Il comune di Modica di recente ha creduto bene di rovinare le feste a un bel numero di cittadini.
Lo ha fatto inviando ai residenti una lettera raccomandata invitandoli a pagare un surplus di tassa sui rifiuti, un balzello per una presunta dichiarazione mendace sulla cubatura dell’immobile di abitazione.
Per il modo e per il periodo in cui questo avviene lo si percepisce come un agguato, una sorta di assalto alle spalle nel momento in cui si è appena prelevato presso lo sportello bancomat. A dicembre arriva la tredicesima? Ecco il momento per fare un prelievo!
La lettera raccomandata recapitata obbliga il cittadino a versare una somma, considerevole perché cumulativa di cinque anni, relativa alla differenza di cubatura dichiarata al Comune e quanto risulta dalla revisione catastale.
Che il catasto abbia effettuato una revisione si è sentito dire, ma nessuno ha specificato che ciascuno doveva recarsi in quegli uffici per verificare la situazione della propria abitazione pena incorrere in spiacevoli situazioni di cumuli di pagamenti per mendacità presso il Comune.
Insomma, una parte di cittadini, quelli che abitano in case di remota costruzione e di altrettanto remota registrazione al catasto, si trovano in situazione di difetto senza saperlo. L’anomalia tra la vecchia dichiarazione e la nuova revisione di misura pare sia dovuta all’adozione da parte del catasto di nuovi parametri.
Non ci si può non chiedere perché un’agenzia istituzionale chiamata ad effettuare questa revisione non abbia poi l’obbligo di comunicarla al proprietario dell’immobile. Forse lo ha comunicato al Comune cui spettava la verifica delle anomalie, forse! Ma il Comune, che notoriamente ha un organico deficitario sulla comunicazione, ha sorvolato! Risultato? Ad essere morosi risultano gli ignari cittadini!
Ma non ci sarebbe da organizzarsi e fare un bel ricorso cumulativo per suddividere le spese legali? Purtroppo ciascuno ha beghe personali di cui farsi carico e finisce col lasciar correre.
In questa vicenda la cosa assai insultante, insopportabile e anche offensiva è che tutto questo non viene comunicato con una lettera esplicativa, scritta usando il linguaggio corrente, l’italiano, in modo che il cittadino possa comprendere, no, viene comunicato ed imposto con una raccomandata in stile burocratico criptico.
Una lettera scritta in modo da illustrare il senso e la ragione del provvedimento sarebbe sperare troppo! Sarebbe stato trattare il cittadino da persona in grado di capire e farsi una ragione del dovuto. La lettera recapitata è invece scritta in “legalese”, cioè nel gergo tecnico degli avvocati quando comunicano all’interno del loro ambito.
Il comune cittadino che ha ricevuto un tabulato di sei pagine, pieno di cifre, di cui due facciate piene da ben 12 “visto” con citazione di articoli di legge e relativi commi, più un “verificato” che evidenzia la violazione della cubatura, una lettera che conclude con la notifica di pagamento riportata nel bollettino accluso, risulta una sorta di mistero su cui bisogna chiedere lumi.
Chi sa di avere effettuato pagamenti regolari per ogni scadenza annuale pensa ad un errore, non sarebbe una novità, il Comune negli anni ha più volte emesso bollette che risultavano doppioni o semplici verifiche a cui bisognava dimostrare di possedere ricevute di avvenuto pagamento.
Questa pratica dell’onere della prova sempre a carico del cittadino perché presunto evasore ha rotto i c… ma siccome ciascuno ha un quotidiano complesso da affrontare e da reggere, siccome nessuno ha il tempo di occuparsi della questione fino a farla diventare una vergogna da far ricadere sull’apparato che non effettua le dovute e possibili verifiche, siccome nessuno ha denaro da destinare ad un avvocato con cui studiare il problema e inventare una causa a nome collettivo contro un apparato che si tutela a scapito del tempo e della pazienza del cittadino, siamo ormai rassegnati solo borbottiamo e tolleriamo.
Nel caso della succitata raccomandata il cittadino, non riuscendo a rendersi conto della natura del provvedimento, è stato costretto a recarsi presso gli uffici competenti per chiedere chiarimenti.
Tralascio di descrivere la frustrazione di vedersi sottrarre una mattinata, a volte due, del proprio tempo presso un ufficio affollatissimo dove non esistono neanche i numeri che regolano l’ordine di udienza.
Mi soffermo invece sullo stile della comunicazione adottata, ma chi scrive queste lettere a chi si riferisce? Presume forse che i cittadini tutti abbiano una laurea in legge? Ma chi autorizza questi scriventi a far sentire imbecille il prossimo? Abbiamo forse a che fare con una mente affetta da sadismo? Una mente malata che gode nel veder umiliato il lettore della sua missiva? Una mente che gode a veder entrare in agitazione nervosa chi si sente trattato da ignorante e da inadeguato?
Non credo che si tratti di questo! Credo piuttosto che chi dovrebbe mettersi nei panni del cittadino, cioè l’amministratore, cioè colui che i cittadini hanno votato per essere rappresentati, cioè presi in considerazione, non abbia fatto il suo dovere, in altri termini che se ne sia fregato.
Se il Sindaco non avesse dimenticato questa funzione delicata, se non avesse declinato la responsabilità che ogni cittadino di fatto gli affida quando lo sceglie per delegarlo a questa funzione, avrebbe dovuto leggere questa lettera e chiedere la traduzione in termini comprensibili per tutti.
Avrebbe dovuto mettersi nei panni del comune cittadino e chiedere il rispetto che gli è dovuto sempre, ma che non gli si può negare nel momento in cui gli si impone un ulteriore balzello, nel momento in cui tutto sembra dimostrare che si è scelto il momento di ricevimento della tredicesima per decurtargliela con una stangata calibrata su una presunta mendacità di cui comunque il singolo non è responsabile.
Il sindaco Abbate di questa leggerezza dovrebbe avere profonda vergogna, dovrebbe chiedere scusa ad ognuno, dovrebbe chiedere scusa per avere atteso cinque anni per applicare questo provvedimento, ma forse pensava di non dovervi ricorrere come ha fatto fino a che la cassa glielo ha consentito, adesso che il piatto piange vi ricorre, e non bada neanche ad evitargli la perdita di tempo per la fila in un ufficio che è l’emblema della miseria e dell’umiliazione.
Adesso, che è sopraggiunta la condizione di bisogno per la cassa, ha messo da parte il pudore e a scelto lo stile di chi si apposta per vedere quando riscuoti e ti assale alle spalle.
Ma no! Figuriamoci! Il Sindaco non c’entra, lui poverino ha solo deliberato l’affido del recupero del credito (per fare cassa, certo, cioè per dimostrare alla banca che può richiedere e ottenere un anticipo di cassa, perché ha la copertura di un credito che sta per esigere con serietà) affidando il compito ad un’agenzia esterna che fa questo mestiere, “recupero crediti” appunto!
Non è la prima volta che agisce questa strategia, l’anno scorso fu il turno delle bollette pazze sull’acqua, ora tutti si è pensato alla medesima condotta attorno al canone rifiuti.
Molti cittadini infatti si sono messi di buona volontà, hanno ordinato le ricevute dei pagamenti degli ultimi cinque anni e con la mazzetta ordinata si sono recati nell’ufficio per dimostrare la loro regolarità contributiva. Dopo avere effettuato le ore di fila si sono sentiti dire che erano mendaci nella dichiarazione della cubatura e che quindi per gli ultimi cinque anni dovevano comunque pagare quanto indicato nel bollettino, in unica soluzione o rateizzato.
Per gli anni futuri poi, se ritengono ingiusta la superficie attestata dal catasto potranno reclamare presso l’apposita agenzia, esibendo una misurazione dell’immobile effettuata da un tecnico abilitato alla professione in modo da effettuare eventuale rettifica, e, una volta ottenuta, fornire al comune la planimetria corretta recante il calcolo già effettuato della misura della superficie dell’immobile.
Insomma il Comune va deresponsabilizzato, può solo ricevere notifiche con procedure sbrigate e pagate dal cittadino, il Comune può solo prendere nota, ricevere e annotare un lavoro effettuato a spese del cittadino.
Il Comune di suo non fa ordine sulla situazione abitativa del territorio, non è soggetto attivo, non ha personale per fare progetti di riordino.
Il Comune attende e notifica, dà per scontato che a fare ordine sia il singolo, e sopratutto che sia in grado di dimostrare questo ordine effettuato presso gli enti preposti, enti con cui l’Ente Comune come istituzione non comunica direttamente, non richiede confronto di dati, non è interfacciato per via informatica, non gli serve, sono problemi del singolo a cui viene, come sempre, imputato l’onere della prova.
Il Comune però sa benissimo che nella realtà tra la dichiarazione del cittadino e l’agenzia catastale c’è discrasia, lo sa e vi ricorre quando ha bisogno di recuperare denaro, ma a comunicare col catasto delega, pagandola, una società privata che impiega uomini e mezzi per effettuare la punizione economica di chi non ha aggiornato la propria posizione comunicando al Comune le misure aggiornate dal catasto.
Per effettuare l’applicazione delle sanzioni la società delegata giustamente si affida ad un avvocato per la stesura del provvedimento, l’avvocato fa il suo mestiere, scrive nel gergo che un giudice può capire, perché l’avvocato sa che deve cautelare la società e il Comune che verso la società è datore di lavoro, li deve tutelare verso eventuali ricorsi.
Ecco spiegato lo stile (legalese) della lettera ricevuta dai cittadini, non è una lettera di comunicazione, è un’ingiunzione di pagamento a norma di legge, tutte quelle citate nel “papello” spedito.
Per la società di riscossione il cittadino non ha volto né anima, per la società è un numero, anzi è semplicemente un evasore, alla società non importa se in buona o malafede, lei è tenuta ad esigere la multa per l’infrazione, basta!
Diciamo che manca chi deve comunicare col cittadino, manca quella funzione che ogni municipio dovrebbe avere su deliberato delle amministrazioni elette dai cittadini.
Complimenti, signor Sindaco, proceda così, vedrà che prima o poi i cittadini si svegliano, e, chissà, oltre a fare ricorso legale contro il procedere del Comune, magari stanchi di questo stile, non la rieleggono, dimenticando che hanno goduto di tante sagre e di tanti spettacoli pirotecnici.
Carmela Giannì