Quando l’amministrazione di una città o anche di una nazione fa, cosa assai frequente, delle corbellerie, i partiti all’opposizione si sperticano in proteste pensando, in tal modo, di conquistarsi una cospicua fetta di elettorato. In realtà questo è quanto è sempre accaduto in passato, ma, quando le amministrazioni sono cambiate, hanno continuato a fare corbellerie e le opposizioni (autrici delle corbellerie precedenti grazie alle quali, con la loro urlata indignazione, avevano ottenuto la maggioranza di voti passando così al comando) hanno manifestato sonoramente la loro indignazione.
In questi giorni il Comune ha scaricato sui cittadini bollette dell’acqua da capogiro, assolutamente impensabili per il consumo reale delle famiglie, col risultato di trovarsi l’ufficio addetto ai reclami pieno di cittadini giustamente urlanti e inferociti, almeno quelli in grado di affrontare fisicamente file interminabili e faticosissime. Un’Amministrazione corretta (cioè di quelle che in Italia non esistono, probabilmente perché all’homo italicus manca il gene della correttezza), rendendosi conto dell’errore, avrebbe dovuto immediatamente bloccare il pagamento delle bollette, proceduto a rifare i conteggi con maggiore attenzione ed efficienza per poi recapitarle nuovamente ai cittadini. In Italia si preferisce sprecare la carta e il tempo degli impiegati in altro modo (sospettiamo inutile), così le opposizioni inondano i giornali di comunicati stampa in cui si dichiarano indignate ecc. ecc. ecc. Magari il popolo (coglione, dicono, ma non è detto che lo sia sempre) alle prossime elezioni le voterà con entusiasmo, ma sarà davvero proprio così? Non è che prima o poi la gente lo capirà che la prendono regolarmente per i fondelli?
Sarebbe ora che le opposizioni scendessero in campo non solo con le parole ma coi fatti. In che modo? Facciamo un esempio concreto. In un caso come quello delle bollette pazze potrebbero istituire un ufficio che si facesse carico della gestione burocratica dei reclami, ricevendoli anche via internet, in modo da evitare sia le file estenuanti sia gli errori procedurali nei quali un cittadino ignaro inevitabilmente incorre. I partiti sono giuridicamente associazioni non riconosciute e nel campo dell’associazionismo la partecipazione è, o dovrebbe essere, per antonomasia gratuita. Non crediamo che fra i tanti iscritti non ci siano le figure competenti ad assolvere questa incombenza senza pesare economicamente su alcuno. Si chiama volontariato e, quando è genuino, funziona.
Crediamo che, se il recente referendum non ha dato ragione a Renzi, sia stato in parte anche perché, mentre da un lato le sue parole suonavano estremamente convincenti in merito alle sue capacità di risolvere, magari anche con la riforma della Costituzione, i tanti problemi dell’Italia, il suo agire non è apparso altrettanto convincente. Ecco, crediamo che gli italiani abbiano smesso di ascoltare le parole e guardino con sempre maggiore attenzione ai fatti. Questo rende più difficile il fare politica? Probabilmente sì, perché richiede lavoro, lavoro serio e concreto, non chiacchiere e, si sa, gli italiani nelle chiacchiere sono maestri, anche perché aprir bocca e darle fiato non costa la minima fatica, nell’impegno di lavorare un po’ meno.
L’inevitabile conclusione sarebbe che tutti coloro che non hanno voglia di lavorare farebbero bene a tornarsene a casa. A far che? Problemi loro!