domenica, 24 Settembre 2023

Fabulas (di Sascia Coron)

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La principessa e il pescatore

Il Re di Cipro, Amarlic, aveva una figlia di rara bellezza alla quale aveva dato nome Albarosa. Ella era nata quando ormai il sovrano non sperava di avere figlie femmine e la sua nascita gli parve l’alba di nuove gioie; inoltre la bambina aveva le guance di una pelle morbida e rosata che nessuna aveva nel regno. Crescendo, la giovane mostrò anche la sua bontà ed una straordinaria intelligenza.

Quando maturò il tempo di andare in sposa, il padre mandò immagini di Albarosa a tutti i principi che fossero all’altezza delle qualità della figlia. Il Re di Rodi, Eliodoro, inviò un suo ritratto e una rosa di quelle per cui era famoso il suo regno più che per il Colosso. Per età, patrimonio e bellezza, Eliodoro risultò il primo fra tutti i pretendenti ed Albarosa se ne invaghì, anche per i suoi riccioli d’oro e il suo dono profumato.

Eliodoro comunicò ad Amarlic che voleva sposarne la figlia, ma poneva due condizioni: la prima, che arrivasse a Rodi e la seconda che gli riportasse il preziosissimo anello che le inviava. Dopo lunga titubanza, il Re di Cipro armò di tutto punto una nave che conducesse Albarosa al promesso sposo del quale la figlia s’era ormai innamorata.

Fatti tutti i preparativi e le raccomandazioni del caso, finalmente partì la nave. Durante il lungo viaggio Albarosa giocò con l’anello sognando tutto il tempo il giorno del sicuro matrimonio per il quale aveva portato un abito davvero regale.

Giunti in prossimità di Rodi, il comandante si rese conto che Amarlic aveva esagerato. Per celebrare la sua potenza ed impressionare il futuro sposo, aveva messo in mare una nave così grande che non passava sotto le gambe del Colosso. Si dovette mettere in acqua una scialuppa che conducesse la principessa all’agognato sposo.

Sognante per essere così vicina a coronare la sua gioia, privata d’ogni intelligenza dall’amore, Albarosa sporse il braccio dalla barca affinché la carezza delle onde carezzasse il suo sogno. Reso scivoloso dall’acqua il suo dito non seppe trattenere l’anello che cadde in mare. La sua disperazione la colse disarmata e fu improvvisa.

Giunse di fronte al Re imbruttita dal dolore e senza anello, aspettandone il giudizio. Eliodoro ne vide le guance scavate e ingrigite, gli occhi pesti, le labbra esangui, il corpo ingobbito e si chiese come aveva fatto a credere che la principessa fosse bellissima. Le chiese di fargli vedere il dono di nozze e quella gli mostrò l’anulare segnato dall’anello che aveva perso. Eliodoro allora si chiese come avrebbe potuto regnare con lui una donna così sbadata e stupida, e la scacciò.

Albarosa salì sulla nave, per ritornare al padre, con il cuore squassato da una violenta tempesta, così furiosa che persino le acque ne risentirono e cominciarono a ribollire fino a diventare l’uragano che squarciò la nave, mandandola a picco.

Quasi morta, fu raccolta sulla sabbia da un marinaio che aveva visto tanti naufragi e sapeva cosa fare per rianimare gli scampati. Poi la portò a casa dove la affidò alla moglie che la curò per giorni e giorni finché le sue guance non tornarono morbide e rosa. Ripresasi in salute, Albarosa cominciò a ricordare come e perché si trovasse dov’era e i suoi occhi si velarono di pianto e la tristezza le calò nel cuore.

In una capanna vicino alla casa dei due vecchi si era rifugiato un giovane ributtato dal mare sulla spiaggia e soccorso anche lui dal marinaio. Il giovane, per il trauma, aveva perso la memoria e non sapeva più nemmeno il suo nome.

Quando il marinaio lo aveva salvato gli pendeva dal collo una magnifica medaglia dove si leggeva ancora: Re di Creta. Sull’altra faccia della moneta era inciso: Figlio del Re. Nonostante fosse d’oro, il marinaio non aveva pensato nemmeno per un attimo di strappargliela e venderla come ricompensa per le cure offertegli, e non tanto perché fosse generoso, quanto perché era giusto e libero da ogni ingordigia. Non poteva togliere ad un uomo l’unico oggetto che avrebbe potuto pungolare la sua memoria a ricordarsi d’essere chi era.

Presto i due giovani s’incontrarono, rattristatati ambedue, l’una dal ricordare e l’altro dal non ricordare. Albarosa gli disse il suo nome e lui non poté farlo. La povera principessa gli propose di dargli lei un nome e, avendo quello accettato, lo chiamò Elio in onore del Sole che tutti e due di nuovo scaldava, senza sapere quel che si diceva, e forse anche, per un mezzo ricordo dello sposo perduto.

Albarosa cominciò a raccontare ad Elio la sua storia e quello ne fu tanto commosso da giurare alla principessa di trovarle l’anello con il quale avrebbe riguadagnato la corona e il promesso sposo.

Con la sua barca andava a largo e si tuffava per cercare l’anello, ma tornava sempre a mani vuote.

Un giorno di calma piatta invitò Albarosa in barca per assisterlo nelle ricerche perché il cuore gli diceva che avrebbe finalmente ritrovato l’anello. E si tuffò e si tuffò e si tuffò, senza risultato alcuno. Amaramente delusi e sconfortati i due giovani dovettero arrendersi alla cattiva sorte. Poi ebbero fame ed Elio decise di pescare.

Un grosso pesce abboccò all’amo ed Elio cominciò a prepararlo per poterlo mangiare. Quando Elio ne aprì la pancia rimase senza fiato e mostrò ad Albarosa quello che aveva trovato.

Voi tutti penserete che nella pancia del pesce ci fosse l’anello della principessa. E invece no! Nella pancia del pesce c’era un medaglione identico a quello che pendeva dal collo di Elio. Ma, com’era possibile che esistessero due medaglie identiche e per giunta tutte e due d’oro?

Tornati in gran fretta in terra ferma, i due giovani interpellarono il marinaio che li aveva salvati. Il povero vecchio non sapeva svelare il mistero, ma s’impegnò a passar voce. Fu così che si seppe che il Re di Creta aveva perso il figlio in mare senza ritrovarne il corpo. Arrendendosi alla fine ai fatti aveva celebrato il funerale dell’unico figlio adorato donando alle acque quello che rimaneva del tesoro che gli avevano strappato: il medaglione di riconoscimento del figlio. E suo figlio si chiamava Elio.

A queste notizie, ad Elio ritornò la memoria di tutto e tornò a vedere le cose per quello che erano. Vide per la prima volta la bellezza di Albarosa la quale, contagiata dalla felicità del principe, vide per la prima volta la bellezza di Elio. Riacquistata l’uno la memoria, l’altra perse quella dell’infelicità sofferta.

Timidamente si fece strada nel cuore dei due giovani un sentimento reale mai provato prima e quando Elio partì per ricongiungersi al padre, Albarosa lo accompagnò di buon grado per partecipare alle feste in suo onore.

In capo a pochi mesi il Re di Cipro e quello di Creta s’incontrarono per sancire il matrimonio dei loro figli ed Elio ebbe dal padre, da donare alla sposa, un anello con incastonato il diamante più splendente che mai si fosse visto.

Di quelle nozze si favoleggia ancor oggi, tanto furono belle e amate dal popolo intero, festante e commosso per vedere due principi che si univano perché innamorati e non per ragioni di Stato.

Il marinaio e sua moglie presero posto al tavolo degli sposi e vissero a corte per il resto dei loro giorni. Quando Elio divenne Re, lui e la sua regina affidarono al loro salvatore l’educazione morale dei figli perché ne facesse persone libere e giuste.

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