le anticipazioni di dimissioni dell’attuale presidente del Modica Calcio, Piero Cundari, mette le cose in chiaro.
Prendendo atto del lavoro svolto dal presidente, sia degli sbagli che dalle scelte azzeccate, ora però dopo queste seconde dimissioni, pretendiamo che alle parole seguano i fatti, non accetteremo qualsiasi ripensamento, il 16 novembre, giorno successivo alle dimissioni, il signor Cundari non dovrà più essere il presidente della Modica Calcio.
Prendiamo atto pure del lavoro ostruzionistico della giunta comunale con a capo il sindaco, verso il Modica Calcio in generale, del disinteresse dimostrato con i fatti e non con le varie interviste; ora però pretendiamo che questi signori trovino un nuovo presidente che guidi la prima squadra calcistica che rappresenta tutto il territorio modicano (frazioni comprese) non al salvataggio della categoria ma alla conquista della serie D, obbiettivo che si era predisposto l’ormai ex dirigenza. Inoltre, pretendiamo l’adeguamento dello stadio Pietro Scollo, in modo che il Modica possa giocare a Modica con a fianco i propri tifosi domenica dopo domenica. Questo perché proprio questa giunta comunale ha imposto questi punti alla dirigenza “Cundari”.
Naturalmente, da liberi cittadini, non escludiamo una possibile manifestazione in piazza se alcuni di questi punti non siano presi in considerazione.” Come dire, meglio che te ne vai.
L’ingratitudine regna sovrana in questa città per certi aspetti pure xenofoba. Cundari è lentinese, qui si vuole per forza il modicano, poi ci si mettono pure gli ultrà, che si sono macchiati negli anni di contestazioni non condivise dal resto degli sportivi, piuttosto pesanti, contro giocatori che hanno vestito la maglia del Ragusa come Cervillera, Pellegrino, Bonarrigo, colpevoli, a loro dire, di non sudare la maglia. Adesso ci si mette pure il primo cittadino a mettere i bastoni tra le ruote della prima squadra di calcio cittadina piuttosto che supportarla ed aiutarla. Storicamente, soprattutto negli anni 70-80, il Comune era il primo sponsor della squadra locale, oggi la crisi economica che attanaglia tutti i campi dell’economia, soprattutto quella pubblica, che ha scialacquato tantissimo, impone regole di economia ben precise. Ma non l’autolesionismo.
Eppure, nonostante le innumerevoli e gravi avversità, il Modica batte lo Scordia ed è terzo in classifica.
Giovanni Oddo
Anche stavolta ci siamo comportati in conformità a ciò che di noi italiani pensano all’estero: buffoni e vigliacchi.
Nulla è cambiato da quando Dante scriveva questi versi, che potremmo porre come epigrafe sulla tomba di questo disgraziato Paese:
“Ahi serva Italia di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!”
In questo impietoso ritratto dell’Italia di più di otto secoli fa riconosciamo in pieno la realtà dell’oggi. La gestione del caso Priebke è esemplare del lassismo e del buonismo – ma forse sarebbe meglio parlare di menefreghismo – con cui chi comanda manca di rispetto ai sentimenti della gente comune.
Già al tempo dell’evasione di Kappler dall’Ospedale Militare del Celio, operata dalla moglie e dal figlio chiudendolo in una valigia e calandolo dalla finestra sotto gli occhi dei carabinieri di guardia, ci coprimmo di ridicolo: l’autore dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e della razzia prima e del blitz poi nel Ghetto di Roma – che portò alla deportazione di più di mille Ebrei ad Auschwitz – passò i suoi ultimi giorni nel calore dell’affetto familiare, nella sua Germania che non batté ciglio sull’opportunità o meno di ospitare un criminale di guerra di ottima levatura.
Dato che, a quanto pare, noi italiani non riusciamo a trarre alcun insegnamento dall’esperienza – cosa che mediamente riesce agli altri primati – abbiamo condannato il bieco torturatore di Via Tasso e solerte esecutore di ordini infami all’ergastolo, con una serie di processi cavillosi e risibili. Data l’età, gli furono concessi gli arresti domiciliari da scontare presso il domicilio del suo legale, col permesso di uscire per andare a fare la spesa, per la Messa e per tutte le altre piccole necessità del vivere.
I romani hanno dovuto subire la presenza e la vista di questo bell’esemplare a passeggio per la città a piede libero, con la scorta pagata dai contribuenti a tutelarne l’incolumità fisica piuttosto che ad impedirne la fuga. Priebke ha festeggiato il suo centesimo compleanno con gli auguri vivissimi dei suoi simpatizzanti altoatesini. Non dimentichiamoci che la fuga dall’Italia e il successivo rifugio in Argentina gli furono favoriti proprio da filonazisti bolzanini col massiccio aiuto del clero cattolico locale appoggiato, previo doppio battesimo, da altissimi personaggi vaticani.
Se le autorità preposte avessero controllato decentemente la situazione, non avremmo avuto la beffa galattica dei non-funerali ad Albano coll’indegno, vile contorno dei calci alla bara, non avremmo dovuto subire la spocchia di chi stava organizzando, senza alcuna remora, la calata di centinaia di filonazisti e la successiva sepoltura in terra romana, destinata a diventare luogo di pellegrinaggio dei nostalgici della svastica. Uno dei figli aveva proposto, come ulteriore provocazione, la sepoltura in terra d’Israele: sarebbe stata una bella mossa consentire agli ebrei di poter gettare i resti del boia nella Geenna, un boomerang della storia! La diffusione in rete del testamento spirituale, poi, non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco.
Bisognava fare come hanno fatto gli americani con le spoglie di Bin Laden: modesta cerimonia funebre privatissima seguita da cremazione e dispersione delle ceneri, dandone notizia a posteriori. Ma si sa, usare il cervello è cosa faticosa…
In tutto questo buio delle coscienze e nello smarrimento totale di ogni sentore di civiltà, per me ha brillato una piccola luce. Nello scorrere sul web le notizie riguardo all’eccidio seguito all’attentato di Via Rasella, ho ritrovato la memoria di un grande modicano, che ho avuto modo di avere l’onore di conoscere quale straordinario docente, prima al liceo e poi all’università: l’architetto Nello Aprile. Uomo estremamente riservato, dal tratto signorile di vero gentiluomo, fu capace di aprire la mente a me e a tanti condiscepoli facendoci conoscere, con grande anticipo sui tempi, le teorie della forma e della figurazione – la Gestalt – e la teoria del colore con gli studi di Goethe e di Kandinsky. Appena laureato, partecipò al concorso di progettazione e realizzazione del sacrario delle Fosse Ardeatine, che vinse pari merito con Giuseppe Perugini, altra eccezionale perla della Facoltà di Architettura di Valle Giulia. Dalla collaborazione di questi due giovani appassionati architetti, affiancati dalla poetica dello scultore Mirko Basaldella, nacque questo monumento fortemente simbolico quanto minimale e segreto. Invito chi volesse conoscerlo a fare una piccola ricerca su Internet: ci sono immagini veramente suggestive. Nello Aprile non parlava mai di sé, e per anni ho ignorato che quest’uomo schivo e sorridente fosse l’autore di un’opera così piena di valori estetici e morali, ahimé ormai quasi perduti. Sarebbe bello se fosse possibile reperire notizie sulla vita e le opere di questo figlio di Modica, per poterne riconoscere pubblicamente i grandi meriti. Grazie, caro professor Aprile.
Lavinia P. de Naro Papa
Antipasto: sformatini di ricotta aromatici
Primo: spaghetti alla chitarra con pesto a modo mio
Secondo: lampuga al forno
Contorno: insalata di finocchi
fagiolini lunghi al pomodoro datterino
Dolce: tatin di ananas
Vino: Alcamo classico (temperatura 12°/14°)
Gli sformatini di ricotta si possono preparare un giorno prima. Mescolare bene, in un’insalatiera, mezzo chilo di ricotta con 50 gr di parmigiano e le zeste di un limone verde. Sempre mescolando aggiungere un trito formato da: 1 cucchiaio di olive taggiasche, 1 di capperi, 1 di pomodorini secchi, 1 ciuffo di basilico e 2 rametti di origano fresco. Lavorare bene, aggiustare di sale e pepe e inserire il composto in stampini a cupoletta. Tenere in frigorifero fino al momento di servire. Capovolgere nei piatti, decorare con erbe fresche, fettine sottili di pane tostato e riccioli di buccia di limone.
Mentre cuoce la pasta, frullare 1 mazzo di basilico, 5 rametti di mentuccia, 1 spicchio d’aglio, 1/2 peperoncino fresco, 2 cucchiaini di capperi, 2 cucchiai di pistacchi di Bronte, q.b. di sale e olio evo. Trasferire il composto ottenuto in un recipiente che possa contenere gli spaghetti, scolare la pasta al dente, avendo cura di conservare una tazza d’acqua di cottura, mescolarli al pesto aggiungendo via via l’acqua necessaria e servire con pecorino e un filo di olio.
Far sfilettare dal pescivendolo una lampuga freschissima e mettere i filetti a marinare in una pirofila che possa andare in forno. Per la marinata: sale affumicato, 1 cucchiaio raso di zucchero di canna, 3cipollotti affettati, timo, origano e zenzero freschi, qualche foglia di cappero, q.b. di pepe e olio, 1 bicchiere di vino bianco. Lasciarli coperti in frigorifero per 2 ore e infornarli in forno caldo a 180° per 25/30 minuti.
Pulire i fagiolini e tagliarli in tre parti, sbollentarli in acqua salata con un pizzico di bicarbonato. In una padella preparare un intingolo con cipollotti freschi, pomodorini datterino tagliati a fette e olio, a metà cottura inserire i fagiolini e far cuocere tutto per circa 15 minuti.
Far caramellare in un pentolino con un poco di acqua 120 gr di zucchero e versarlo sul fondo di una teglia ricoperta di carta forno. Tagliare l’ananas e disporre le fette sul caramello, cospargere con qualche fiocchetto di burro e una spolverata di zucchero di canna scuro. Impastare velocemente 200 gr di farina tipo 0 con 100 gr di burro a pezzetti, un pizzico di sale e 3 cucchiai d’acqua fredda. Stendere la pasta in una sfoglia delle dimensioni della teglia e adagiarla sulle fette di ananas, ondulandola lungo i bordi e bucherellandola con i rebbi di una forchetta. Cospargere con zucchero di canna e in forno preriscaldato a 200° per 20 minuti. A cottura ultimata, sfornare e rovesciare con delicatezza sul piatto da portata.
C’era una volta il sessantottino. Era giovane e voleva cambiare il mondo. In meglio. Voleva eliminare le ingiustizie, il razzismo, le sperequazioni sociali. Voleva difendere la libertà di pensiero e di parola. Voleva la dignità delle donne e del lavoro, la giustizia uguale per tutti, l’istruzione accessibile a tutti. Aveva vent’anni ed era un sognatore, ma per quei sogni era pronto a dare la vita.
Per tutti gli anni Settanta continuò a lottare perché nelle sue idee ci credeva davvero, poi però arrivò ai trent’anni e li superò e si accorse che dei destini del mondo non gli importava così tanto come del proprio benessere. Diventò parlamentare, senatore, capo di commissione parlamentare, direttore generale di banca. Ebbe la possibilità di diventare ricco e la prese al volo. Importante e ricco, si accorse di sentirsi molto bene e, se il mondo era andato avanti così com’era per migliaia d’anni, poteva pure continuare ancora per un altro po’.
A parole insisteva a proclamare quei principi nei quali aveva creduto e grazie ai quali la gente gli aveva conferito il potere che adesso si trovava ad avere, ma i suoi comportamenti non si uniformavano alle parole e i cittadini non riuscivano a capire cosa fosse successo. Semplicemente, il sessantottino era diventato un uomo adulto e aveva perso i sogni, era scivolato nella realtà, dove aveva trovato una nicchia comoda e calda dalla quale non intendeva uscire mai più.
I sogni erano rimasti fra la gente, che sempre più scopriva come quei sogni altro non fossero che le illusioni, le favole che nei bambini si confondono con la realtà, ma che la realtà degli adulti frantuma appena le afferra.
Prendendo spunto da Platone, pensiamo che se l’uomo è in grado di immaginare qualcosa, quella cosa deve esistere davvero in qualche modo, in qualche forma. Il filosofo greco infatti, a proposito dell’immutabilità, quindi dell’immortalità, dell’anima, sosteneva che questa, essendo capace di pensare cose immutabili ed eterne, deve necessariamente essere essa stessa immutabile ed eterna. Perché dunque riusciamo a immaginare tanto facilmente un mondo di equità e giustizia se questo mondo non potrà esistere mai? Che Platone sia stato un inguaribile ottimista?
La stagione delle piogge si avvicina e la mancata scerbatura dell’alveo del torrente S. Liberale potrebbe rappresentare un grosso pericolo per la città. Che si aspetta a provvedere?
Oggi esamineremo alcuni interessanti provvedimenti del Decreto Imu approvato dall’Aula della Camera dalla maggioranza in queste ore e ora passato al Senato per la relativa discussione ed approvazione. Importante lo stop alla prima rata dell’imu. Interessante poi la nuova disposizione che prevede da parte dei Comuni l’esenzione della seconda rata dell’Imu per le case date in uso dai proprietari ai figli. In questo modo con il Decreto legge Imu 2 si sta cercando di risolvere l’annosa questione delle case date in comodato ai figli dando facoltà ai Comuni di assimilarle all’abitazione principale. Vengono reintrodotte quindi le vecchie regole dell’ICI che consentivano di assimilare all’abitazione principale le case concesse in comodato gratuito ai figli. E’ stato previsto inoltre che le aliquote imu 2013 per essere efficaci debbono essere pubblicate sul sito Internet dell’Ente entro il 9 dicembre prossimo, altrimenti si applicheranno anche al saldo quelle previste nel 2012. Previsto inoltre, nel decreto, che non si dovrà pagare l’imu per le case ancora da vendere, per gli alloggi sociali, per gli immobili posseduti da personale delle Forze Armate, delle Forze di Polizia e dei Vigili del Fuoco e per gli immobili destinati alla ricerca scientifica. Per quanto riguarda il pagamento dell’imu sull’abitazione principale, la questione del saldo è ancora da risolvere. Un provvedimento collegato alla legge di stabilità dovrà trovare la copertura per cancellarlo. E’ ancora da decidere se le compensazioni terranno conto anche degli aumenti decisi per il 2013 dai sindaci.
Nel provvedimento entra anche una norma aggiuntiva per gli sfratti che potranno essere bloccati dal Prefetto anche se decisi dal Giudice.
Inoltre cambia la cedolare secca per i canoni concordati la cui aliquota per il 2013 passa dal 19% al 15%. Non appena approvate definitivamente ritorneremo sull’argomento.