Passano gli anni, ma quel che cantava un giovanissimo Venditti è sempre più attuale.
Per chi ci è nato, o per chi ha scelto di viverci, Roma è una città di struggente bellezza che non è possibile non amare fino alla follia, ma è anche una città straordinariamente vecchia (non solo antica!) e stanca di vivere, piena di miserie materiali e, ancor più, morali che la rendono oggetto di disprezzo e di odio da parte dei suoi figli.
Ma è la Città Eterna, e non può morire. Roma trascina da secoli questa condanna che non le permette di finire i suoi giorni in polverosa mitica gloria, come Ninive o Babilonia, e l’amara immagine felliniana di Roma incarnata dall’anziana meretrice stanca, ma fiera ed altera nel portamento regale di chi conosce l’onere e l’onore del ruolo svolto nella storia dell’umanità, la descrive alla perfezione.
Una ventina di anni fa, mentre a Milano la Procura della Repubblica cominciava a scoperchiare il paiolo della corruzione politica con un’operazione, detta “Mani Pulite”, che travolse e fece scomparire interi partiti, il Senatùr leghista Bossi tuonava contro “Roma ladrona”. Inutile sottolineare che oltre ai grandi partiti, DC e PSI in testa, anche la Lega fu pescata con le mani nel sacco.
Da un paio d’anni a questa parte sulla città immortale è tornato a soffiare impetuoso il vento giudiziario, ed è nata “Mafia Capitale”: Roma si è trovata più ladrona che mai.
Non è una novità che in tutte le capitali, dove insistono i palazzi del potere, alligni e trovi fertilissimo terreno la corruzione, la concussione, il ricatto, il voto di scambio e quant’altro, talvolta fino all’eliminazione fisica di personaggi “scomodi” per il loro operato d’intralcio ai maneggi disonesti.
Londra, Parigi, Washington, Mosca sono al centro di interessi economici e politici di levatura planetaria: le azioni spregiudicate delle cosiddette intelligences si intrecciano con quelle criminali di ogni sorta di mafia. Per non parlare degli scandali a sfondo sessuale che hanno coinvolto Presidenti, politici di rango e potenti intoccabili: Clinton, Hollande, Strauss-Kahn si leccano ancora le ferite.
E Roma, fin dall’antichità è stata maestra di malaffare, dalle Idi di marzo fatali a Cesare ai tanti imperatori eliminati da congiure di palazzo, dalle imprese dei Borgia al crack della Banca Romana. Ma Roma è stata grande, imperiale, Caput Mundi, nonostante tutto.
Ai giorni nostri la troviamo terra di conquista per affaristi di mezza tacca, per bande di rom e di criminali comuni, per Ndrangheta, Mafia e Camorra, sotto l’ala dei Servizi deviati e con l’ombra della Massoneria alla Licio Gelli a tirare le fila. Anche il Vaticano paga pegno allo scandalo: Marcinkus e lo IOR, la protezione dei preti pedofili, l’inchiesta Vatileaks …
In mezzo a questo caos, mentre la città si sgretola fisicamente e moralmente, dalle buche nelle strade ai quartieri in mano a spacciatori di tutte le razze, i politici non pensano ad altro che alle loro beghe interne, divisi in fazioni, correnti e sottocorrenti, e non si accorgono di vivere una realtà che dista anni-luce da quel popolo disgustato che nemmeno li vota più, e che li porterà a precipitare in fondo al baratro, magari di una discarica abusiva.
Adesso una giovane donna, scelta dalla maggioranza dei romani ancora votanti per il suo programma di scardinare il sistema delle tangenti, degli appalti truccati, dei favoritismi e dei nepotismi, lotta ogni giorno dal suo posto di sindaco contro una precisa volontà di non farla governare a suon di avvisi di garanzia a suoi assessori, di rinvii a giudizio che la magistratura non conferma, di illazioni, presunzioni, voci, fino alla calunnia. Se i romani hanno scelto la pentastellata Raggi come prima cittadina, costei ha il diritto-dovere di governare la città. Se ne sarà capace o no lo vedremo a consuntivo, ma intanto deve poter portare avanti la sua scomodissima e pesantissima missione.
Il suo predecessore Ignazio Marino, che aveva cominciato a tagliare privilegi e prebende e che si era schierato nettamente contro i traffici di Mafia Capitale, è stato scaricato dal Partito Democratico romano con modalità scandalosamente subdole: non sapremo mai se Marino sarebbe stato un buon sindaco, non gli hanno permesso di cimentarsi a fondo coi problemi della città. Il PD, quando vince le elezioni sembra fare di tutto per farsi del male e screditarsi agli occhi degli elettori, ricco com’è anche lui di mele marce; invece di pensare al bene comune disperde le sue forze in lotte intestine che poco interessano il popolo che ha problemi di reale sopravvivenza quotidiana.
Si disquisisce sulla nuova legge elettorale, che sembra diventata la classica coperta troppo corta tirata da tutte le parti, mentre ancora si attende il parere su di essa della Corte Costituzionale e senza sapere se il Senato sopravviverà o no all’ormai mitico referendum del quale non è stata ancora fissata la data! Si buttano centinaia di migliaia di euro – i nostri! – per insulse quando non offensive e razziste campagne pubblicitarie per un Fertility day che affronta il tema della denatalità in maniera idiota, come se gli italiani fossero tutti frigidi, impotenti, egoisti. Date casa, buone scuole, sanità efficiente e lavoro sicuro e vedrete quanti italiani spingeranno felici carrozzine e cambieranno montagne di pannolini sorridendo!
Virginia Raggi ha seri problemi oltre che con l’opposizione anche col movimento che l’ha espressa. Curiosamente, anche i grillini appena vincono una poltrona da sindaco fanno di tutto per cacciarlo dal Movimento: l’inesperienza e lo zelo del neofita arma la mano degli intransigenti twittatori, che non ammettono che un sindaco, visto che è il primo cittadino e rappresenta tutti, anche chi non lo ha votato, è tenuto a mediare tra le parti e ad accettare qualche compromesso. La moda del momento, poi, esige che appena viene occupato un posto di potere – non solo la poltrona, basta uno strapuntino!- arriva l’avviso di garanzia. Che sia atto dovuto o preliminare di un rinvio a giudizio, il magistrato non lo nega a nessuno, tanto coi tempi lumacheschi della (in)giustizia italica, anche se il reato c’è stato, la prescrizione è sicura. Continuiamo a giocare!
L’aveva detto in campagna elettorale, e l’ha fatto: le Olimpiadi a Roma nel 2024 non si faranno. A tutti gli italiani sarebbe piaciuto di certo essere in grado di organizzare e gestire un evento mondiale così importante, ma di fronte alle difficoltà economiche in cui versa il Paese e al pericolo di incrementare ancor più il malaffare e lo sfruttamento del territorio, giustamente Roma rinuncia a candidarsi. I romani, scegliendo la Raggi, hanno chiaramente espresso il loro pensiero circa l’organizzazione di grandi eventi nella capitale: tra manifestazioni e cortei, visite di capi di stato, giubilei e santificazioni, col pericolo incombente dell’attacco terrorista, a Roma non si campa più, e i romani sono stufi.
Malagò e Montezemolo sono furiosi, anche perché hanno speso un pozzo di soldi per presentare un programma organizzativo dell’evento, e vogliono chiedere i danni al Comune di Roma! Dicono che Roma ha fatto una pessima figura in campo internazionale facendo credere di essere incapace di fermare la corruzione: ma non sarebbe peggiore la figuraccia se a farcela fare fosse il Comitato Olimpico Internazionale, bocciando la nostra candidatura proprio perché l’Italia si è fatta la fama di paese corrotto e mafioso?
Sarà modesto e mediocre, ma lo scopo della Raggi è quello di gestire al meglio gli affari ordinari, di riparare i danni delle passate gestioni, di portare a termine opere pubbliche che si trascinano da anni, di riordinare la macchina amministrativa e di sveltire le procedure: insomma, come ogni madre di famiglia sa e fa, bisogna quotidianamente affrontare il ménage, e tirare avanti. Sarà dura per lei la strada, tutta in salita: fotografata sul balcone di casa in pigiama e ciabatte mentre stende i panni, è stata ammirata e osannata per la sua semplicità e vicinanza al vissuto dei concittadini ma, a distanza di poco tempo, criticata per la sciatteria e per l’immagine troppo cheap per un primo cittadino…
Auguri, sindaco Raggi. Hai voluto la bicicletta, ora pedala! Magari cambia bici, prendi una mountain bike robusta, che i sette colli sono pieni di fossi, fango e monnezza. Forse ce la farai: in fondo Mamma Roma, Roma capoccia, visto che è eterna dovrà trovare anche stavolta come sopravvivere.
Lavinia de Naro Papa
foto tratta dal film di Federico Fellini “Roma”