Lavora negli Stati Uniti, in Brasile, è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, ma è pur sempre di origine modicana la cantante Chiara Civello, il cui ultimo album, Canzoni, dopo aver debuttato al primo posto della classifica jazz di iTunes, per poi piazzarsi alla seconda posizione il giorno successivo, entrando così nella top ten della classica Top album, l’11 maggio è entrato nella top 20 degli album più venduti della settimana, posizionandosi al sedicesimo posto della classifica Top of the Music Fimi/GFK.
Dopo aver cantano per anni canzoni scritte da lei, oggi ha voluto misurarsi con delle cover italiane, in un omaggio alla musica del suo paese. Se già splendida è stata la scelta (da “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, a “Via con me” di Paolo Conte, a “Senza fine” di Gino Paoli), quello che colpisce particolarmente è la capacità di interpretare i vari pezzi impossessandosene e indossandoli, riuscendo contemporaneamente a farli propri senza mai stravolgerli, senza mai sacrificare la suggestione originale che li rese indimenticabili, ma anzi arricchendola. Sì, c’è autentico amore in queste esecuzioni! Se Chiara ha detto che considera “Io che amo solo te” una delle più belle canzoni italiane che siano mai state scritte, questo spiega un’interpretazione che la sublima.
Accade spesso che un giovane, riproponendo una canzone del passato, una canzone che ha fatto storia, si senta quasi in dovere di modernizzarla, nella convinzione di arricchirla e invece impoverendola; Chiara invece la propone così come la sente, così come le è entrata nell’anima, in tutta la sua immortalità musicale. Questa sublimazione le riesce con facilità perché non c’è in lei quella tipica arroganza del giovane che tende a guardare magari con tenerezza, ma anche con sufficienza, tutto quello che non fa parte del suo mondo. Perché c’è l’emozione vera e l’autentico rispetto di chi la musica l’ha dentro. Ne è la prova l’aver detto “Mina non si tocca” quando le hanno proposto di incidere “Grande grande grande”, per questo ha scelto la versione inglese, “Never never never”.
L’impronta jazz è presente, magnificamente presente, in tutto l’album, eppure non appare mai una forzatura quanto piuttosto un arricchimento naturale della musica, dimostrando quanto le categorizzazioni, anche in questo campo, siano artificiose e senza senso.
A nostro parere, si tratta di una tappa molto alta nella carriera di Chiara Civello, per questo riteniamo di dover suggerire questo nuovo album a tutti coloro che la musica l’amano davvero, giovani e meno giovani, a tutti coloro insomma che nella musica cercano solo la musica.
L. Montù