In memoria del terremoto che nel 1693 devastò il Val di Noto, si è svolto l’11 gennaio presso l’Auditorium Pietro Floridia un convegno sul rischio sismico a Modica e sulla condizione ed efficienza della Protezione Civile.
Brillante e interessantissimo l’intervento del prof. Barone, che ha rievocato il catastrofico evento mettendone in luce tanti aspetti veramente tragici sulla base di un’accurata documentazione storica: oltre all’elevatissimo numero dei morti sotto le macerie, alle spaventose condizioni in cui si trovarono i superstiti, senza acqua, cibo, medicinali, abiti e coperte nel mese più freddo dell’anno, sorprendenti gli orrendi dettagli sullo sciacallaggio perpetrato sui cadaveri per spogliarli di anelli e orecchini… la bestia umana è sempre la stessa!
Durante la prospezione archeologica che ha portato all’individuazione di un sito di sepoltura risalente al I° sec. a.C., sono stati recentemente trovati sotto le fondamenta di Palazzo Polara i resti insepolti di almeno tre individui travolti dal sisma: chissà quante case sono state costruite sulle macerie di cose e persone condannate all’eterno oblio.
La ricostruzione voluta sugli stessi luoghi ha generato la Modica scomoda e bellissima che tutti conosciamo, bella e pericolosa. Se un terremoto di proporzioni distruttive, analoghe ai tanti scarsamente documentati che hanno già colpito il nostro territorio in epoche lontane, dovesse manifestarsi oggi, come ce la passeremmo? A parte il rinnovato impegno dei radioamatori e dei proprietari di fuoristrada, questi ultimi appassionati ricercatori di strade e percorsi alternativi utilissimi in caso di collasso delle infrastrutture viarie del territorio, gli interventi delle associazioni di volontariato di protezione civile – peraltro brevissimi – hanno dato l’impressione di essere autoreferenti e non particolarmente propense ad una collaborazione costruttiva. Non resta che confidare nel Piano Comunale promesso dal giovane assessore Belluardo: speriamo che possa essere uno strumento valido e capace di coordinare tutti gli operatori, volontari e non, evitando inutili sovrapposizioni o lacune nei soccorsi, ma soprattutto spegnendo inimicizie, invidie e altre miserie che hanno di fatto messo in ginocchio la protezione civile comunale preesistente.
Perché un terremoto o un’alluvione potrebbero essere dietro l’angolo, non dimentichiamocelo.
L.dNP