E’ una delle istituzioni di cui Modica può vantarsi con legittimo orgoglio perché rappresenta il paradigma della vivacità culturale di una città che fu capitale di una potente e ricca Contea. L’Istituto tecnico commerciale “Archimede” ha celebrato, in questo 2017, i suoi primi 150 anni di vita caratterizzati da un “cursus honorum” eccezionale fin dalla sua istituzione. All’Archimede hanno insegnato anche docenti universitari provenienti dai più prestigiosi atenei italiani. E dall’Archimede hanno preso il volo centinaia di studenti che si sono affermati professionalmente nel nostro Paese e all’Estero. Ci piace ricordare, a questo proposito, quanto riportato dal volume che ripercorre la storia dell’Istituto, curato dalla preside Maria Iemmolo, a proposito dei molti giovani che, agli inizi del Novecento, si trasferivano a Modica dai centri della Sicilia sud orientale per studiare all’Archimede che era uno dei quattro Istituti professionali esistenti nell’Isola; gli altri erano a Palermo, Messina e Catania. E’ il racconto di un ex allievo di Scicli, Giovanni Dantoni, scomparso nel 2005, divenuto uno dei cattedratici italiani più importanti. “A Scicli di scuole c’erano solo i cinque anni delle Elementari e i tre anni della Scuola tecnica, corrispondenti alla Media di oggi. Dopo, per continuare, bisognava andare a Modica, un grosso centro, evoluto come una città, a circa dieci chilometri da Scicli. E così feci io nel 1922, a tredici anni. Mi trovai (da solo) una pensione e mi trasferii a Modica dove stavo sei giorni la settimana. Ogni sabato ritornavo a Scicli in treno quando avevo i soldi per il biglietto, a piedi quando non li avevo. Poi, la domenica sera rientravo a Modica”.
Il professore Dantoni fu un insigne matematico, studioso e ricercatore acuto nel campo della geometria algebrica, ove produsse eccellenti lavori scientifici; fu Maestro insuperabile nel fare lezioni ed esami e il suo libro di geometria analitica fu sussidio utilissimo a centinaia di studenti; fu esempio altissimo di rettitudine morale e inoltre, nel corso della sua lunga carriera accademica, ricoprì incarichi prestigiosi (direttore della rivista Le Matematiche, direttore del Seminario Matematico, docente della facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Catania e preside della stessa facoltà per molti anni) e fu anche artefice di numerose ed importanti iniziative che hanno contribuito notevolmente a far risorgere e a far crescere il Seminario Matematico. Dopo la sua scomparsa Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania l’ha voluto ricordare dedicandogli l’aula magna.
Una delle tante storie che hanno attraversato, dal 1867, prima, le stanze dello storico palazzo di Corso Umberto, e, dopo, la nuova sede del quartiere Sacro Cuore.
Giusto, quindi ricordare, l’invidiabile traguardo. E il momento conclusivo della ricorrenza è stata affidata al palcoscenico del Teatro Garibaldi con una rievocazione di quello che è stato – e resterà – un “must” della vita dell’Archimede: lo show studentesco dell’8 dicembre. Un momento culturale anche questo, senza dubbio, perché il teatro rappresenta la catarsi della vita e della realtà. Anche per gli studenti che hanno raggiunto invidiabili risultati professionali e per i docenti che hanno tracciato a migliaia di ragazzi il percorso quotidiano verso il sapere.
Al Teatro Garibaldi, sabato 16 dicembre, è stato tributato il doveroso omaggio a quanti hanno saputo sfruttare le loro innate doti per raggiungere il successo – in teatro, in televisione e nella società – già in embrione sulle “tavole” del Garibaldi. Con la presenza istituzionale del dirigente dell’Istituto, Rosario Balistrieri, sono stati ricordati Marcello Perracchio e Ciccio Belgiorno, i rappresentanti più significativi degli spettacoli che calamitavano l’attenzione della città l’8 dicembre fin dagli Anni Sessanta del secolo scorso. I familiari di Perracchio e Belgiorno hanno ricordato storie e aneddoti dei due personaggi. Antonio Grana (componente di uno dei gruppi musicali storici dello show) ha raccontato i retroscena di quelle avventure teatrali, testimonianze indelebili, ad oltre 50 anni di distanza, di una vivacità culturale figlia delle nobili tradizioni locali.
Non poteva mancare un tuffo nella “seconda generazione” dello show. E’ stato Piero Pisana a rendere vivi i ricordi di quegli anni anche grazie ad un collegamento telefonico con l’attore modicano Andrea Tidona, un altro degli studenti ad aver avuto come trampolino le “tavole” del Garibaldi. Anni accompagnati dalle note di diversi complessi musicali modicani come “Il nostro parere” o “Giorgio e gli astri”, quando imperavano i suoni dell’organo Hammond e delle chitarre elettriche.
E se la nostalgia dovesse avere il sopravvento, il rimedio potrebbe essere semplice: la storia dell’Archimede non finisce qui. Continua ad essere fortemente presente nella realtà di oggi che, spesso, viene assimilata alla società digitale. Con una definizione che fa rimpiangere lo show dell’8 dicembre con gli sfottò degli studenti ai professori, rigorosamente autorizzati da preside e docenti. Come catarsi di una realtà che, quella sì, spesso provoca qualche rimpianto.
Concetto Iozzia