La sera del 15 aprile la cattedrale di Nostre Dame è stata gravemente danneggiata da uno spaventoso incendio e già la mattina del 16 centinaia di milioni erano stati messi a disposizione per la sua ricostruzione da parte dell’élite economica del paese. Tutta la Francia si è stretta compatta attorno alla sua cattedrale, tutta la Francia ha pianto, tutta la Francia si è sentita ferita. Vorremmo trovare quella compattezza nel nostro paese, vorremmo vederla a Modica e invece constatiamo che la nostra città persiste nelle sue divisioni, nelle grette rivalità, nell’invidia. Ostentiamo un atteggiamento sprezzante nei confronti della grandeur della Francia, senza capire che quella grandezza nasce dalla profonda e forte unione del suo popolo. Tutte le nazioni d’Europa sono state dilaniate, attraverso i secoli, da continue guerre, ma quelle che hanno saputo subito ricompattarsi, quelle il cui popolo ha voluto ricostruire unito, sono risorte, sono cresciute, si sono rafforzate e hanno saputo ben presto emerge sulle altre. Di questo l’Italia invece non è stata capace, si è aggrappata alle rivalità, alle invidie ben oltre il già deleterio campanilismo per sminuzzare la sua gente in gruppuscoli abbarbicati al proprio limitato orticello che, per la sua piccolezza, è diventato sempre più insignificante e inutile.
Campione di tutto questo è la nostra Modica, una cittadina che in passato si era eretta maestosa nella Sicilia Orientale, Modica, sede di una Contea in cui la civiltà e le arti prosperavano, Modica, oggi un paesotto abbandonato a se stesso, trascurato, vilipeso, dimenticato, in cui ancora ci si schiera in fazioni per rivendicare la primogenitura di qualsiasi iniziativa. Con quale risultato? Che tutte le cose belle, le iniziative più intelligenti e brillanti s’infrangono contro l’ostilità di chi, associandosi, potrebbe far crescere quei progetti (spesso progetti importanti, che potrebbero dare gran lustro alla comunità) che regalerebbero a tutta la popolazione notorietà e ricchezza.
Ecco allora che si attira il turismo attraverso Montalbano, un progetto televisivo nato e finanziato altrove, del quale Modica altro non è che la location. Persino il cioccolato, un prodotto che, pur essendo il consumismo alimentare il più affermato nel mondo d’oggi, ha stentato ad affermarsi per le lotte accanite fra i produttori che, più che mirare alla diffusione del prodotto, puntano a cancellare dal mercato quello che vedono come un odiato rivale anziché quello che è realmente, cioè un elemento importante del proprio mondo.
L’ultimo scontro in ordine di tempo avviene proprio nel momento in cui si dovrebbe celebrare la pace: è lo scontro di Pasqua fra le due bande cittadine, perché, a quanto pare, nonostante le numerose cerimonie tradizionali di questi giorni, pare che non sia possibile scegliere, l’una e l’altra, momenti diversi in cui esibirsi. Già, forse si teme che l’altra, la nemica, sia privilegiata nell’orario o nel tipo di cerimonia? Patetico! Pensare che le due bande, ciascuna delle quali portatrice di valori e impegno, potrebbero arricchire la città con la loro presenza mentre in questo modo la impoveriscono soltanto e, come se non bastasse, impoveriscono e sviliscono pure se stesse!
Poi ci chiediamo il perché della fuga dei cervelli dall’Italia: non sono loro che fuggono, siamo noi che li cacciamo.
E’ la sindrome del Marchese del Grillo: “Io so’ io e voi nun siete un cazzo”. E poi? Io divento sempre più piccino e povero e patetico e, proprio come il Marchese del Grillo, nascondo la mia povertà dietro vesti rattoppate.