Le crisi bancarie di questi anni sono collegate al noto problema dei prestiti non performanti. Questo problema è stato molto più acuto nel nostro Paese che negli altri, il che ha bloccato di fatto il sistema bancario.
Purtroppo però per molto tempo il governo ha fatto finta di niente, e quando ha incominciato a occuparsene, ha agito spesso con molta leggerezza. Altri paesi, invece, hanno affrontato e risolto il problema dei crediti non performanti.
Ricordiamo che se la politica avesse avuto più coraggio di dire la verità sul sistema bancario, compresa la vigilanza di Bankitalia, oggi avremmo di sicuro meno veleni tra politica e Bankitalia.
Ricordiamo ancora che il presidente del Consiglio (dell’epoca) Matteo Renzi a “Porta a Porta” il 21 giugno 2016 affermava quanto segue sulla terza banca italiana, Montepaschi: “oggi è un bell’affare… è una banca che è risanata”.
Ricordo che quel giorno un’azione Montepaschi valeva 75 euro, mentre un anno dopo, all’ultima quotazione prima che venisse sospesa, il suo valore era di appena 15 euro.
Il fatto chiaro e lampante è che un fenomeno creditizio così delicato e complesso non può essere trattato in modo così dilettantesco.
Dopo il caso Etruria (dove era vice presidente il padre di Maria Elena Boschi) e altre tre banche – salvate dal governo Renzi in modo a dir poco pirandelliano – la politica monetaria veniva, di fatto, scavalcata e mortificata.
Dimenticando, inoltre, che con tale scellerata mossa si mandavano sul lastrico decine di migliaia di risparmiatori innocenti. Tutti messi davanti al fatto compiuto, con una sola via di uscita: la disperazione, che è gratuita.
Ma ora, per nascondere tale madornale irresponsabilità, si chiama in causa, o meglio alla sbarra, la Vigilanza di Bankitalia e il suo governatore Visco.
Per fortuna le esternazioni di Matteo Renzi – oggi non più premier – contro la riconferma di Visco non sono state accolte né da Gentiloni né da Mattarella.
Ma Renzi e il suo Partito non hanno accettato la batosta della riconferma di Visco. Così hanno fatto il diavolo in quattro industriandosi a far costituire una Commissione d’inchiesta, oggi presieduta da Ferdinando Casini.
Purtroppo sono – a nostro avviso – ipocriti i modi e i tempi della politica. Il Pd ha voluto la Commissione quale mossa per scavalcare il M5S su una materia carica di significato elettorale e niente di più.
Due politici di rango non hanno accettato l’uscita di Renzi contro Visco e Bankitalia dissociandosi del tutto.
Walter Veltroni, commentando la mozione, affermava: “Da sempre Bankitalia è un patrimonio di indipendenza e di autonomia per l’intero Paese”. L’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, a sua volta, è stato sarcastico: “Fortunatamente non mi devo occupare delle troppe cose che ogni giorno capitano e che sono deplorevoli”.
Mi chiedo, ma Renzi ha capito?
L’intreccio creato da Renzi per screditare il governatore Visco sta lambendo anche il Presidente della BCE Mario Draghi.
Coinvolgere Mario Draghi è davvero da irresponsabili: ricordiamo – a maggior ragione per coloro che non si interessano di sistemi monetari e creditizi – che il capo della BCE è l’uomo che con la sua politica monetaria ha contribuito a stabilizzare l’economia italiana e probabilmente ha salvato l’euro in questi tormentati anni di crisi.
Ricordiamo che Renzi è il politico che salutò il suo collega Letta (allora presidente del Consiglio), in data 17 gennaio 2014, col fatidico: “Enrico, stai sereno” e un mese dopo andò a presiedere il governo al posto di Letta. Questo evento è rimasto nella memoria collettiva degli italiani.
Ma il capolavoro del presidente Renzi avviene di lì a poco.
Infatti nel febbraio 2014 – un mese dopo la defenestrazione di Enrico Letta – Renzi vota favore la direttiva sul bail-in, che come un colpo di mortaio si abbatté sui creditori e i depositanti delle banche italiane.
L’Italia di quel periodo aveva assentito a Bruxelles per mera impreparazione. Ma proprio quella norma avrebbe poi creato tante difficoltà al nostro Paese nel gestire la fenomenologia banche e sarebbe diventata la spina nel fianco di Renzi sino alla Commissione d’inchiesta di questi giorni.
Renzi dovrebbe, visto quanto sopra, stare attento a non rovinare l’immagine di un’istituzione come la Banca d’Italia che ancora oggi, con la sua storia, rappresenta fuori del nostro Paese un punto fermo e di grande prestigio.
Ricordiamo la legge costituzionale approvata a colpi di fiducie. Poi il referendum confermativo del 4 dicembre 2016. Renzi aveva detto agli italiani che in caso di bocciatura avrebbe lasciato la politica.
Fu una sonora bocciatura. Renzi si dimise da premier ma non lasciò la politica, rimanendo segretario del Pd.
Ricordiamo, per ultimo, le elezioni regionali siciliane.
Era il 4 dicembre 2017 in occasione, della commemorazione dei defunti.
I murticeddi, infatti, non si dimenticarono di Renzi e, anziché preparargli un bel pacco di biscotti chiamati ossa di morti, gli fecero trovare una sonora batosta infiocchettata da regalo.
Ricordiamo che Renzi anche nelle vesti di segretario del Pd non rinuncia alla sua proverbiale spocchia e le conseguenze sono note.
Il Pd sotto la sua guida si sta sfaldando come la neve al sole.
Registriamo liti e mugugni al suo interno con fughe (come quelle di Bersani e D’Alema) che ne stanno logorando il consenso.
Renzi, come nostro augurio, la preghiamo di guardare con più attenzione a dove sta andando a sbattere il nostro Paese. C’è il grido dei giovani che non hanno lavoro, quindi vengono colpiti nella loro dignità altro, che beghe sullo ius soli e altro…
Ma forse è arrivato il momento che il rottamatore si sta rottamando da solo?
Gli consigliamo di leggere Pirandello, “Il fu Mattia Pascal”.
Salvatore G. Blasco