domenica, 24 Settembre 2023

IL LORO POSTO ALLE COSE

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La triste storia di Tiziana, la giovane che si è suicidata dopo che sulla rete qualcuno aveva diffuso un suo filmino hot, ha scatenato polemiche, tavole rotonde, interventi di psicologi più showmen che psicologi in un’accusa a oltranza nei confronti della rete. Si è chiesto di proteggere i cittadini dalla rete. Ma insomma, che cos’è questa rete? E’ forse un paese nemico che ci ha dichiarato guerra? O piuttosto un mostro venuto dallo spazio per fagocitare l’umanità? Dalle chiacchiere che abbiamo ascoltato e letto sui media sembrerebbe trattarsi di una specie di Frankenstein costruito dall’uomo ma talmente perfetto che, nella sua perfezione, ha assunto il dominio sull’uomo stesso (concetto espresso dallo psicologo-scrittore-showman Crepet in una trasmissione del 17 settembre). Ma per favore! Tanto per cominciare, dove sarebbe questa supposta “perfezione” se di anno in anno (a essere ottimisti!) tutti i prodotti della tecnologia vengono aggiornati e sostituiti perché quelli precedenti diventano obsoleti? E’ proprio questo il campo in cui l’evoluzione è più veloce e incide in maniera progressiva e costante e questa è l’antitesi del concetto di perfezione che nega la possibilità di un qualsiasi tipo di modifica.

Umanizzare un oggetto è quanto di più disumano si possa fare, a meno che non si stia scrivendo un libro di fantascienza dove tutte le ipotesi sono possibili. Noi però viviamo nella realtà e questa realtà è assolutamente umana. Chi umanizza gli animali (che, per fortuna loro, uomini non sono) viene preso in giro, di contro invece chi lo fa con le cose è ascoltato e seguito, specie se lo pontifica dal teleschermo al popolo coglione della tv. Nessuno si offenda: di questo popolo coglione facciamo parte tutti indistintamente. Magari qualcuno ne è consapevole, altri no.

Ma torniamo al concetto dal quale siamo partiti. Si chiede alle autorità di proteggere il cittadino dalla rete, cioè da uno strumento inventato dall’uomo affinché eserciti determinate funzioni. Seguendo questo ragionamento si dovrebbe esigere dalle autorità di proteggerci dai coltelli, che, se infilati in un essere umano, lo possono uccidere, o anche dalle automobili, che mietono vittime ogni giorno. A usare i coltelli abbiamo imparato, anche se ogni tanto qualcuno che li utilizza in modo improprio salta fuori, ma in questi casi si parla di raptus di follia, a usare le automobili ancora non molto, ma dipende da noi. Ecco, dipende da noi. Siamo noi che non dobbiamo metterci al volante se siamo troppo stanchi e rischiamo di addormentarci o, peggio ancora, se abbiamo assunto alcolici, siamo noi che dobbiamo rispettare le regole della strada per non arrecare danno agli altri o a noi stessi, siamo noi che dobbiamo mantenere il mezzo in buone condizioni affinché non ci lasci in mezzo alla strada. Siamo noi. Noi, che dobbiamo imparare a usare tutto quanto noi stessi abbiamo inventato per agevolarci la vita. Le nostre menti invece sono piene di confusione perché vediamo le cose come dotate di vita propria, per questo abbiamo permesso che contassero più della vita reale, cioè la nostra. Dobbiamo restituire il loro posto alle cose e riprendere la nostra autonomia di esseri pensanti e senzienti. La sola protezione di cui abbiamo davvero bisogno è quella da noi stessi e temiamo che l’autorità che ce la possa fornire sia una sola: il nostro cervello.

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