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COME SI PRESENTA MALE IL 2017!

La mezzanotte era appena passata e tanti di noi speravano di essersi lasciati alle spalle un anno disgraziato, il 2016, che di disgrazie ci aveva cibato fino alla fine ma non tutti. Tanti, infatti, li aveva colpiti alle spalle, come un vile, uccidendoli o portando via i loro cari senza un motivo plausibile per poter continuare a vivere, se non serenamente, con rassegnazione.

Sbaglio, non lui ma gli uomini dell’anno!

Festeggiavamo dunque indifferenti alla perdita dei nostri fratelli, dei nostri cuori, delle nostre menti, della nostra coscienza, sperando che l’anno nuovo ci avrebbe fatto dimenticare in fretta il terrore di vivere con la consapevolezza di poter morire da un momento all’altro, in qualsiasi posto, in qualsiasi paese, in qualsiasi occasione comune.

La mezzanotte, dicevo, era passata da poco più di mezz’ora, un’ora, ed era appena entrato nelle nostre case il 2017, quando a un tratto, tra la musica e le parole che ascoltavo in tv, a casa di amici, ridendo e scherzando, e con la mia mamma accanto, quando ci eravamo fatti appena gli auguri per un nuovo anno di speranza e migliore di quello appena trascorso… ecco che leggiamo nei sottotitoli e poi guardiamo anche le immagini del primo attentato dell’anno alla gente più semplice e comune, a Istanbul, in Turchia. Un uomo (o forse tanti), forse travestito da babbo Natale, ha sparato all’impazzata sulla gente che festeggiava l’arrivo del nuovo anno in un night club.

Disillusi, increduli e senza parole. In un attimo tutto è cambiato. Il terrore aveva bussato ancora e aveva trovato la porta aperta, quella che solo le persone più povere e oneste non potranno mai chiudere: i nostri pensieri verso i figli lontani, i viaggi da affrontare, l’anno da attraversare, il terrore da affrontare e tutto con una sola domanda o due o tre: Perché tutto questo odio?

Perché perché la guerra? Perché non la pace? Dove finisce la ricchezza che sta riempiendo le tasche dei più avidi e cattivi? In quale strada abbiamo perso la libertà del nostro coraggio? Quando torneremo a sorridere felici alla vita?

Mi viene da pensare a Dante e, leggendo solamente la parte iniziale generale de l’Inferno, capisco quanto lui allora abbia guardato avanti senza mai voltarsi indietro col suo “fatale andare”.

Sofia Ruta

 

 




UN VIAGGIO SUGGESTIVO

img_6814img_6853Succede, ed è un prodigio, che essendo impossibilitati a viaggiare, inaspettatamente ci viene regalato un viaggio senza spostarci, cioè senza cambiare luogo.

Ho vissuto questa esperienza dell’anima durante le recenti festività natalizie, per ben due sere, rispettivamente il 27 e il 28 dicembre, presso il chiostro di S. Maria del Gesù a Modica alta. In questo luogo fantastico, che ha anche il pregio di avere un’acustica eccezionale, sono stati allestiti due concerti, concepiti come due viaggi, strutturati come due esperienze.

Sono stati due eventi ricchi di suggestioni, due appuntamenti di quelli che lasciano traccia per diversi giorni, di quelli che si digeriscono lentamente, di quelli che, come un farmaco, agiscono a lento rilascio. Eventi che invadono la mente perché scuotono le emozioni, attivano l’immaginazione, scaldano la fantasia, squarciano le nubi del quotidiano e prospettano l’orizzonte di luce. Due eventi capaci di trasportare altrove, di far vivere l’inconsueto, di prospettare l’inedito, proprio quello che il viaggio regala.

L’evento-viaggio della prima serata, un concerto lirico: una soprano, Silvana Froli; un tenore, Roberto Cresca; una flautista, Sara Tonini; un pianista, G. Pappalardo Fiumara. Tutti di strabiliante bravura, dotati di eccellente talento musicale ed interpretativo.

L’inedito e affascinante ordito dello spettacolo è scaturito dal fatto, assai insolito, che le arie d’opera erano innestate in una narrazione (effettuata dal tenore Roberto Cresca con sapiente eloquio), scaturivano cioè dall’esperienza di relazione durante la coabitazione presso Milano di due musicisti studenti geniali come Mascagni e Puccini, scaturivano da un intreccio di vissuti biografici.

Diciamo che il canto esprimeva l’esito dell’afflato creativo tra due maestri, che, in un crogiolo di creatività, si davano spunti l’un l’altro, dove emulazione e scommessa giocavano una partita continua.

Insomma in scena non sono volate solo note, melodia e bel canto, ma emozione vissuta da due personaggi che sul palcoscenico hanno finito per vibrare come due voci fuori campo, come due personaggi impalabili ma recitanti.

Con questo espediente narrativo, oscillante tra vissuti e aneddoti, i due musicisti studenti, destinati a diventare quei grandi autori che tutti conosciamo, hanno preso corpo ed hanno elargito musica e armonie canore a quattro eccellenti artisti, che hanno saputo rendere il meglio della lirica e l’intrigante suspance della prosa, sfruttando il genio della loro eccellente tecnica e le loro abilità creative. Il resto lo ha fatto l’eccezionale acustica della chiesa, assolutamente straordinaria.

L’evento-viaggio della seconda serata ci ha trasportato nel mondo del fantasy grazie al suono dell’arpa celtica suonata magistralmente da Fabio Rizza.

Questo concerto portava il titolo “Luminescenze, concerto-convegno”. Per decifrare questo singolare titolo occorre dare qualche cenno sul curriculum di Fabio Rizza: studente prossimo alla laurea in arpa presso il conservatorio di Parma, ma già autore di due spartiti per arpa celtica pubblicati dalla casa editrice “Stella Mattutina Edizioni” di Firenze; ha partecipato nel marzo 2016 al festival internazionale “Celtica” in Valle D’Aosta a Courmayeur; sempre nel 2016 si è esibito come solista con l’arpa celtica presso il ridotto del teatro di Ravenna.

Per realizzare “Luminescenze” non si è limitato ad eseguire brani di sua composizione e di altri noti autori di brani per arpa celtica, ma ha chiamato sul palcoscenico, realizzando così una sorta di coreografia luminosa fantasmatica, Emanuele Spadola, un artista di “flow arts” (arti fluttuanti), una sorta di giocoliere capace di creare effetti luminosi nell’aria.

Non ci vuole molto ad immaginare il prodigio fiabesco per i bambini presenti al concerto, ma l’incanto non era da meno per gli adulti nel vedere questa danza sincronica tra note ed effetti luminosi danzanti intrecciarsi alle note.

Inoltre, come se il gioco di luci fluttuanti non bastasse, ha creduto bene di effettuare un un’alternanza scenica con un ulteriore innesto, un altro giovane artista, Massimo Gianchino, che la magia l’ha tirata fuori con sonorità da uno strumento chiamato ”hang drum”. Una coralità di arti ed effetti capaci di rendere magico il tutto.

Le parole non possono rendere gli effetti sonori né quelli visivi, pertanto possono sembrare un panegirico, ma non è così, anzi non hanno il potere di rendere la magia che i numerosi presenti hanno potuto godere.

Per la sottoscritta lo spostamento per vivere questo duplice incantevole viaggio è stato di quartiere, da giù a sopra, in quell’angolo di città fino a poco tempo fa in letargo.

E’ bastato disincatenare il gioiello di S. Maria del Gesù, affidarlo alla custodia e alla cura di un’impresa culturale (associazione culturale L.A.P.) gestita da giovani che hanno capito qual è la direzione da tenere nel fare impresa in questo delicato settore, giovani che sono disposti a scommettere e rischiare sul piano economico, che sono capaci di concepire idee di promozione, che sono abili nell’intessere relazioni da cui scaturiscono questi eventi.

L’associazione L.A.P. (Laboratorio Autonomo Potenziale) gestisce la chiesa-chiostro dallo scorso agosto, ha già messo in cantiere 14 iniziative: presentazioni di libri, spettacoli teatrali, mostre d’arte contemporanea e concerti, è un fiume in piena e le iniziative sono tutte di alto livello artistico. Si finanzia con l’introito dei biglietti dei visitatori e per quanto riguarda gli spettacoli divide l’introito dello sbigliettamento in 80/20, cioè con l’ottanta per cento remunera gli artisti, mentre col venti per cento sostiene le spese.

I concerti-viaggio di cui abbiamo detto sopra godevano di tre patrocini: Comune, Consorzio Turistico, Fondazione Mascagni. Tutti e tre patrocini di natura morale, senza il becco di un quattrino.

Appare ovvio, non occorrono operazioni di alta matematica, per comprendere che per gli operatori culturali che scommettono e per gli artisti che si prestano al decollo d’un’impresa con il solo rimborso spese, un futuro può esserci se il pubblico del letargo si sveglia e comprende che può godere di opportunità di altissimo livello senza spendere cifre astronomiche per il biglietto e sopratutto senza spostarsi in grandi città per raggiungere i teatri famosi.

Purtroppo il risveglio dal letargo è lento e va sollecitato col contatto personale, con il dialogo diretto e la stretta di mano, richiede un lavoro lungo, richiede la delicatezza delle carezze corporee.

Carmela Giannì

Foto Andrea Scarfò

 




Buon 2017!