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CRONACHE DI NATALE

9 dicembre 2017, Sondrio:

Terrore in Piazza Garibaldi, pochi minuti prima delle 14.30, un uomo di 27 anni è entrato a grande velocità con l’auto nella piazza pedonale, investendo diverse persone che visitavano i mercatini di Natale. Ubriaco e forse anche drogato, ha detto: “Ne dovevo ammazzare di più.”. Mi chiedo chi lo ha fatto ubriacare, drogare, chi lo ha istigato a tanto odio.

10 dicembre 2017:

Ricorrenza della Dichiarazione universale dei Diritti Umani (Approvata dall’assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948). Dignità umana per tutti, fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo. Se ne è parlato troppo poco, sia in televisione che nel web, perché?

11 dicembre 2017:

Dell’ennesima tragedia sulla strada rimane l’ultimo saluto, nel pomeriggio, al giovane Antonio di Ispica, che sabato ha perso la vita a seguito di un incidente stradale mentre viaggiava a bordo del suo scooter, in pieno centro della città. Non voglio immaginare il dolore della sua famiglia e della sua mamma che, se sopravvivrà, sarà solo per l’altro suo piccolo, mentre col suo cuore e con la mente impazzita ogni attimo starà col suo Antonio.

13 – 14 dicembre 2017:

Nel pomeriggio del giorno di Santa Lucia, e anche qualche giorno prima, piccole scosse di terremoto si sono susseguite fino alla forte scossa di terremoto registrata alle 2,13 nella notte tra il 13 e il 14 dicembre, in Sicilia Orientale. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il sisma è stato di magnitudo 3.9 e ha avuto ipocentro a 10 km di profondità ed epicentro in mare, 63 km a sud di Modica. La scossa è stata avvertita da molti abitanti.

14 dicembre 2017:

E’ stata approvata dal Senato la legge sul testamento biologico dopo mesi di ostruzionismo e decine di migliaia di emendamenti. Tale legge introdurrà, entro alcuni limiti, il diritto all’interruzione delle terapie, che finora doveva passare dai tribunali. Dietro questo avvenimento, ho l’impressione che ci abbiano nascosto tante altre notizie, sulle banche, sulla corruzione, sugli attuali ministri, segretari e presidenti, sui vitalizi che questi si sono tenuti, rimanendo fortemente col culo seduti sopra le loro poltrone e i loro privilegi.

Sempre il 14 dicembre vince, a Milano, l’undicesima edizione di X Factor il giovane ragusano Lorenzo Licitra.

17 dicembre 2017:

Una scuola di Milano, esattamente l’Istituto Calvino che comprende scuole medie, elementari e materne, cancella la parola Natale dall’invito “Festa delle Buone Feste” chiamandola “la Grande Festa delle Buone Feste”.

Sempre a Milano, proibiscono i mercatini di Natale ma consentono una mega “porta  araba” in Stazione Centrale per poter scoprire così usi e costumi della Tunisia.

Intanto il 13 dicembre, a Marina di Modica, è nato un piccolissimo Presepe sugli scogli che guarda il mare. Alcuni dei camperisti del luogo, abbandonati a se stessi dal comune modicano, in questi giorni di freddo e senza luci natalizie, sono stati contenti di partecipare alla realizzazione del bellissimo simbolo, dedicato in primis al mare e ai suoi abitanti vivi che lo ammirano e ai suoi abitanti morti che vi piangono da soli, dentro.

Non sono razzista, ma mi chiedo, quale altro paese del mondo cancella le sue tradizioni per inserire quelle degli “ospiti”? Sicuramente nessuno costruirà un nostro albero di Natale o presepe in un paese con una religione diversa dalla nostra. Mi chiedo anche chi è che vuole cancellare i nostri ricordi, la nostra cultura, le nostre credenze. Se vogliamo accogliere i popoli, perché questi popoli devono dettare le loro leggi è uccidere le nostre?

Nell’attesa della ricorrenza del nostro Natale, continuo.

Clochard quarantenne, senza fissa dimora, affitta un garage per ripararsi dal freddo e dalla neve ma quando gli inquilini lo hanno scoperto, hanno chiamato i carabinieri per allontanarlo. Quanti come lui sono al freddo e vivono o muoiono nell’indifferenza assoluta!

Un altro sindaco di un’altra città italiana vieta ai volontari di dare da mangiare e bere ai mendicanti, per non offuscare la bellezza delle chiese.

Intanto un altro giovane modicano di 31 anni muore dopo breve ma violenta malattia, lasciando i suoi cari nel dolore più profondo.

All’Hospice di Modica, i volontari, insieme all’equipe medica, organizzano e celebrano il Natale insieme agli ospiti del reparto con canti natalizi e piccoli rinfreschi, il 16 con un coro MONTI IBLEI, formato da bravissimi e bellissimi bambini, e il 18 dicembre col coro dell’UNITRE, allietando e donando sorrisi e speranza, fino all’ultimo respiro.

A Napoli grande festa con 10 forni e pizze gratis in pazza del Gesù per festeggiare il riconoscimento Unesco.

A Ragusa si lamentano per le luminarie, troppo poche e spoglie, danno la colpa alle stelle.

La nostra Modica ha puntato tutto sulla cultura: eventi, manifestazioni, mostre, presepi, spettacoli teatrali e musicali, ma anche negozi aperti nei giorni festivi e menti chiuse nei giorni feriali.

Mentre in Francia vietano l’uso dei cellulari a scuola anche durante la pausa, in Italia si stanno prodigando per fa sì che i nostri giovani li usino ogni momento, durante le lezioni e negli intermezzi tra una lezione e un’altra, forse per accelerare ancora di più la dipendenza tecnologica che porta alla perdita del tempo e delle relazioni umane, rendendo i nostri figli, già dalla nascita,  macchine senza cuore, senza mente e sempre più disattenti e distratti da non voler mai mettersi alla ricerca della verità.

Non sono mancati gli attentati e gli incidenti causati dalla cattiveria e dalla superficialità dell’uomo. In ogni parte del mondo e in ogni momento, sono morti e muoiono bambini, donne, uomini, animali, terre, mari, monti, cattedrali, alberi, case, ospedali, famiglie intere.

Ci rimane l’ipocrisia, quella la sappiamo utilizzare bene, guardando, accettando, disprezzando tutti coloro e tutte le cose che ci offrono come panettoni di Natale su un piatto d’argento, giudicando anche i morti che non vengono più chiamati per nome ma catalogati, etichettati per specie e razza.

Noi festeggeremo il Natale guardando il mondo come se non fosse nostro, dimenticando che ne facciamo parte e non riusciamo più a relazionarci l’uno con l’altro. Accadrà tanto altro di brutto e lo ricorderemo per un momento, il bello neppure lo ascolteremo invece.

Piano piano, senza neppure accorgercene, stiamo perdendo la dignità umana che ci rendeva unici per noi stessi e indispensabili per tutti. Compreremo i panettoni, andremo a spendere gli ultimi spiccioli senza neppure pensare alle tasse che ci stanno sotterrando ma cercando di fare bella figura, soprattutto con gli amici (i parenti sono un’altra cosa), se incontreremo un mendicante, magari gli diremo “ma va a lavorare” e lo disprezzeremo come se di lavoro noi fossimo sazi. Un attimo prima rideremo, l’altro dopo piangeremo, dimenticheremo subito tutto, perché quel tutto accade troppo in fretta.

La colpa non è nostra, ma di qualcuno o forse di tanti che si credono Dio e dettano leggi, parole e falsità, insegnandoci a tenere la testa vergognosamente bassa, umiliati, ignoranti, poveri e senza vita.

Forse siamo ancora in tempo per riacquistare il vero senso del Natale ma dobbiamo fare presto, non cullandoci, bensì ribellandoci a chi vuole negarci tutti i diritti che i nostri avi hanno conquistato e ci hanno insegnato a rispettare, legandoci soprattutto alla nostra cultura, la più bella e integrante che sia mai esistita, perché parte della nostra origine della vita di sempre.

2017 anni fa nacque Gesù Bambino, penso che la metafora sia grande ma non l’abbiamo mai capita. Natale come Gesù Bambino, come il Presepe e le sue statuine, siamo tutti noi, in ogni giorno della nostra vita, nelle cose che affrontiamo, viviamo, superiamo, annientiamo o costruiamo.

Auguri dunque a noi e alla ricerca della nostra identità perduta.

Sofia Ruta




La Modica di Enzo Belluardo




La Pagina augura buon Natale ai suoi lettori




Le ricette della Strega (a cura di Adele Susino)

Filetto glassato alle spezie

Ingredienti:

2 filetti di maiale o di manzo, 1 barattolo di melassa, 1 bicchiere di salsa di soia, 6 spicchi d’aglio, 4 frutti di anice stellato, 1 cucchiaino di pepe della Tasmania macinato grossolanamente, q.b. di olio evo

Preparazione:

Pulire i filetti dal grasso, dalle nervature e dalle pelli. Riscaldare una padella abbastanza capiente da contenerli, quando è molto calda mettere l’olio e i filetti e farli sigillare, esternamente si deve formare una crosticina, internamente, se si usa il filetto di manzo, questo deve restare rosato; il maiale ha una cottura più lunga, ma deve restare sempre succoso. Togliere i filetti dalla padella e metterli da parte al caldo. Unire al fondo di cottura gli spicchi d’aglio, la melassa, la salsa di soia e l’anice stellato e far cuocere fin quando si restringe un poco formando una glassa profumata. Affettare la carne, sistemarla nel piatto da portata, cospargere le fettine con il pepe della Tasmania, nappare con la salsa e servire caldo. Decorare con l’anice stellato e con gli spicchi d’aglio glassati.




I CENTOCINQUANT’ANNI DELL’ARCHIMEDE, UNA GLORIA MODICANA

E’ una delle istituzioni di cui Modica può vantarsi con legittimo orgoglio perché rappresenta il paradigma della vivacità culturale di una città che fu capitale di una potente e ricca Contea. L’Istituto tecnico commerciale “Archimede” ha celebrato, in questo 2017, i suoi primi 150 anni di vita caratterizzati da un “cursus honorum” eccezionale fin dalla sua istituzione. All’Archimede hanno insegnato anche docenti universitari provenienti dai più prestigiosi atenei italiani. E dall’Archimede hanno preso il volo centinaia di studenti che si sono affermati professionalmente nel nostro Paese e all’Estero. Ci piace ricordare, a questo proposito, quanto riportato dal volume che ripercorre la storia dell’Istituto, curato dalla preside Maria Iemmolo, a proposito dei molti giovani che, agli inizi del Novecento, si trasferivano a Modica dai centri della Sicilia sud orientale per studiare all’Archimede che era uno dei quattro Istituti professionali esistenti nell’Isola; gli altri erano a Palermo, Messina e Catania. E’ il racconto di un ex allievo di Scicli, Giovanni Dantoni, scomparso nel 2005, divenuto uno dei cattedratici italiani più importanti. “A Scicli di scuole c’erano solo i cinque anni delle Elementari e i tre anni della Scuola tecnica, corrispondenti alla Media di oggi. Dopo, per continuare, bisognava andare a Modica, un grosso centro, evoluto come una città, a circa dieci chilometri da Scicli. E così feci io nel 1922, a tredici anni. Mi trovai (da solo) una pensione e mi trasferii a Modica dove stavo sei giorni la settimana. Ogni sabato ritornavo a Scicli in treno quando avevo i soldi per il biglietto, a piedi quando non li avevo. Poi, la domenica sera rientravo a Modica”.

Il professore Dantoni fu un insigne matematico, studioso e ricercatore acuto nel campo della geometria algebrica, ove produsse eccellenti lavori scientifici; fu Maestro insuperabile nel fare lezioni ed esami e il suo libro di geometria analitica fu sussidio utilissimo a centinaia di studenti; fu esempio altissimo di rettitudine morale e inoltre, nel corso della sua lunga carriera accademica, ricoprì incarichi prestigiosi (direttore della rivista Le Matematiche, direttore del Seminario Matematico, docente della facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Catania e preside della stessa facoltà per molti anni) e fu anche artefice di numerose ed importanti iniziative che hanno contribuito notevolmente a far risorgere e a far crescere il Seminario Matematico. Dopo la sua scomparsa Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Catania l’ha voluto ricordare dedicandogli l’aula magna.

Una delle tante storie che hanno attraversato, dal 1867, prima, le stanze dello storico palazzo di Corso Umberto, e, dopo, la nuova sede del quartiere Sacro Cuore.

Giusto, quindi ricordare, l’invidiabile traguardo. E il momento conclusivo della ricorrenza è stata affidata al palcoscenico del Teatro Garibaldi con una rievocazione di quello che è stato – e resterà – un “must” della vita dell’Archimede: lo show studentesco dell’8 dicembre. Un momento culturale anche questo, senza dubbio, perché il teatro rappresenta la catarsi della vita e della realtà. Anche per gli studenti che hanno raggiunto invidiabili risultati professionali e per i docenti che hanno tracciato a migliaia di ragazzi il percorso quotidiano verso il sapere.

Al Teatro Garibaldi, sabato 16 dicembre, è stato tributato il doveroso omaggio a quanti hanno saputo sfruttare le loro innate doti per raggiungere il successo – in teatro, in televisione e nella società – già in embrione sulle “tavole” del Garibaldi. Con la presenza istituzionale del dirigente dell’Istituto, Rosario Balistrieri, sono stati ricordati Marcello Perracchio e Ciccio Belgiorno, i rappresentanti più significativi degli spettacoli che calamitavano l’attenzione della città l’8 dicembre fin dagli Anni Sessanta del secolo scorso. I familiari di Perracchio e Belgiorno hanno ricordato storie e aneddoti dei due personaggi. Antonio Grana (componente di uno dei gruppi musicali storici dello show) ha raccontato i retroscena di quelle avventure teatrali, testimonianze indelebili, ad oltre 50 anni di distanza, di una vivacità culturale figlia delle nobili tradizioni locali.

Non poteva mancare un tuffo nella “seconda generazione” dello show. E’ stato Piero Pisana a rendere vivi i ricordi di quegli anni anche grazie ad un collegamento telefonico con l’attore modicano Andrea Tidona, un altro degli studenti ad aver avuto come trampolino le “tavole” del Garibaldi.  Anni accompagnati dalle note di diversi complessi musicali modicani come “Il nostro parere” o “Giorgio e gli astri”, quando imperavano i suoni dell’organo Hammond e delle chitarre elettriche.

E se la nostalgia dovesse avere il sopravvento, il rimedio potrebbe essere semplice: la storia dell’Archimede non finisce qui. Continua ad essere fortemente presente nella realtà di oggi che, spesso, viene assimilata alla società digitale. Con una definizione che fa rimpiangere lo show dell’8 dicembre con gli sfottò degli studenti ai professori, rigorosamente autorizzati da preside e docenti. Come catarsi di una realtà che, quella sì, spesso provoca qualche rimpianto.

Concetto Iozzia

 




versi di versi per versi e detti male detti (di Sascia Coron)

Talvolta sono colto da raptus d’improvviso ottimismo

per difendermi dal quale scrivo bagattelle.

 

Gli uomini devono liberarsi dai loro bisogni ma, se lo fanno tutti assieme,

la Terra sarà completamente ricoperta di merda.

 

Tutti per la pace a fare la guerra e sottoterra la pace per tutti.

 

Dell’odierno parlare son nemico

e, di conseguenza, cerco l’antico.

 

Ista cum lingua, si usus veniat tibi, possis culos et crepidas lingere carpatinas (Con quella lingua, all’occorrenza, potresti leccare culi e sandalacci di cuoio).

 

Noli tu quaedam referendi credere semper: exigua est tribuenda fides, qui multa locuntur (Non credere sempre a chi ti dà notizie: bisogna aver poca fiducia in chi parla molto).

 

Haud semper errat fama (Non sempre la fama sbaglia).

 




L’ARTISTA VEDE OLTRE

PresenzeMediterraneo oggiritmo ed energiaIl mare questo sconosciutoCorcifissioneIl 6 dicembre si è aperta, presso i locali della Fondazione “G. P. Grimaldi”, la mostra di Roberto Cesareo, che si protrarrà fino al 26, “Dal segno… al sogno”.

Dai disegni alle miniature, dai quadri alle terracotte, il viaggio comunica il mondo interiore e il pensiero dell’artista in tutte le sue sfumature.

Narra il mondo, con le sue brutture, la guerra, la devastazione della natura, la disperazione di chi è costretto a lasciare la propria terra, ma lassù, nel cielo, fra le nuvole scorge la speranza di qualcuno che guarda il mondo con pietà e conforto. Spiega il legame essenziale e inscindibile fra l’uomo e la natura attraverso l’umanizzazione degli alberi che denunciano come violentare la natura non sia altro che violentare l’umanità. Denuncia la stupidità della guerra di fronte alla saggia neutralità del pianeta.

Il fascino delle opere di questo artista è arricchito dalla molteplicità delle tecniche che abitualmente affronta, ripercorrendo spesso le strade indicate dagli antichi maestri e non attraverso una rivisitazione fantasiosa ma rispettando scrupolosamente gli strumenti usati, addirittura cercando vecchi materiali per ricreare con maggiore suggestione il passato. Le sue mostre pertanto rivelano sempre nuove scoperte e regalano nuove sorprese, non sono mai prevedibili e scontate.

Alla base di tutto questo c’è una profonda, intensa curiosità artistica, quella curiosità che, da professore, condivideva con i suoi alunni quando li accompagnava a scoprire le bellezze architettoniche della città, quella curiosità che stimolava e affascinava i ragazzi facendo loro apprendere molto di più che non mille lezioni verbose e soporifere.

Perché l’artista vede oltre, il suo sguardo penetra le cose, le persone, i fatti, la storia, lo fa con una mente capace di aprirsi al mondo più della nostra, lo fa con la curiosità di capire, di scavare, di sperimentare. Il mondo dell’artista è un mondo di scoperte, di meraviglia continua di fronte alla realtà ma anche di fronte all’immaginazione, o meglio di meraviglia stimolata dall’immaginazione. Tutto questo si traduce nell’impellenza di comunicare col mondo, perché il mondo altro non è che un’estensione di sé. Occorre però la capacità di farlo e questa è un dono, il dono che trasforma l’uomo in artista e che ne fa la fonte che riversa in noi, che tale dono non possediamo, pensieri, scoperte, sensazioni. Ecco perché occorre impadronirsi delle tecniche del presente e del passato, un modo, anche questo, di spiegarci che presente e passato non esistono, esiste solo il mondo, la vita, il tempo che scorre e torna su se stesso in un cerchio continuo e immutabile che raccoglie tutte le cose e tutta l’umanità.

LuM




NATALE: È TEMPO DI REGALI

La sorte dell’abete posto a decorare Piazza Venezia a Roma, l’ormai celeberrimo Spelacchio, defunto non prima di aver lasciato a terra alcune palle, sembra essere singolarmente simbolica di quella degli italiani che in questo periodo hanno ricevuto doni.

Tanti doni. Anche dall’estero. Alcuni attesi da decenni, altri apparentemente gradevoli, altri ancora non richiesti e non graditi.

Dagli USA arriva il regalo di Trump ad Israele: Gerusalemme è la capitale dello Stato e lì verrà spostata l’ambasciata americana. Questa decisione dell’inaffidabile Donald-dal-ciuffo, che una ne pensa e cento ne fa, ha avuto come ovvio e prevedibile risultato il riaccendersi dell’intifada e con essa la consueta violenta ed abnorme risposta israeliana, che ai lanci di pietre palestinesi contrappone missili e cannonate. Per gli italiani cosa cambia? Oltre alla paura per l’ennesima iniziativa guerrafondaia di un affarista senza scrupoli, paura peraltro ampiamente condivisa in primis da tutt’Europa, i tanti italiani cattolici desiderosi di passare il Natale nei luoghi santi non potranno farlo: i palestinesi hanno abolito il Natale e a Betlemme niente mangiatoie, buoi e asinelli a riscaldare il santo Bambino; a Nazareth e a Gerusalemme i pellegrini potrebbero trovarsi coinvolti in sassaiole, attentati, sparatorie e retate… con buona pace per lo spirito natalizio.

Sempre dall’estero, ma senza clamore, anzi, quasi all’ammucciuni, sono arrivati due pacchi-dono che nessun italiano di certo ha chiesto a Babbo Natale. In due scatoloni di legno sono tornati in Italia i resti di Elena del Montenegro e di Vittorio Emanuele III, ultimi monarchi della disastrata, e ormai definitivamente degenerata, casa Savoia. Tumulati in Piemonte grazie, pare, ad un pietoso interessamento del Quirinale, gli ultimi eredi del re che favorì l’entrata in guerra nel 1915, che avallò il colpo di stato e il conseguente regime fascista nel ‘22, che non si rifiutò di promulgare le infami leggi razziali nel ‘39 e che fuggì vigliaccamente lasciando il Paese in balìa dei nazisti il 9 settembre del ‘43, adesso auspicano una trionfale sepoltura al Pantheon e una piena riabilitazione del reale congiunto. Ci chiediamo perché, invece di sfrattare i Savoia dal Pantheon e riportarli a Chambéry, possibilmente accompagnati dalla sacra (?) Sindone, gli italiani protestino vivamente indignati, dai partigiani dell’ANPI alle Comunità Ebraiche, ma poi non sappiano reagire altro che a parole. Già si profila il rientro di Bettino Craxi da Hammamet… a questo punto perché non concedere il Pantheon a Mussolini o ad Andreotti? Han ben fatto la Storia anche loro!

Un regalo atteso da anni, un riconoscimento di un diritto sacrosanto rivendicato con tanta sofferenza e tanto dolore, è finalmente arrivato. Il testamento biologico è legge: ognuno di noi, nel pieno possesso delle facoltà mentali, potrà decidere se e come essere curato in caso di malattia degenerativa, allontanando da sé l’orrore dell’accanimento terapeutico e dei trattamenti lesivi della dignità della persona.

Tutto bene? No, naturalmente. Nonostante la posizione di grande misericordia verso i malati terminali di papa Francesco, anzi forse per questo in aperta contrapposizione, il vescovo a capo delle strutture sanitarie cattoliche ha dichiarato che in esse la legge non troverà applicazione.

Più realisti del re, questi bigotti spietati mostrano un disprezzo per i sofferenti e per le leggi dello Stato assolutamente intollerabile. Rasentano la bestemmia nel peccare di superbia andando contro la volontà del Creatore, che ha previsto la fine terrena di tutte le sue creature, e arrivano a dichiarare che chi non è d’accordo con il loro concetto di difesa ad oltranza della vita deve andare a cercare aiuto altrove.

La domanda nasce spontanea: è meglio cacciare i malati dai nosocomi cattolici o è più opportuno sciogliere le convenzioni tra sanità pubblica e strutture private cattoliche? La risposta la darà, come sempre, il dio denaro: troppi soldi sono in ballo e certi atteggiamenti integralisti probabilmente, e ipocritamente, rientreranno. Staremo a vedere.

Infine, quando finalmente a metà dicembre arriva la tredicesima a ridare un po’ di fiato alla gente, implacabilmente e in contemporanea arriva l’indesiderato regalo del fisco: il saldo IMU e TASI. Con una mano lo Stato dà, con l’altra riprende.

L’anno finisce, come sempre, in un tripudio di vaffa!

Con tanti auguri di decente sopravvivenza a tutti, proviamo a far nostre le ultime parole del patriota milanese Amatore Sciesa: TIREMM INNANZ!

Lavinia dNP

 




DALLA LIRICA AL POP, MA CHE POP!

Il ragusano Lorenzo Licitra ha vinto l’ultima edizione di X Factor. In pochi se l’aspettavano, ma sicuramente nella serata finale si è esibito al meglio delle sue capacità dimostrando tutta la valenza della sua voce.

Era arrivato un po’ come né carne né pesce, quasi indeciso tra la musica lirica e quella leggera, al punto che in tanti hanno pensato che non avesse le stesse possibilità dell’altro ragusano, Domenico Arezzo, che era parso molto più pronto di lui per tenere il palcoscenico da protagonista. Ma Fedez aveva sorpreso tutti eliminandolo, al contrario della Maionchi, che era stata molto abile nel vedere le grandi possibilità di Lorenzo. Probabilmente Domenico era solo incappato nell’annata no del celebre rapper, che si era invece dimostrato in passato molto preparato e capace di scelte azzeccate, infatti quest’anno ci è sembrato abbia gestito in maniera inadeguata anche il percorso di Samuel Storm, il giovane nigeriano che aveva impressionato tutti alla prima esibizione al punto che molti l’avevano ritenuto fin da subito un possibile vincitore.

Bravissima è stata invece Mara Maionchi, che ha saputo trarre da Licitra tutto il meglio collocandolo nella sua reale dimensione, nella quale, inutile dirlo, gli auguriamo grandi successi. Il solo timore, e non da poco, è che possa essere risucchiato dai produttori italiani, che negli ultimi anni ci hanno dimostrato di essere bravissimi a mortificare la personalità dei nostri cantanti. E’ ovvio che devono attenersi alle leggi del mercato e pare che tali leggi dicano che la musica più venduta (quindi quella che serve a fare soldi, tanti, maledetti e subito, non a generare canzoni che restano nel tempo) è quella piatta e incolore che si produce adesso. Ma, se davvero è così, perché quella più amata da giovani e meno giovani è per lo più quella straniera? Non ci pare un caso che il singolo dei Maneskin (classificatisi secondi) abbia scalato in pochissimo tempo tutte le classifiche.

Giovanotti è da tanti anni un cantante affermato in Italia. Sicuramente un bravo cantante, ma solo l’album prodotto quest’anno da un mostro sacro della musica mondiale quale Rick Rubin, è veramente degno di rilevanza internazionale, sia per i pezzi scelti, sia per la struttura musicale in essi prodotta. Questo dovrebbe pur dire qualcosa!

Posto che Licitra non è né un cantante d’operetta né un Michael Buble de noantri, come qualcuno aveva sospettato all’inizio, adesso ci auguriamo che riesca a difendere la sua vera dimensione oggi trovata e non si faccia risucchiare e appiattire nella banalità di troppi. Ci rendiamo conto che non sarà facile, perché Lorenzo è giovane e, al contrario di Enrico Nigiotti, l’altro cantante portato in finale dalla Maionchi, che abbiamo avuto l’impressione intenda difendere la propria personalità musicale, peraltro acquisita da tempo, contro tutto e contro tutti, ci è parso fin troppo fiducioso di ciò che gli altri avevano pensato per lui, anche se, per sua fortuna, in questa situazione in particolare il risultato è stato estremamente positivo. Speriamo pertanto che oggi abbia acquisito la consapevolezza di quella che deve essere la sua strada e voglia percorrerla nel modo che gli consente di valorizzarsi sempre di più. Certo, è una strada difficile, ma la sua splendida voce gli consentirà di percorrerla alla grande, ne siamo certi.




ASSALTO ALLE SPALLE: CITTADINI CORNUTI E MAZZIATI

Il comune di Modica di recente ha creduto bene di rovinare le feste a un bel numero di cittadini.

Lo ha fatto inviando ai residenti una lettera raccomandata invitandoli a pagare un surplus di tassa sui rifiuti, un balzello per una presunta dichiarazione mendace sulla cubatura dell’immobile di abitazione.

Per il modo e per il periodo in cui questo avviene lo si percepisce come un agguato, una sorta di assalto alle spalle nel momento in cui si è appena prelevato presso lo sportello bancomat. A dicembre arriva la tredicesima? Ecco il momento per fare un prelievo!

La lettera raccomandata recapitata obbliga il cittadino a versare una somma, considerevole perché cumulativa di cinque anni, relativa alla differenza di cubatura dichiarata al Comune e quanto risulta dalla revisione catastale.

Che il catasto abbia effettuato una revisione si è sentito dire, ma nessuno ha specificato che ciascuno doveva recarsi in quegli uffici per verificare la situazione della propria abitazione pena incorrere in spiacevoli situazioni di cumuli di pagamenti per mendacità presso il Comune.

Insomma, una parte di cittadini, quelli che abitano in case di remota costruzione e di altrettanto remota registrazione al catasto, si trovano in situazione di difetto senza saperlo. L’anomalia tra la vecchia dichiarazione e la nuova revisione di misura pare sia dovuta all’adozione da parte del catasto di nuovi parametri.

Non ci si può non chiedere perché un’agenzia istituzionale chiamata ad effettuare questa revisione non abbia poi l’obbligo di comunicarla al proprietario dell’immobile. Forse lo ha comunicato al Comune cui spettava la verifica delle anomalie, forse! Ma il Comune, che notoriamente ha un organico deficitario sulla comunicazione, ha sorvolato! Risultato? Ad essere morosi risultano gli ignari cittadini!

Ma non ci sarebbe da organizzarsi e fare un bel ricorso cumulativo per suddividere le spese legali? Purtroppo ciascuno ha beghe personali di cui farsi carico e finisce col lasciar correre.

In questa vicenda la cosa assai insultante, insopportabile e anche offensiva è che tutto questo non viene comunicato con una lettera esplicativa, scritta usando il linguaggio corrente, l’italiano, in modo che il cittadino possa comprendere, no, viene comunicato ed imposto con una raccomandata in stile burocratico criptico.

Una lettera scritta in modo da illustrare il senso e la ragione del provvedimento sarebbe sperare troppo! Sarebbe stato trattare il cittadino da persona in grado di capire e farsi una ragione del dovuto. La lettera recapitata è invece scritta in “legalese”, cioè nel gergo tecnico degli avvocati quando comunicano all’interno del loro ambito.

Il comune cittadino che ha ricevuto un tabulato di sei pagine, pieno di cifre, di cui due facciate piene da ben 12 “visto” con citazione di articoli di legge e relativi commi, più un “verificato” che evidenzia la violazione della cubatura, una lettera che conclude con la notifica di pagamento riportata nel bollettino accluso, risulta una sorta di mistero su cui bisogna chiedere lumi.

Chi sa di avere effettuato pagamenti regolari per ogni scadenza annuale pensa ad un errore, non sarebbe una novità, il Comune negli anni ha più volte emesso bollette che risultavano doppioni o semplici verifiche a cui bisognava dimostrare di possedere ricevute di avvenuto pagamento.

Questa pratica dell’onere della prova sempre a carico del cittadino perché presunto evasore ha rotto i c… ma siccome ciascuno ha un quotidiano complesso da affrontare e da reggere, siccome nessuno ha il tempo di occuparsi della questione fino a farla diventare una vergogna da far ricadere sull’apparato che non effettua le dovute e possibili verifiche, siccome nessuno ha denaro da destinare ad un avvocato con cui studiare il problema e inventare una causa a nome collettivo contro un apparato che si tutela a scapito del tempo e della pazienza del cittadino, siamo ormai rassegnati solo borbottiamo e tolleriamo.

Nel caso della succitata raccomandata il cittadino, non riuscendo a rendersi conto della natura del provvedimento, è stato costretto a recarsi presso gli uffici competenti per chiedere chiarimenti.

Tralascio di descrivere la frustrazione di vedersi sottrarre una mattinata, a volte due, del proprio tempo presso un ufficio affollatissimo dove non esistono neanche i numeri che regolano l’ordine di udienza.

Mi soffermo invece sullo stile della comunicazione adottata, ma chi scrive queste lettere a chi si riferisce? Presume forse che i cittadini tutti abbiano una laurea in legge? Ma chi autorizza questi scriventi a far sentire imbecille il prossimo? Abbiamo forse a che fare con una mente affetta da sadismo? Una mente malata che gode nel veder umiliato il lettore della sua missiva? Una mente che gode a veder entrare in agitazione nervosa chi si sente trattato da ignorante e da inadeguato?

Non credo che si tratti di questo! Credo piuttosto che chi dovrebbe mettersi nei panni del cittadino, cioè l’amministratore, cioè colui che i cittadini hanno votato per essere rappresentati, cioè presi in considerazione, non abbia fatto il suo dovere, in altri termini che se ne sia fregato.

Se il Sindaco non avesse dimenticato questa funzione delicata, se non avesse declinato la responsabilità che ogni cittadino di fatto gli affida quando lo sceglie per delegarlo a questa funzione, avrebbe dovuto leggere questa lettera e chiedere la traduzione in termini comprensibili per tutti.

Avrebbe dovuto mettersi nei panni del comune cittadino e chiedere il rispetto che gli è dovuto sempre, ma che non gli si può negare nel momento in cui gli si impone un ulteriore balzello, nel momento in cui tutto sembra dimostrare che si è scelto il momento di ricevimento della tredicesima per decurtargliela con una stangata calibrata su una presunta mendacità di cui comunque il singolo non è responsabile.

Il sindaco Abbate di questa leggerezza dovrebbe avere profonda vergogna, dovrebbe chiedere scusa ad ognuno, dovrebbe chiedere scusa per avere atteso cinque anni per applicare questo provvedimento, ma forse pensava di non dovervi ricorrere come ha fatto fino a che la cassa glielo ha consentito, adesso che il piatto piange vi ricorre, e non bada neanche ad evitargli la perdita di tempo per la fila in un ufficio che è l’emblema della miseria e dell’umiliazione.

Adesso, che è sopraggiunta la condizione di bisogno per la cassa, ha messo da parte il pudore e a scelto lo stile di chi si apposta per vedere quando riscuoti e ti assale alle spalle.

Ma no! Figuriamoci! Il Sindaco non c’entra, lui poverino ha solo deliberato l’affido del recupero del credito (per fare cassa, certo, cioè per dimostrare alla banca che può richiedere e ottenere un anticipo di cassa, perché ha la copertura di un credito che sta per esigere con serietà) affidando il compito ad un’agenzia esterna che fa questo mestiere, “recupero crediti” appunto!

Non è la prima volta che agisce questa strategia, l’anno scorso fu il turno delle bollette pazze sull’acqua, ora tutti si è pensato alla medesima condotta attorno al canone rifiuti.

Molti cittadini infatti si sono messi di buona volontà, hanno ordinato le ricevute dei pagamenti degli ultimi cinque anni e con la mazzetta ordinata si sono recati nell’ufficio per dimostrare la loro regolarità contributiva. Dopo avere effettuato le ore di fila si sono sentiti dire che erano mendaci nella dichiarazione della cubatura e che quindi per gli ultimi cinque anni dovevano comunque pagare quanto indicato nel bollettino, in unica soluzione o rateizzato.

Per gli anni futuri poi, se ritengono ingiusta la superficie attestata dal catasto potranno reclamare presso l’apposita agenzia, esibendo una misurazione dell’immobile effettuata da un tecnico abilitato alla professione in modo da effettuare eventuale rettifica, e, una volta ottenuta, fornire al comune la planimetria corretta recante il calcolo già effettuato della misura della superficie dell’immobile.

Insomma il Comune va deresponsabilizzato, può solo ricevere notifiche con procedure sbrigate e pagate dal cittadino, il Comune può solo prendere nota, ricevere e annotare un lavoro effettuato a spese del cittadino.

Il Comune di suo non fa ordine sulla situazione abitativa del territorio, non è soggetto attivo, non ha personale per fare progetti di riordino.

Il Comune attende e notifica, dà per scontato che a fare ordine sia il singolo, e sopratutto che sia in grado di dimostrare questo ordine effettuato presso gli enti preposti, enti con cui l’Ente Comune come istituzione non comunica direttamente, non richiede confronto di dati, non è interfacciato per via informatica, non gli serve, sono problemi del singolo a cui viene, come sempre, imputato l’onere della prova.

Il Comune però sa benissimo che nella realtà tra la dichiarazione del cittadino e l’agenzia catastale c’è discrasia, lo sa e vi ricorre quando ha bisogno di recuperare denaro, ma a comunicare col catasto delega, pagandola, una società privata che impiega uomini e mezzi per effettuare la punizione economica di chi non ha aggiornato la propria posizione comunicando al Comune le misure aggiornate dal catasto.

Per effettuare l’applicazione delle sanzioni la società delegata giustamente si affida ad un avvocato per la stesura del provvedimento, l’avvocato fa il suo mestiere, scrive nel gergo che un giudice può capire, perché l’avvocato sa che deve cautelare la società e il Comune che verso la società è datore di lavoro, li deve tutelare verso eventuali ricorsi.

Ecco spiegato lo stile (legalese) della lettera ricevuta dai cittadini, non è una lettera di comunicazione, è un’ingiunzione di pagamento a norma di legge, tutte quelle citate nel “papello” spedito.

Per la società di riscossione il cittadino non ha volto né anima, per la società è un numero, anzi è semplicemente un evasore, alla società non importa se in buona o malafede, lei è tenuta ad esigere la multa per l’infrazione, basta!

Diciamo che manca chi deve comunicare col cittadino, manca quella funzione che ogni municipio dovrebbe avere su deliberato delle amministrazioni elette dai cittadini.

Complimenti, signor Sindaco, proceda così, vedrà che prima o poi i cittadini si svegliano, e, chissà, oltre a fare ricorso legale contro il procedere del Comune, magari stanchi di questo stile, non la rieleggono, dimenticando che hanno goduto di tante sagre e di tanti spettacoli pirotecnici.

Carmela Giannì