È TEMPO DI REGALI…

Coi primi freddi arriva il tempo del ritovato piacere di stare in casa al caldo, circondati dall’affetto di parenti ed amici, di bere e mangiare in lieta compagnia e di scambiarsi doni.
I nostri antenati solevano festeggiare il solstizio d’inverno per propiziarsi un fertile risveglio primaverile. Nel tempo, ai riti talvolta anche cruenti delle celebrazioni del solstizio si sono sovrapposte e spesso totalmente sostituite altre festività ispirate a credi religiosi diversi: la festa delle luci ebraica di Chanukkà e le graziose “Lucie” svedesi coronate di candeline, o San Nicola (Santa Claus), che da severo vescovo vestito di verde si è trasformato in un rubizzo vecchione dalla ridondante barba bianca vestito di rosso grazie all’interessamento della Coca-Cola. La tradizione cattolica mediterranea ha preferito sovrapporre al pagano solstizio la nascita del santo Bambino. Quindi, comunque la pensiate, è tempo di regali e non importa se li recano Babbo Natale, la Befana o Gesù Bambino in persona.
La tentazione che viene, oltre che ai bambini anche a noi adulti, è quella di chiedere le cose che ci mancano per essere felici: montagne di letterine di bimbi avidi di giocattoli ingolfano l’ufficio postale di Rovaniemi in Lapponia, luogo di residenza di Babbo Natale, e parecchie “lettere aperte” a Gesù Bambino vengono scritte da adulti di buona penna e pubblicate dai giornali: in queste non si chiedono bambole o trenini (o meglio, PlayStation e Smartphone: i tempi cambiano!), ma fine della crisi economica, fine delle guerre, fine delle migrazioni, fine del terrorismo, fine della corruzione e pace, serenità, fratellanza e benessere per tutti.
Per carità, bei propositi, non c’è che dire. Peccato che i regali che ci vengono fatti troppo spesso ci deludono o sono l’esatto contrario di quello che desideriamo.
Se la notizia della condanna di Roberto Formigoni a sei anni di galera, col sequestro di svariati milioni di euro, ci può far pensare: Dio c’è!, il fatto che il prossimo nuovo anno ci recherà la piena operatività di un personaggio definito altamente pericoloso per la sopravvivenza del pianeta come Donald Trump, turberà i sonni di molti.
Per conto nostro, penso che ci potremmo accontentare se riuscissimo a capire quale ruolo stia giocando la magistratura nell’agone (o agonia?) politico del nostro Paese, con la pioggia di avvisi di garanzia che scroscia, guarda caso, sulle teste di chi sembra armato dell’intenzione di mettere, non dico un bastone, ma un fuscello di paglia tra le ruote ben lubrificate di certo sottogoverno o di scombinare i rodatissimi giochi di burocrati e grand-commis. Questi avvisi compaiono come fantasmi, non si sa chi li ha mandati, e per quale motivo, si dubita che ci siano ma se ne parla a vanvera ovunque, trasformandoli in vere e proprie condanne a priori. Così si scombinano giunte comunali e traballano i governi tra le urla scomposte di chi esige le dimissioni o le elezioni immediatamente, litigando su nomi, poltrone, vitalizi e prebende… In tutto questo casino, la Magistratura tace, e lascia che siano i media a farneticare, a supporre. Anche la Corte Costituzionale, perfettamente conscia delle necessità della gente comune che non cerca altro che lavoro e stabilità, allunga i tempi di ogni decisione in maniera intollerabile. Domanda scema: cui prodest?
Un’altra cosa che ci farebbe star meglio è sapere che chi ha sbagliato paghi, soprattutto quando lo sbaglio è voluto e ha portato miseria e sfacelo: perché i dirigenti di banche fallite per loro insipienza vengono mandati a casa con liquidazioni miliardarie, continuando a percepire benefits e pensioni vergognose, e troppo spesso “riciclati” a far danno a caro prezzo presso altri enti? Costoro dovrebbero essere trattati come gli ostracizzati dell’antica Grecia: spogliati di tutti i beni, forniti di un pugno di fichi secchi ed esiliati! E niente galera, che sennò ce li ritroviamo sulle spalle per mantenerli al fresco e, scusate la volgarità, tra le palle quando, grazie ai loro avvocati volponi, riescono a uscire in tempi brevissimi.
Per questa nostra piccola città c’è da chiedere al Santo Bambino di illuminare le menti di chi ci amministra per aver la capacità di far funzionare decentemente la macchina comunale, dando la priorità ai bisogni reali della gente.
Gradiremmo non ricevere più bollette dell’acqua a fine ottobre con lettura effettiva del contatore al 31 dicembre successivo.
Pagheremmo volentieri la TASI se potessimo capire quali sono questi servizi indivisibili che tanto ci costano: se si tratta di strade e illuminazione pubblica, tra buche, tombini, scavi mal chiusi e lampioni rotti o inesistenti, siamo totalmente fuori!
Ci piacerebbe che il treno Minuetto ci portasse a Palermo davvero in quattro ore, e con vetture nuove e pulite e non con scarti dismessi dal Nord…
Anche avere notizie della raccolta differenziata non sarebbe male: nonostante le segnalazioni, per chi vive fuori dalla cerchia urbana sono spariti i cassonetti per la carta, il vetro e la plastica, e anche quelli della indifferenziata sono drasticamente diminuiti. Cataste di materassi, elettrodomestici e cassoni di Eternit sono tornate in massa!
Se poi l’intervento salvifico natalizio riuscisse a far cessare gli attacchi di dendrofobia – paura degli alberi – dei quali sono vittime alcuni funzionari comunali, i pochi pini e le pochissime palme scampate alla furia potatoria ed estirpatoria ringrazierebbero, così come i modicani che non riconoscono più certe parti della città, pelate come la cucuzza di Yul Brynner.
Mentre in piazza Matteotti troneggia in guisa di albero di Natale una spirale rugginosa turrita, parente povera della cometa che ci rallegrò qualche anno fa, tra luminarie saggiamente spartane e residuati dei trionfi cioccolatosi, si aggirano come sans papiers le larve dei doposcuolisti: viene da dire, con Domenico Rea, “Gesù, fate luce!”.
Auguri a tutta la gente di buona volontà!
ldnp