martedì, 3 Ottobre 2023

IL CAMPANILISMO NON C’ENTRA

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L’abolizione delle province pare abbia scatenato tutto quel campanilismo che sembrava sopito e che invece oggi si sostiene pervada e generi le nascenti contese per stabilire il modo in cui costituire i Liberi Consorzi di Comuni previsti per sostituire le province.

Sicuramente fra le tante proposte qualche rigurgito di campanilismo ci sarà pure (siamo in Italia, no?), ma pensare che questo sia la sola motivazione indicatrice dei vari raggruppamenti da costituire sarebbe un gravissimo errore. Al momento, nella nostra città, sembra si siano formati due schieramenti: uno che vorrebbe che il libero consorzio ricalcasse in linea di massima l’insieme di comuni che già costituivano la vecchia provincia, l’altro che vorrebbe procedere a una diversa distribuzione sul territorio dei centri da collegare, seguendo linee guida che possono essere di caratteristiche geologiche o strutturali, mettendo in primo piano la vocazione degli stessi a seconda che sia turistica, agricola, industriale o altra.

Se i consorzi si limitassero a confermare la composizione delle vecchie province, siamo fortemente portati a pensare che l’innovazione voluta dalla norma (sempre che davvero innovazione voglia essere) sarebbe mortificata dall’inevitabile identificazione con la precedente struttura, rinunciando così in maniera quasi automatica alle possibilità di crescita che altrimenti si presenterebbero a tanti comuni che fino ad oggi sono rimasti nell’ombra.

Che la proposta del sindaco Abbate sia stata motivata da una rivalsa nei confronti di Ragusa o che muova da considerazioni diverse non ha importanza, resta il fatto che propone un rinnovamento che non potrebbe che essere benefico per tanti comuni della zona iblea, a cominciare, ovviamente, da Modica.

Riteniamo che, per ottenere un cambiamento, non basti trasformare qualcosa qua e là, ma si debba riproporre in toto qualcosa di realmente diverso, qualcosa che possa essere percepito da tutti come tale e come tale, pertanto, vissuto, altrimenti si rischia di trascinarsi dietro qualcosa di vecchio e superato aggiungendovi, al più, qualche inevitabile nuovo errore. Insomma, non c’interessa che un ente cambi nome, è l’essenza stessa dell’ente che deve cambiare e ci si deve necessariamente chiedere come può sperare o illudersi di cambiare se va a ricalcare il più possibile l’antico.

Purtroppo la storica rivalità tra Modica e Ragusa non ci aiuta in questo. L’affermazione appare un controsenso, non è vero? Eppure è così, perché rischiamo che il sacro terrore di apparire campanilisti (ma è davvero un peccato così grande esserlo un po’?) e l’ansia di mostrarci superiori a certe piccinerie ci spinga a riconoscere a Ragusa quel ruolo di guida che a suo tempo si prese senza alcun consenso, allora, da parte nostra. Certo, i cittadini della Contea, quella Contea rimasta solo nelle favole e nelle poesie dei nostalgici, non si possono abbassare fino a mettersi in competizione con un’altra città, lasceranno dunque che sia quella a continuare a porsi come guida e arbitro del loro destino. E’ saggezza, questa?

Se provassimo invece per una volta a non pensare solo al nostro orticello e a guardare a tutto il territorio che ci circonda? Raggruppare comuni con la stessa vocazione e le stesse esigenze, oltre a costituire il necessario rinnovamento, sarebbe un beneficio per tutti, perché nel corso degli anni abbiamo visto come la vecchia provincia di Ragusa sia venuta a comprendere comuni molto diversi tra di loro per il tipo di sviluppo scelto e portato avanti da ognuno. Crediamo insomma che, come accade quasi sempre nella vita, i vecchi compagni di strada vadano scegliendo percorsi diversi sul loro cammino e si trovino a percorrerli insieme ad altri, diversi, nuovi, ma che perseguono gli stessi interessi e le stesse finalità. Non c’è niente di male, succede, succede sempre, è la vita stessa che lo impone. Perché dunque non accettare la vita e assecondarla? Per crescere. Perché senza il cambiamento, il rinnovamento, qualsiasi tentativo di crescita è impossibile.

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