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La Modica di Enzo Belluardo




Attenzione! Rotonda pericolosa




TRIBUNALI SICILIANI DA RIAPRIRE: PARLAMENTARE REGIONALE DEL PD “CORRE DA SOLA” E NE DIMENTICA DUE

Ma i deputati regionali del Pd si parlano? Comunicano tra di loro? Fanno gioco di squadra quando c’è da raggiungere un obiettivo?

Sembrerebbe proprio di no. Almeno stando a quanto accaduto in questi giorni all’Assemblea regionale siciliana. La deputata Dem, Annunziata Luisa Lantieri, di Enna, ha presentato un emendamento al progetto di bilancio della Regione siciliana: ha chiesto la previsione, nel documento finanziario, di un capitolo di spesa in modo che possa essere attuata la convenzione Stato-Regione che autorizza il pagamento delle spese di personale e manutenzione dei Tribunali soppressi a carico della Regione. L’emendamento, tuttavia, al momento, è stato presentato solo a beneficio del Tribunale di Nicosia, escludendo gli altri due siciliani penalizzati dalla nuova geografia giudiziaria, vale a dire quelli di Modica e Mistretta.

La deputata del Pd ha privilegiato – legittimamente – il suo territorio e il proprio bacino elettorale. Ma non ha fatto, certamente, gioco di squadra dimenticando di coinvolgere i colleghi interessati allo stesso argomento. I quali, dal canto loro, avevano le “antenne” abbassate e non sapevano nulla dell’iniziativa di Annunziata Lantieri.

Come ovviare alla corsa solitaria della parlamentare ennese e cercare di riaprire un percorso che, con il precedente Governo Crocetta, era stato costellato solo di inutili promesse?

L’emendamento-Lantieri ha già superato l’esame della commissione affari istituzionali e dovrà passare al vaglio della commissione bilancio che potrebbe dare “disco verde” per l’aula.  Sarà qui, in sede di discussione del documento finanziario, che i deputati iblei e messinesi, interessati (così si spera) alla vicenda dovranno scendere in campo per inserire e fare approvare un sub emendamento che corregga la “svista” della collega Lantieri e faccia rientrare nei benefìci di una convenzione Stato-Regione anche i Tribunali di Modica e Mistretta, e non solo quello di Nicosia. Sarebbe auspicabile una battaglia comune dei parlamentari Dem. Nella speranza che, stavolta, riescano a parlarsi e a comunicare!

Concetto Iozzia 

 




Le ricette della Strega (a cura di Adele Susino)

Riso Venere con pesto di pomodorini e finocchietto

Ingredienti:

500 gr di riso Venere integrale, 1 mazzetto di finocchietto selvatico, 1 cucchiaio di semi di finocchietto, 1/2 tazza di mandorle, 10 pomodori datterino, 10 pomodori salati, 1 piccola testa di aglio fresco, 2 fette di limone sotto sale, q.b. di olio evo.

Preparazione:

Per preparare i limoni sotto sale scegliere limoni non trattati appena raccolti, lavarli e asciugarli bene, tagliarli a fette spesse e inserirli in un barattolo sterilizzato alternando le fette con sale grosso, meglio se integrale (io uso il sale di Mozia). Chiudere il barattolo e metterlo in frigorifero, si possono usare dopo 10/15 giorni.
Cuocere il riso in acqua bollente salata (il doppio del peso del riso) per circa 40 minuti. Spellare i pomodori, sciacquare le fette di limone, mettere a bagno le mandorle per un’ora, spezzettare il finocchietto togliendo le parti più coriacee e tostare leggermente i semi di finocchietto, inserire tutti questi ingredienti nel frullatore insieme all’olio in quantità tale da ottenere un pesto semi fluido. Scolare il riso, condirlo con un filo d’olio e amalgamarlo con il pesto mescolando sempre con due forchette, servire tiepido o a temperatura ambiente.




MOVIDA E TURISMO

“A mezzanotte va

la ronda del piacere

e nell’oscurità

ognuno vuol godere”

Sempre attuali questi versi di un vecchio tango!

Anche Modica vive il fenomeno della movida notturna, pur se circoscritta al solo Corso Umberto e dintorni, e solo nel fine settimana.

Per soddisfare i nottambuli, bar e ristoranti cercano, soprattutto in vista della stagione estiva, di attrezzarsi anche all’esterno dei propri locali, che nel centro storico sono spesso di modeste dimensioni.

La cosa trova in Comune grande apprezzamento: l’occupazione di suolo pubblico si paga a caro prezzo, e quindi rappresenta ossigeno puro per le finanze perennemente disastrate dell’Ente.

In odor di elezioni, il Sindaco ha fatto partire i lavori di allargamento del marciapiede nel tratto da Piazza Monumento a San Pietro, nell’ottica di rendere pedonale almeno quel tratto di strada: glihabituée dello struscio gradiranno certamente questa iniziativa, così come i gestori dei locali di ritrovo.

Per contro, sia i residenti che coloro che quotidianamente percorrono il Corso per motivi di lavoro o per sbrigare faccende presso uffici comunali, banche e quant’altro, vedono ancora ridursi non solo lo spazio di parcheggio, ma anche l’ampiezza della carreggiata stradale. Di fatto, ormai avventurarsi in centro, specie se si è di premura, è diventata un’impresa. Non bastando l’ingombro dell’esecrabile Trenino Barocco, ultimamente si è vista tollerata la sosta in doppia fila dei bus turistici!

Ci chiediamo come e dove, in mancanza di vie alternative al Corso, possano passare ambulanze, vigili del fuoco, polizia e carabinieri in casi di emergenza. Già adesso, anche senza isole pedonali, tra concerti pop davanti al municipio e innumerevoli feste parrocchiali corredate di processioni e bancarelle, se mai si dovesse verificare un’emergenza seria le conseguenze sarebbero pesantissime. Non dimentichiamoci mai che siamo in zona sismica di primo grado oltre che soggetti ad improvvise inondazioni.

Questa città sta conoscendo un notevole incremento di visitatori, dagli studenti in gita scolastica a stranieri provenienti da ogni parte del mondo. Tutti vengono perché attratti dalla bellezza insolita dei luoghi e dalla fama dei prodotti del territorio.

Montalbano e la cioccolata hanno dato a Modica una visibilità planetaria. Ma non si vive di solo turismo mordi-e-fuggi o di costose barrette di ruvido cioccolato.

Chi viene a Modica da lontano, sfidando servizi di comunicazione e strade da terzo mondo, ha diritto ad ospitalità ben gestita e a cibo di qualità ben fatto e ben servito, ma ha anche quello di poterla vedere in tutta la sua bellezza. Musei e chiese dovrebbero essere visitabili tutti i giorni, e la vista dei palazzi ricchi di portali e mensole di balconi di pietra riccamente scolpiti non dovrebbe essere impedita da una congerie di gazebi, ombrelloni e simil-serre di plastica piazzati su marciapiedi che, di fatto, diventano impercorribili dai pedoni, costretti a dribblare tavolini, sedie, fioriere e camerieri!

Al sindaco Abbate, se riconfermato, o al suo successore chiunque esso sarà, chiediamo per prima cosa di mettere ordine nel settore turistico, dall’offerta alberghiera, in tutte le sue forme, alla ristorazione, evitandone concentrazioni e sovrapposizioni nocive e promuovendone la localizzazione anche nelle altre parti della città, a partire da Modica Alta, ingiustamente negletta. Riordinare e ridistribuire gli eventi che attirano visitatori anche in altre zone porterebbe beneficio a tutti.

Chiediamo anche di studiare con cura la viabilità alternativa in caso di chiusura di strade al traffico veicolare, e di predisporre adeguati spazi di parcheggio serviti da navette efficienti. Se finalmente si decidesse di progettare una stazione per gli autobus, sia turistici che di linea, la città ringrazierebbe commossa.

Chiediamo di rivedere la quantità di zone di parcheggio a pagamento a fronte di quelle gratuite, secondo i parametri stabiliti per legge.

Chiediamo di riaprire il parcheggio dell’Ospedale, chiuso ormai da anni in attesa di una sua sistemazione.

In qualche polveroso cassetto dell’Ufficio Tecnico giace da anni un Piano del Traffico, redatto da specialisti della materia, messo lì da abili buro-politici specializzati nell’insabbiamento: lo si dovrebbe ripescare e studiarne l’aggiornamento.

A distanza di anni dalla bocciatura degli ascensori panoramici da parte della Soprintendenza, sarebbe il caso di riproporre uno studio di fattibilità di sistemi di risalita, a basso impatto ambientale, dalla città all’altopiano, dove c’è lo spazio per sistemare aree di parcheggio. La classica funicolare di napoletana memoria sarebbe adattissima allo scopo.

Essendo il turismo e la vita notturna le sole risorse per non far morire anche le altre attività commerciali e artigianali tradizionali che ancora resistono in città, alla faccia dei centri commerciali, è fondamentale agire lestamente, ma con oculatezza e buon senso.

Come diceva don Ferrante (I promessi sposi, cap.XIII):

“Adelante, presto, con juicio!”

ldnp




PREZIOSE TESTIMONIANZE “LIGGHIENNU E MANGIANNU”

Appena edito da “Kromato Edizioni” un prezioso volumetto di appena 80 pagine, ad opera di due autori: Giovanni Ragusa (Nannino) e Astrid Giada Ragusa, padre e figlia.

Il padre (Nannino) non è più, lo sappiamo, ma nella sua vita ha cumulato tanto materiale rimasto inedito, e la figlia, Giada, che dal padre ha ereditato l’amore per la memoria e per le tradizioni che tira fuori e gli dà luce, lo mette a disposizione della collettività, divulga ciò che altrimenti andrebbe nell’oblio.

Il materiale pubblicato è composto da leggende, miti, racconti ispirati da modi di dire che hanno il sapore di un invito primordiale irrecusabile.

Nannino per tutta la vita ha reagito con tenacia all’usura dell’indifferenza e della smemoratezza, il suo amore per Modica e per la Sicilia, la sua sconfinata cultura, lo ha indotto a scrivere nella nostra lingua (il siciliano) per preservare un patrimonio carico di cultura e di suggestione.

Giada, di suo, al materiale inedito del padre, affianca altrettante ricette di cucina, non quelle conosciute, ma quelle sconosciute o quasi, anche queste un patrimonio di testimonianza della tradizione della nostra zona.

La cucina è amore, passione e creatività, e di creatività le nostre antenate dovevano averne tanta se con pochi prodotti della terra riuscivano a preparare piatti gustosi, energetici e anche raffinati.

Come dice Giada Ragusa nella prefazione contenuta nella pubblicazione, le donne hanno sempre cucinato per amore e per rispetto: rispetto per la natura, manipolando e combinando odori e sapori, per esaltare l’essenza di ogni erba o ortaggio o frutto, ma anche rispetto per le persone a cui si dedica la vita cercando di nutrirle al meglio, con genuinità, ma anche con creatività per sollecitarne l’appetito.

Le ricette pubblicate possono essere definite di “cucina povera”, perché utilizzano pochi ingredienti, quasi esclusivamente vegetali, legati e determinati dalla stagionalità e alle risorse del territorio.

Queste ricette sono frutto di esperienze stratificate da tante generazioni di donne che hanno trasmesso un sapere antico fatto di fatiche e di economia familiare da gestire.

Trenta inediti di Nannino Ragusa e trenta ricette della tradizione scomparsa, raccolte da Giada, intervallate e impreziosite da ben nove illustrazioni, bellissime, raffinatissime, realizzate da un artista germogliato nella famiglia: in scaletta generazionale: Nannino, Giada, Andrea Emilio (autore delle illustrazioni) che a Giada è figlio e a Nannino è nipote.

Il materiale pubblicato prodotto da Nannino Ragusa, appassionato cultore delle nostre cose, convinto sostenitore che la memoria storica e antropologica di un popolo vada al di là della storiografia ufficiale, convinto  che sia necessario rinsaldare il rapporto uomo-territorio, legame spesso fondato sull’oralità, sia un materiale per l’anima, per la fantasia, per l’immaginario, ma anche uno stimolo per sollecitare la curiosità, la voglia di andare oltre, di scoprire luoghi prossimi per guardarli con altri occhi. Gli occhi della meraviglia, dello stupore, gli occhi della fascinazione.

Mangiare e leggere non sono certo azioni simultanee, ma sono due modi di nutrire, l’una il corpo, l’altra la mente.  Nannino infatti questo materiale raccolto nella pubblicazione se lo portava a scuola e lo leggeva agli alunni, lo usava come materiale didattico affiancato a quello ufficiale e i ragazzi ne rimanevano affascinati.

Sono stati gli ex alunni infatti, oggi uomini adulti, ad invogliare Giada a darlo alle stampe, per poterlo rivedere, riassaporare e forse riutilizzare con i nipotini, memori della fascinazione di quelle letture in una lingua allora più diffusa, ma suggestiva ieri come oggi, perché impregnata di immagini, perché musicale e alludente al registro dell’immaginario.

Leggerli in lingua siciliana non è facile, ormai abbiamo perso la dimestichezza, per questo Giada sta lavorando alla traduzione in lingua per farne un’appendice che faciliti la lettura.

Dicevamo che leggerli non è facile, ma ne vale la pena, ogni pezzo è una parabola, è uno stimolo a chiedersi, ma che vuol dire? Qual è il messaggio? Esso è infatti implicito, ma vivo, palpitante, è lì e incalza il lettore a decifrarlo, non si riesce a rimanere indifferenti ed è questo il pregio, è l’opposto della comunicazione attuale, esplicita, assertiva, fatta apposta per farci credere che gli asini volano e che tutto è semplice e possibile, insomma fatta apposta per accarezzare il pelo alla nostra pigrizia mentale.

Carmela Giannì   




versi di versi per versi e detti male detti (di Sascia Coron)

Ho qualche difficoltà a sopportare i miei pari,

ma non ho alcuna attitudine a confrontarmi con i miei dispari.

 

La gente che lascia morire

un bambino negro,

fa di tutto per nutrire

il suo cane e tenerlo allegro.

 

Oggi mi sento quasi fortunato

per avere fregato lo Stato

perché, essendo pensionato,

gli faccio il grave torto

di non essere ancora morto.

 

Salire sul carro del vincitore

impegna a tutte le ore

il fiuto dell’arrampicatore.

 

Quasi mai un qualche senso sento

in quel che dicono in Parlamento.

 

Sono profondamente disgustato

da quel che avviene nei sottoscala dello Stato.

 

Una volta la cimice puzzava,

ora ti ascolta.

 

 




NEW MODICA E FRIGINTINI SALVE

Le due formazioni modicane hanno chiuso il campionato di promozione con una doppia sconfitta che nulla ha tolto alle due compagini, ormai salve da diverse giornate. Il New Modica chiude in settima posizione, con 43 punti, dopo aver accarezzato a lungo la possibilità di giocare i play off promozione, mentre il Frigintini chiude a 33 punti, distante 3 punti dalla zona calda dei play out retrocessione. Delle due formazioni più regolare il New Modica, dalla quale però ci si aspettava qualcosa in più, come agguantare i play off e sperare in un eventuale ripescaggio per l’Eccellenza. Diametralmente opposto il risultato per il Frigintini, che ha disputato il miglior torneo della propria vita calcistica centrando la salvezza con ampio anticipo. A vincere il campionato il Marina di Ragusa che, oltre a vincere il torneo, può centrare l’accoppiata campionato-Coppa Italia.

Sono passati tanti lustri da quando il Marina di Ragusa e il Frigintini disputavano i loro tornei in terza categoria, mentre il Ragusa, il Vittoria e il Modica ambivano a giocare in terza serie. Oggi sono in alto, grazie a una programmazione funzionale in base alle proprie risorse. Ogni anno hanno migliorato la loro missione, alzando sistematicamente il loro livello competitivo. A differenza delle prime squadre cittadine, come il Modica, Il Vittoria, il Comiso, miseramente scomparse, e lo stesso Ragusa, oggi in crisi nerissima.

Il New Modica, dopo il fallimento del Modica Calcio 1932, oggi è diventata la prima squadra della città di Modica, ha quindi l’onore, e l’onere, di rappresentare la città. Bisogna alzare l’asticella, senza voli pindarici che portano solo debiti e fallimenti societari. Non mi pare una buona soluzione quella di un’eventuale fusione, le due società possono tranquillamente coesistere e dare il loro contributo ai tanti calciatori modicani. Sia Il New Modica che il Frigintini hanno le idee chiare e possano continuare a fare bene, ma è chiaro a tutti che il campionato di promozione stia molto stretto a una città che aspira, se non a giocare nel professionismo, almeno a giocare in categorie più dignitose.

Giovanni Oddo




LE PAROLE PERDUTE

I social hanno enormemente allargato la nostra possibilità di comunicazione, questo è indiscutibile, ma, stranamente, hanno ristretto la nostra capacità di dialogare. Siamo diventati sempre più categorici, abbarbicati alle nostre idee, intolleranti nei confronti del prossimo. Se quando si discuteva di politica o di calcio al bar con gli amici anche con toni accessi, accalorandoci in modo appassionato, pure litigando, lo si faceva sempre ascoltando in qualche modo le parole e le ragioni degli altri, controbattendole ma anche comprendendole, oggi, dialogando (si fa per dire!) su facebook o su twitter ci chiudiamo nella nostra visione delle cose che in tal modo, anziché ampliarsi, va diventando sempre più ristretta.

Non si riesce a capire perché questo accada. I limiti sconfinati di questa agorà virtuale, insieme a quella di riflettere, visto che si ha tutto il tempo di ragionare prima di formulare un pensiero, una risposta, dovrebbero consentire al nostro cervello di elaborare qualsiasi argomento dentro di noi in maniera ben più approfondita e ragionata che discutendo fra un caffè e l’altro, fra un bicchiere di birra e l’altro. Invece no. Tutto dentro di noi si cristallizza, quasi che quelle celluline grigie vantate da Poirot si stancassero di girare, rallentassero, fino a consentire alla ruggine di formarsi su di loro e bloccarle.

Qualcuno dice che tutto questo avviene perché ci si trincera dietro l’anonimato, visto che i social ci consentono di usare un nome di fantasia, insomma è quella viltà che cova troppo spesso in un angolino dell’essere umano che in questo caso acquista forza. Questa spiegazione non ci convince, perché lo stesso comportamento, lo stesso atteggiamento, la stessa chiusura insomma alle idee altrui si riscontra anche in chi usa il proprio nome risultando perfettamente identificabile da chi lo conosce nella realtà e in quella virtuale semplicemente lo ritrova.

Noi vorremmo azzardare un’ipotesi. Quello che accade non dipende tanto dall’essere noi divenuti più presuntuosi e intolleranti che in passato, ma dal disporre di un vocabolario sempre più limitato e quindi da una reale difficoltà di trovare i termini adeguati a esprimere nel modo più corretto pensieri e atteggiamenti che ci caratterizzano. Purtroppo nel nostro linguaggio è rimasto un lessico categorico, intollerante, spesso offensivo. Ci piace sfoggiare termini di lingue che non conosciamo, ma se dobbiamo trovare un sinonimo di una parola che usiamo abitualmente boccheggiamo come pesci. Persino gli articoli di noi giornalisti abbondano di ripetizioni come non accadeva mai in passato. Colpa della fretta impostaci dal web? Forse. Eppure anche in passato, quando per una cert’ora si doveva essere pronti a passare il pezzo in stampa e quel pezzo, per forza di cose, doveva raccontare una notizia arrivata un momento prima, anche allora la fretta era la nostra costante compagna, eppure il sinonimo si proponeva da solo, senza nemmeno doverci riflettere.

Oggi non succede più. Dopo aver perso i congiuntivi, gli apostrofi, dopo aver trasformato in un mistero gaudioso la consecutio temporum, abbiamo smarrito anche le parole. Diciamo “smarrito” perché speriamo fortemente di non averle abbandonate per sempre, cancellate, annullate, irrimediabilmente dimenticate. Solo ritrovandole riusciremo di nuovo a parlare, a comunicare, a dialogare, a capirci. Chissà, magari diventerà anche possibile ritrovare la nostra umanità.




CI VUOLE SOLO BUONAVOLONTÀ

Non è sarcasmo il mio, è solo consapevolezza di aver visto costruire cose in un tempo piccolo e non per sincera volontà ma solo per fini politici, quando basterebbe invece la costanza dall’inizio, collaborando attivamente e non a intermittenza, per arrivare facilmente a superare la fine, raggiungendo, così, l’infinito.

Ma questo accade solo nelle favole, ultimamente neppure in quelle. E’ per questo che poi la paura di perdere ci porta ad esagerare senza nessun ritegno pur di tenerci “in carica”.

Nell’articolo precedente dell’8 aprile titolato “Punti di vista”, ho parlato di rotonde improvvisamente fiorite a Modica. Adesso, grazie alle mamme modicane e ai loro bambini che insieme ai giovani del DSM (Dipartimento di Salute Mentale) che si sono prodigate nella realizzazione di un orto-giardino e adesso anche parco-giochi e Casa delle Api, sono fioriti giardini, merito appunto dell’operosità di belle persone, con tanto di dovere cittadino e soprattutto di diritto per i loro figli che stanno cercando in tutti i modi di far crescere sani, liberi e belli. Altre belle persone contribuiscono alla crescita del nostro paese con l’informazione “Immagina Web TV la televisione fatta dai ragazzi”, di loro ho parlato nell’articolo dell’8 febbraio 2018.

Quindi, non diamo il merito al sindaco attuale solo per la sua presenza (in alcuni eventi anche assenza o ritardi di ore) e al fatto che ha raccomandato i bambini di rispettare ciò che insieme ai grandi hanno costruito.

Penso e credo che, prima di tutto, dobbiamo raccomandare a noi adulti stessi di vivere rispettosamente l’ambiente in cui viviamo.

A questo punto però, sarcasticamente mi chiedo:

Chissà se prima delle elezioni comunali di giugno fiorirà anche il parcheggio per l’ospedale?

Già, c’era una volta il parcheggio ma adesso da tempo non c’è più, è stato chiuso e mi sono chiesta sempre perché, visto che la mattina decine di auto girano e rigirano in cerca di un posto dove potersi fermare. Qualcuno avrà fatto un patto coi benzinai?

Infatti, i visitatori o anche solo le persone che devono effettuare controlli medici nei vari reparti o esami presso il laboratorio analisi, hanno seri problemi di parcheggio, per non parlare poi dei diversamente abili che, costretti sulle sedie a rotelle, o fanno esami in studi privati o a casa e sentono sempre di più l’abbandono delle istituzioni nei confronti della loro persona fisica e quella degli accompagnatori che, se potessero, parcheggerebbero la loro auto dentro la propria tasca, sul lato destro, quello del cuore.

E allora, signor sindaco, forse è ancora in tempo, si faccia ricordare anche per il parcheggio. Non dico che non ha fatto nulla di buono durante questi anni ma ha fatto troppo poco. Avrebbe potuto fare molto di più, con costanza e amore vero verso tutti i suoi concittadini e non solo per chi magari è stato più meritevole e riguardoso nei suoi confronti.

L’equità nasce dall’uguaglianza delle persone, nelle cose e in tutte le politiche.

Sofia Ruta