martedì, 3 Ottobre 2023

L’editoriale di Luisa Montù

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DAGLI ALL’UNTORE!

Molti si appassionano alla cronaca nera, specie quando riguarda l’omicidio di un bambino, come nel recente caso di Loris. Molti considerano quest’interesse morboso e se ne indignano, ma poi non riescono a staccare gli occhi dai notiziari o dai talk show che affrontano quest’argomento. Sono proprio questi i casi in cui si rischiano i maggiori errori giudiziari, perché la pressione mediatica costringe gli inquirenti ad affrettare il loro lavoro e a non svolgerlo con la necessaria serenità, per cui la necessità di trovare al più presto un colpevole finisce per prevalere sull’analisi ponderata delle prove. Ecco, cancella quella serenità indispensabile per valutare gli elementi di cui si è a conoscenza nel modo più corretto. Se l’errore fa sempre parte della natura umana, l’operare sotto pressione ingigantisce la possibilità di incorrervi. Se in tutti noi prevalesse la coscienza civica sulla vanità di mostrare quanto siamo bravi perché diamo una notizia qualche minuto prima di quanto faccia un’altra testata, se tenessimo sempre presente che la nostra professione è quella di informare sui fatti e non di imbonire i lettori, aiuteremmo gli inquirenti a lavorare come devono e come sanno e probabilmente qualche tragedia si potrebbe evitare.

Abbiamo la netta impressione che, nel caso di Loris, si sia frettolosamente cercato qualcuno cui accollare la colpa (cosa purtroppo abituale in queste situazioni) e siano bastati pochi indizi per decidere la colpevolezza di una persona. Di una madre! Andiamoci piano, per favore.

Certo, colui che è chiamato a dare una risposta non può non restare in qualche modo influenzato dalla folla inferocita che inveisce chiedendo la pena di morte per una convinzione che si è fatta non certo in base a prove constatate ma solo per la rabbia del momento, per una reazione all’impotenza che ci si sente dentro davanti a una tragedia come questa, specie quando la vittima è un bambino. Forse le riprese di questa folla si sarebbero potute evitare. Scene da Far West di cui tanti si sono vergognati.

Ancora una volta è caduta, e lo ha fatto in modo rovinoso e vergognoso, la presunzione d’innocenza fino a sentenza di colpevolezza passata in giudicato che è uno dei caposaldi della nostra giurisprudenza, della giurisprudenza di un paese convinto di essere civile.

Se tutto questo è già gravissimo, altrettanto grave è il rischio non solo di condannare un innocente, ma di lasciare impunito il colpevole. Chi sente placata la propria rabbia alla condanna, o al semplice arresto, di un presunto, ma non provato, responsabile di un orrendo omicidio non è molto diverso da chi lo commette: soddisfa la propria ira e non si cura davvero che giustizia sia fatta.

Ricordiamo che più passa il tempo più diventa difficile raccogliere le prove. Quelle che dovrebbero inchiodare la mamma di Loris ci sembrano piuttosto fragili, nonostante il tentativo di convincercene dei soliti noti che si presentano da esperti sul piccolo schermo, ma la folla è carica d’odio, ha bisogno di una vittima sacrificale e i media hanno saputo proporla con abilità.

Se un giorno si scoprisse che il vero colpevole è un altro, per esempio la persona il cui dna è stato trovato sotto le unghie del bambino, qualcuno sarebbe capace di provare rimorso? Temiamo di no.

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