Non ci sbagliavamo quando, qualche settimana, fa ribadivamo ad alta voce che la strada della ripresa è ancora lontana, e tutto questo nonostante le fievoli rassicurazione del Governo Letta. Quando un Presidente del Consiglio afferma in questi giorni che avere oggi il 40% di disoccupazione giovanile significa perdere una generazione, quando si ribadisce che questa crisi economica rischia di diventare una crisi sociale, quando si dichiara che per tutto il 2014 e fino al 2016 la pressione fiscale continuerà ad essere del 44% e che, sempre per il 2014, non si vedrà né crescita e né sviluppo, quando un consumo di pane è sceso ai minimi storici da 150 anni, quando per gli alimentari si compra solo il necessario e si adotta una serie di strategie alternative (creare un piccolo roto o fare pare il pane in casa), tutto questo è la dimostrazione che siamo arrivati proprio allo stremo delle forze di sopportazione e di sopravvivenza. E cosa fa il Governo per recuperare denaro? Bussa alle tasche del cittadino e delle imprese con il ” super-acconto” di novembre 2013. Infatti, entro il prossimo 2 dicembre (essendo il 30 sabato) l’acconto irpef passa dal 99% al 100 %, a decorrere dall’anno d’imposta 2013, l’acconto dell’ires passa dal 100% al 101%, ma, a differenza dell’irpef, solo per quest’anno, e l’aumento dell’acconto dell’irap segue le regole previste per l’imposta sui redditi. Questa disposizione prevede una previsione di maggiori entrate di 655,6 milioni di euro. Dal punto di vista della platea, ad essere “tartassati” sono ovviamente i dipendenti e i pensionati con altri redditi, mentre, guardando ai bilanci, saranno le imprese, gli imprenditori individuali ed i professionisti a pagare il conto più salato. Ma, tenuto conto che l’economia non gira, che ci sono pochi soldi in circolazione, che nessuna impresa produce in quanto nessuna persona acquista, allora ci si chiede come si farà a pagare questo conto sempre più salato.
