L’ignoranza, si sa, genera diffidenza, sospetto, odio. La non conoscenza del diverso, specie se è unita alla mancanza di umiltà o alla presunzione di superiorità, porta a comportamenti discriminanti se non addirittura criminali. Tra gli umani il razzismo ne è l’esempio più drammatico.
Gli umani non si limitano a odiarsi tra di loro solo perché di colore o di religione o di sesso diverso, ma, convinti di essere i padroni assoluti del creato, infieriscono spesso e volentieri, in maniera straordinariamente idiota, contro esseri indifesi dei quali la vita umana non può fare a meno. Animali, Piante, Rocce, Acque, Aria: tutto l’Uomo riesce a distruggere. Fino a quando la Natura deciderà che è ora di finirla e punirà gli stolti in maniera definitiva. Grossomodo, ha già cominciato…
Lasciando questi toni apocalittici, e scendendo al livello delle nostre miserie modicane, osserviamo un ennesimo comportamento schizoide nei confronti del mondo vegetale. Se da un lato c’è chi coltiva con amore il proprio orto e coccola il giardino arricchendolo di fiori e piante rare (arricchendo così soprattutto vivaisti e venditori di fitofarmaci), ci sono persone che assistono senza battere ciglio all’attacco del punteruolo rosso che decima le loro palme, senza curarle e, quel che è peggio, senza disfarsi, come la legge prescrive, delle piante irrimediabilmente colpite che, così abbandonate, diventano fonti inesauribili di propagazione dell’infezione, veri e propri untori vegetali.
Per quanto riguarda il verde pubblico, a parte il fatto che essendo di tutti è considerato quasi sempre res nullius da massacrare a piacere, si assiste spesso allibiti a potature radicali, ad abbattimento di alberi, a costrizioni in forme topiarie di essenze colpevoli solo di essere state piantate in posti sbagliati scelti da ignoranti. Per contro, erbacce e arbusti vengono lasciati liberi di crescere selvaggiamente lungo i bordi delle strade, financo nelle aree di svincolo dove creano oggettive situazioni di pericolo. Il conseguente restringimento delle carreggiate e la mancanza di visibilità sono causa di un’allarmante quantità di incidenti stradali, assieme alla presenza di buche, di zone allagate e della cronica deficienza della segnaletica orizzontale e della fatiscenza di quella verticale.
Per il futuro chiediamo al Sindaco, che sappiamo essere persona che di coltivazioni ne sa, di continuare a procedere con efficienza e tempestività, ma in modo più soft e magari avvertendo i cittadini di quello che si ha intenzione di fare. L’abbattimento degli alberi in Via Roma, nei pressi del Dirupo Rosso, ha dato luogo a sgomento da parte dei residenti, che si sono sentiti violentati dalle seghe elettriche in azione senza una parola di spiegazione, e ha attivato una serie di cattivi pensieri circa la possibilità di sparizione dei giardinetti a favore di una zona di parcheggio a servizio del palazzone che sta venendo su dove fino a poco fa sorgeva il Mulino Roccasalva… Anni fa, solo l’intervento tempestivo della Consulta Femminile riuscì a salvare dall’abbattimento i pini in Via Trapani Rocciola, considerati chissà perché di intralcio al traffico. Gentili e deliziosi ciliegi del Giappone furono fatti sparire dal marciapiedi contiguo alla chiesa di S. Antonino in occasione di lavori di restauro, e mai reimpiantati. Confidiamo che il Dirupo Rosso venga quanto prima messo in sicurezza, che il Parco di S. Giuseppe Timpuni, così come Villa Cascino e la Caitina, divenga realmente oggetto di manutenzione attenta e costante.
Ma, come recita un noto aforisma di Leo Longanesi, “l’Italia preferisce l’inaugurazione alla manutenzione”. Temiamo che questo assunto sia ancora valido.
L.dNP