domenica, 24 Settembre 2023

NATALE: È TEMPO DI REGALI

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La sorte dell’abete posto a decorare Piazza Venezia a Roma, l’ormai celeberrimo Spelacchio, defunto non prima di aver lasciato a terra alcune palle, sembra essere singolarmente simbolica di quella degli italiani che in questo periodo hanno ricevuto doni.

Tanti doni. Anche dall’estero. Alcuni attesi da decenni, altri apparentemente gradevoli, altri ancora non richiesti e non graditi.

Dagli USA arriva il regalo di Trump ad Israele: Gerusalemme è la capitale dello Stato e lì verrà spostata l’ambasciata americana. Questa decisione dell’inaffidabile Donald-dal-ciuffo, che una ne pensa e cento ne fa, ha avuto come ovvio e prevedibile risultato il riaccendersi dell’intifada e con essa la consueta violenta ed abnorme risposta israeliana, che ai lanci di pietre palestinesi contrappone missili e cannonate. Per gli italiani cosa cambia? Oltre alla paura per l’ennesima iniziativa guerrafondaia di un affarista senza scrupoli, paura peraltro ampiamente condivisa in primis da tutt’Europa, i tanti italiani cattolici desiderosi di passare il Natale nei luoghi santi non potranno farlo: i palestinesi hanno abolito il Natale e a Betlemme niente mangiatoie, buoi e asinelli a riscaldare il santo Bambino; a Nazareth e a Gerusalemme i pellegrini potrebbero trovarsi coinvolti in sassaiole, attentati, sparatorie e retate… con buona pace per lo spirito natalizio.

Sempre dall’estero, ma senza clamore, anzi, quasi all’ammucciuni, sono arrivati due pacchi-dono che nessun italiano di certo ha chiesto a Babbo Natale. In due scatoloni di legno sono tornati in Italia i resti di Elena del Montenegro e di Vittorio Emanuele III, ultimi monarchi della disastrata, e ormai definitivamente degenerata, casa Savoia. Tumulati in Piemonte grazie, pare, ad un pietoso interessamento del Quirinale, gli ultimi eredi del re che favorì l’entrata in guerra nel 1915, che avallò il colpo di stato e il conseguente regime fascista nel ‘22, che non si rifiutò di promulgare le infami leggi razziali nel ‘39 e che fuggì vigliaccamente lasciando il Paese in balìa dei nazisti il 9 settembre del ‘43, adesso auspicano una trionfale sepoltura al Pantheon e una piena riabilitazione del reale congiunto. Ci chiediamo perché, invece di sfrattare i Savoia dal Pantheon e riportarli a Chambéry, possibilmente accompagnati dalla sacra (?) Sindone, gli italiani protestino vivamente indignati, dai partigiani dell’ANPI alle Comunità Ebraiche, ma poi non sappiano reagire altro che a parole. Già si profila il rientro di Bettino Craxi da Hammamet… a questo punto perché non concedere il Pantheon a Mussolini o ad Andreotti? Han ben fatto la Storia anche loro!

Un regalo atteso da anni, un riconoscimento di un diritto sacrosanto rivendicato con tanta sofferenza e tanto dolore, è finalmente arrivato. Il testamento biologico è legge: ognuno di noi, nel pieno possesso delle facoltà mentali, potrà decidere se e come essere curato in caso di malattia degenerativa, allontanando da sé l’orrore dell’accanimento terapeutico e dei trattamenti lesivi della dignità della persona.

Tutto bene? No, naturalmente. Nonostante la posizione di grande misericordia verso i malati terminali di papa Francesco, anzi forse per questo in aperta contrapposizione, il vescovo a capo delle strutture sanitarie cattoliche ha dichiarato che in esse la legge non troverà applicazione.

Più realisti del re, questi bigotti spietati mostrano un disprezzo per i sofferenti e per le leggi dello Stato assolutamente intollerabile. Rasentano la bestemmia nel peccare di superbia andando contro la volontà del Creatore, che ha previsto la fine terrena di tutte le sue creature, e arrivano a dichiarare che chi non è d’accordo con il loro concetto di difesa ad oltranza della vita deve andare a cercare aiuto altrove.

La domanda nasce spontanea: è meglio cacciare i malati dai nosocomi cattolici o è più opportuno sciogliere le convenzioni tra sanità pubblica e strutture private cattoliche? La risposta la darà, come sempre, il dio denaro: troppi soldi sono in ballo e certi atteggiamenti integralisti probabilmente, e ipocritamente, rientreranno. Staremo a vedere.

Infine, quando finalmente a metà dicembre arriva la tredicesima a ridare un po’ di fiato alla gente, implacabilmente e in contemporanea arriva l’indesiderato regalo del fisco: il saldo IMU e TASI. Con una mano lo Stato dà, con l’altra riprende.

L’anno finisce, come sempre, in un tripudio di vaffa!

Con tanti auguri di decente sopravvivenza a tutti, proviamo a far nostre le ultime parole del patriota milanese Amatore Sciesa: TIREMM INNANZ!

Lavinia dNP

 

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