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E VOILÀ, IL CASSONETTO NON C’È PIÙ

Abracadabra e sono spariti i contenitori della spazzatura per la differenziata!

Come già è accaduto l’anno scorso, oggi, 30 settembre, di buon mattino, gli abitanti della piccola frazione di Marina di Modica si sono ritrovati con la spazzatura da buttare in mano e senza sapere dove.

Già l’anno scorso infatti avevano lottato per questi contenitori situati sia sulla Via degli Ammiragli che in altre vie della frazione marina e l’avevano avuta vinta, anche perché in quelle case non abitano solo persone giovani e con mezzi per potersi muovere, ci stanno persone adulte e alcune con disabilità di movimento.

Ma oggi ancora, come se niente fosse, Marina di Modica e i suoi abitanti (perché non si tratta di turisti che vedono come funziona tutto quando arrivano in vacanza e non sanno come non funzioni niente quando se ne vanno) si sono ritrovati svuotati e senza contenitori nei luoghi di raccolta della loro spazzatura giornaliera.

Così uno finisce per chiedersi: al comune di Modica, ci sono o ci fanno?

I residenti hanno chiamato anche i vigili urbani per chiedere informazioni e che i cassonetti fossero rimessi al loro posto. Si sono sentiti rispondere che i vigili erano tutti impegnati a causa di un grave incidente. Dispiace a tutti per l’incidente e speriamo che non sia poi così grave davvero, ma la spazzatura? Cosa si deve fare per far capire al nostro Comune che anche a Marina di Modica i cittadini pagano le tasse e quindi hanno il diritto di ricevere tutti i servizi corrispondenti?

Sofia Ruta  




FINE VITA? MAI!

La recentissima sentenza della Corte Costituzionale riguardo il caso di Marco Cappato, sotto processo per aver accompagnato in Svizzera DJ Fabo, cieco e tetraplegico, desideroso di mettere fine alle proprie sofferenze mediante suicidio assistito, ha riaperto la secolare diatriba tra i sostenitori del diritto di disporre della propria vita e coloro i quali ritengono che la vita sia un dono divino irrinunciabile da difendere comunque.

In un paese a maggioranza cristiana cattolica, che racchiude lo Stato della Città del Vaticano sede del papato, ai diritti del cittadino sanciti dalla Costituzione, i credenti/religiosi oppongono da sempre il predominio della legge divina sulle leggi dello Stato, e pretendono di imporlo a tutti.

Così è stato per il divorzio e per la disciplina dell’aborto. Chi ha qualche anno, ricorderà l’asprezza delle battaglie sostenute a difesa di diritti civili indiscutibili contro l’oscurantismo miope e bigotto di chi osa ritenersi abilitato a parlare e ad agire nel nome del Creatore. Pensare che anche i nazisti hanno combinato tutto quel che sappiamo all’ombra del motto GOT MIT UNS (Dio è con noi), e che al grido di ALLAHU AKBAR (Dio è il più grande) i fanatici jihadisti compiono stragi e tagliano gole, non è cosa confortante: troppe ignominie compiute in danno di minoranze innocenti sono state giustificate da uomini assetati di potere e denaro usando criminalmente a sproposito il nome del loro Signore. Pretendere di essere i soli a possedere la Verità e gli unici ad avere il privilegio di comunicazione diretta col Padreterno è la condizione che ha portato ad una infinita serie di tragedie nel corso dei millenni, tragedie che ancor oggi travolgono la Civiltà e la Ragione: il razzismo nasce da lì e, non me ne vogliano gli amici ebrei, ma la prima società basata sulla supremazia dell’uomo sull’uomo è stata proprio quella del Popolo Eletto!

La Corte Costituzionale ha solo stabilito che aiutare chi è in condizioni irreversibili e intollerabili e che ha scelto liberamente di suicidarsi non è reato, e ha demandato nuovamente al Parlamento il compito di legiferare sull’argomento.

Gli oppositori tuonano contro quella che chiamano l’eutanasia di Stato, e dipingono l’aiuto al suicidio come obbligo, per legge, di soppressione dei malati terminali, possibile prodromo all’estensione del provvedimento ai disabili e ai malati mentali… insomma, la Rupe Tarpea è dietro l’angolo!

La posizione dell’Ordine dei Medici appare tetragona nel proibire qualunque azione posta in essere per alleviare in modo definitivo le sofferenze di chi non ce la fa più e lucidamente chiede di essere lasciato morire, o per rispettare fino in fondo volontà espresse prima di precipitare nel baratro dell’accanimento terapeutico da chi non vuole diventare una “cosa” senza coscienza, un peso per i familiari, un onere per la sanità, ovvero un oggetto di lucro e di speculazione.

L’appello alla obiezione di coscienza, che è un’arma formidabile in mano all’establishment per condizionare carriera e vita di chi vuole andare controcorrente per cambiare il sistema, continua a rendere difficile l’applicazione della legge 194/78 e complicherà sicuramente l’applicazione di qualunque altro atto il Parlamento dovesse riuscire a produrre sul testamento biologico o sul fine vita.

La proposta fatta dal presidente dell’Ordine dei Medici italiani di creare una figura professionale statale di angelo della morte per allontanare dalla classe medica l’amaro calice di un aiuto umanitario che va contro il giuramento d’Ippocrate, prefigura il ritorno del boia? Mastro Titta in camice bianco?

In realtà, di casi di aborti clandestini effettuati a pagamento da medici ufficialmente obiettori, o di casi di vera eutanasia operata da medici consenzienti a fini umanitari, molti di noi ne sono venuti a conoscenza, o addirittura li hanno provati sulla propria pelle. Una buona legge permetterebbe di uscire dalla palude dell’ipocrisia e di affrontare un tema, certamente molto delicato ed estremamente coinvolgente per chi si trovasse nella condizione di doverne usufruire, finalmente alla luce del sole.

C’è una cosa che lascia interdetti di fronte a questa strenua difesa della vita ad ogni costo, soprattutto da parte di chi crede nella vita spirituale in un Aldilà, dove tutti i torti subiti, le ingiustizie, le sofferenze, la fame patite in Terra verranno compensate da beatitudine eterna: perché allontanare il momento meraviglioso del ricongiungimento coi propri cari già trapassati, tutti uniti nel tessere le lodi del Creatore immersi nella luce del suo splendore infinito?

Più della quantità, anche per la vita è la qualità il valore che conta di più. Che senso ha trascinare l’esistenza per decenni attaccati a macchine che simulano la vita, quando la Natura ne ha prevista comunque la fine?

Certo, la morte è un’esperienza dalla quale non si torna, nessuno sa cosa c’è dopo (se c’è un dopo…) e l’ignoto mette timore. Ma avere un terrore così patologico di un fatto assolutamente inevitabile dà veramente da pensare… e se poi ci fosse davvero Satanasso ad aspettarci col forcone in mano? Oppure ci potremmo trovare reincarnati in uno scarafaggio stercorario o in un indio amazzonico a rischio di “arrustuta” per mano di Bolsonaro…

Cerchiamo, nei limiti delle nostre possibilità, di comportarci bene con gli altri, con l’ambiente e con noi stessi: col placebo della coscienza a posto, il passaggio si affronta psicologicamente meglio.

Poi, comu veni si cunta!

Lavinia Paola de Naro Papa




MA È NORMALE?

Accade praticamente ogni giorno: la Via Fosso Tantillo viene invasa da un nutrito rivolo d’acqua (come si può vedere nella foto), spesso anche mista a schiuma.

Non sappiamo da dove provenga, se si tratti di uno sversamento non autorizzato di un singolo palazzo o della perdita in una tubatura comunale. In questo secondo caso, il risultato è che molta acqua viene dispersa senza essere stata utilizzata dai residenti, che però la pagheranno nelle loro più che salate bollette.

In questo momento, 25 settembre, ore 17,38, l’acqua sta scendendo copiosamente. La foto è stata scattata un quarto d’ora fa.

Stamattina si era verificata la medesima situazione e lo si può vedere dalla foto che pubblichiamo all’interno di questo articolo.

Queste nostre parole sono una segnalazione di tale situazione. Ci auguriamo che chi di dovere la raccolga.

427cc7b5-b0bc-42fa-be6d-36a7087704e0Luisa Montù




GRETA, NON RABBIA MA PAURA

E no, io proprio non ci sto ad ascoltare, a seguire e a dire tutto quello che vogliono darci a bere, tutto quello di cui vogliono renderci colpevoli in prima persona e non è rabbia la mia, come non lo è neppure quella che Greta, per tanti, ha mostrato durante il suo discorso alle Nazioni Unite.

Il suo viso tremante, i suoi muscoli contratti ma in movimento, i suoi occhi lacrimanti, non mostravano rabbia ma paura. Paura per un peso troppo grande da portare in prima linea col suo corpicino sensibile e anche terrorizzato che sta mostrando al mondo intero. Un mondo che dà peso ad ogni singola mossa o parola, un mondo che ci sta crollando addosso, un mondo che ha un milione e anche più di colpevoli che continuano a nascondersi e ad usare i giovani per annientarli nella loro vulnerabilità, semplicemente usando Greta.

E’ così, questo mondo che noi critichiamo e fa finta di voler proteggerci, sta facendo in modo di lavarsene le mani senza neppure pulirsele. Come?, direte voi. Ve lo dico io da ignorante, che nonostante tutto continuo a liberare la mia mente da tutto quello che mi offrono e non mi piace.

E non mi piace per niente come stanno trattando Greta. Dal primo momento questa è l’impressione che ho avuto. La stanno rendendo cattiva mentre dice cose giuste, aggressiva, arrabbiata. Un modo per rendere tutti i giovani aggressivi, intolleranti, arrabbiati riguardo a tutti gli adulti che hanno infettato la nostra vita. Si stanno approfittando del suo essere così imperfetta e nello stesso tempo troppo perfetta, perché è così che siamo tutti. Ma fra di noi la debolezza, la sensibilità spesso la nascondiamo, non per paura, semplicemente per educazione.

E allora cosa fanno loro? Ci tolgono anche questa, vogliono che i giovani si aizzino con rabbia contro il popolo che li ha fatti nascere, non contro i sovrani che per arricchirsi ci hanno ridotti tutti allo stremo, togliendoci l’aria che respiriamo e l’acqua in cui annaspiamo e che, sporca, beviamo.

Io Greta l’ho vista così, il suo viso contratto non dalla rabbia ma dalla paura per la grandezza del peso sulle spalle con la quale la stanno usando.

L’ho vista consapevole di trovarsi in una gabbia di voraci dalla quale non può più uscire, una gabbia di voraci che vuole dare la colpa, per tutte le malefatte al mondo, semplicemente a noi che ci siamo stati catapultati dentro, e per farlo, per non farsi scoprire, per non ammettere mai di avere sbagliato e di continuare occultamente a farlo, da una parte ci danno bottigliette di plastica da bere, dall’altra dicono che in mare e nei fiumi le buttiamo noi.

Quello che spero è che noi, come i nostri giovani che già da tempo bevono nelle borracce, ci educhiamo prima ancora di educare i nostri figli, non dicendoci grandi bugie ma verità infinite che potrebbero veramente salvare il mondo e la nostra vita che, demolita fin sotto le ossa, sta morendo senza tempo e senza spazio.

Sofia Ruta




La Modica di Enzo Belluardo




GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO!

Quando il tempo non si ferma, fermiamolo noi. E’ un nostro diritto.

Un diritto che sono riusciti a toglierci spremendo il nostro cervello e togliendoci tutti i valori principali che ci mantengono in vita.

Tutto ci appare lontano, da non poter succedere mai a noi, e invece capita e accade anche a noi. Accade che la nostra mente non funziona più come dovrebbe.

E accade per un motivo ben preciso, un motivo che ci annulla e ci rende impotenti davanti alla nostra stessa vita.

Siamo diventati delle macchine manipolate a distanza dal peggio che guardiamo negli altri e che crediamo sempre lontano da noi.

Ascoltiamo e leggiamo tutti i giorni le notizie peggiori che si succedono momento dopo momento durante il giorno, è facile con internet.

Non andiamo in cerca di notizie buone, ci fermiamo nei grandi titoloni, andiamo di fretta e quello che ci offrono lo prendiamo, tanto non è nostro, non ci appartiene.

Abbiamo imparato a piangere sulle disgrazie altrui, dimenticando di chiederci almeno una volta il perché accadano così frequentemente e velocemente.

Abbiamo un lavoro, una famiglia, una macchina, tanti amici, non ci manca nulla, pensiamo.

Pensiamo male, perché tutto ciò non è nulla se non lo condividiamo fermandoci un momento e parlandone, confrontandoci e trovandovi un punto che ci faccia, più che giudicare, riflettere.

E’ nostro dovere fermare il tempo, senza adempiere ad un dovere, non si può pretendere il diritto della vita.

E il diritto lo si acquista o, in questo caso, lo possiamo ancora riacquistare, solo imparando dagli errori altrui e spesso anche nostri, anche quelli che la nostra mente non legge. Perché è facile leggere che un uomo violenta una donna, che un pedofilo si approfitta di un bambino, che un figlio uccide un padre o viceversa, che in un incidente muore una famiglia intera, che un bambino si dimentichi di prenderlo a scuola o lo si lasci involontariamente chiuso dentro a una macchina.

Il difficile è vivere questo momento con discrezione e soprattutto con una mano sul cuore, chiedendoci: e io? Cosa sto facendo perché tutto questo non accada a me, alla mia famiglia, ai miei amici, alle persone che, anche se non le conosco, vivono come me con l’ansia di correre e di arrivare a fare sempre tutto?

La società siamo noi e dovremmo smetterla di prenderci in giro, dovremmo per una volta guardarci allo specchio veramente e vedere come ci siamo ridotti. Poi, rompere quello specchio e riattaccarlo, cucendolo e illuminandolo di tutti i valori che abbiamo perduto, spesso costretti da tutto il contesto globale. Il più importante, insieme alla famiglia, quello di fermarci pur perdendo tutto il superfluo che ci rende egoisticamente ricchi e ritornare a vivere respirando per un momento tutto l’amore che ci circonda, l’unico, vero, che non si vende e non si paga.

Sofia Ruta




L’ESPERIENZA DELL’INTRECCIO

”La galleria “Fermata d’Arte”, inaugurata nel 2018 presso l’U.O.C. Psichiatria di Modica, si ispira al pensiero di Franco Basaglia, promotore della legge di Riforma Psichiatrica del 1978. Uno spazio, quello della galleria, aperto ai visitatori, agli artisti e alle loro opere, ad iniziative culturali che trasformano i luoghi destinati alla cura in spazi identitari, relazionali, simbolici.
Attualmente, è in corso un progetto artistico che ha messo insieme mondi diversi per età, formazione, modelli culturali di riferimento, stili e modalità espressive.
Artisti, insegnanti e vari professionisti legati al mondo dell’arte si sono confrontati e continuano a mettersi in gioco col proprio lavoro, in modo partecipato e sociale. Dall’inizio fino alla mostra finale in galleria prevista nell’imminente autunno, con numerosi momenti di condivisione, attraverso gli incontri che si stanno articolando in sedi e atelier diversi.

Tutti i partecipanti hanno la possibilità di sperimentare un pensiero e un agire nuovo del proprio modo di creare. Tra loro, anche quattro studenti del Liceo Artistico di Modica.
L’obiettivo del progetto è quello di approfondire la relazione esistente tra processo e prodotto, la tensione tra apporti individuali e collettivi, la condivisione della propria conoscenza pratica, ma soprattutto umana e di esperienza.
“Arte pubblica: sociale, trasversale, capace di mettere in connessione e stabilire comunicazione tra artisti più isolati e altri che privilegiano il lavoro di gruppo; cercare una relazione tra tradizione e ricerca innovativa” così ci spiega la dottoressa Elisabetta Rizza dell’U.O.C Psichiatria di Modica, referente del progetto.

Diversi i momenti d’incontro dei membri del gruppo che sono stati svolti presso gli spazi dell’U.O.C. con la collaborazione anche degli Artisti Associati Matt’Officina, associazione nata dal lavoro di un gruppo di persone devote ai diversi linguaggi dell’arte, per un rinnovo della coscienza estetica, individuale e collettiva. Ne cito alcuni:

il rito del tè, importante simbolo di ospitalità in Albania insieme ai tappeti e tessuti essenziali per vestire la casa; l’evento si è svolto presso il Palazzo della Cultura a Modica, nello spazio di accoglienza dell’artista Jonida Xherri (1985 Durres, Albania);

un laboratorio offerto dalla Matt’Officina seguito da dei ragazzi provenienti da varie parti del centro-nord Italia, che praticano l’arte-terapia.

Il maestro Salvatore Fratantonio, nostro pittore contemporaneo, il quale conduce laboratori di pittura in varie scuole elementari e segue gruppi di pittura all’interno della Unità Operativa di Psichiatria con la realizzazione di mostre finali, cura dal 2018 l’allestimento della galleria permanente “Fermata d’Arte”, partecipando a questo progetto con il suo contributo tecnico-artistico. E proprio all’Hotel San Giorgio di Modica, dove dal mese di giugno è in atto la sua mostra grafica nel tempo “Pitture in permanenza” si è tenuta la revisione del lavoro svolto dal Laboratorio Arte Sociale, alla ricerca di sinergie e di FILI CONDUTTORI. Durante una riunione, è stato mostrato al gruppo il risultato dell’esperimento di arte-terapia, realizzato (in parte ad occhi chiusi, in parte ad occhi aperti), dallo stesso Laboratorio ed in precedenza riassemblato dagli artisti della Matt’Officina.

Nell’attesa che a fine novembre potremo ammirare tutti la mostra finale insieme ai lavori svolti grazie a questo grande progetto, possiamo usufruire della pagina Facebook “Laboratorio ARTE sociale” nata apposta per farci conoscere, grazie alle foto condivise tutti gli artisti, insieme alla loro biografia e che, col loro contributo personale, rendono il nostro territorio artisticamente e umanamente fertile.

“Attraverso questa pagina si vuole attivare uno scambio tra interno ed esterno con immagini e scritti che documentano il percorso del gruppo ma anche la conoscenza più approfondita degli artisti e delle loro opere.
Aperta ai suggerimenti, opinioni, approfondimenti e confronti.” (Dottoressa Elisabetta Rizza)

Qualcosa di bello a Modica sta crescendo e dobbiamo dire grazie ai promotori del progetto, agli artisti, agli utenti e ai volontari che in qualsiasi settore sociale ci mostrano e ci insegnano semplicemente l’arte di saper amare: non è difficile, basterebbe metterci tutti in gioco, l’uno per l’altro e, senza alcuna competizione, fare!

Sofia Ruta  




versi di versi per versi e detti male detti (di Sascia Coron)

In politica, per soldi, alcuni sono disposti a fare tutto. Persino niente.

 

Il Regno Unito e gli Stati Uniti

sono due nazioni divise da una lingua comune.

(G.B.Shaw)

 

Uomini folli, razza maledetta

al bel Pianeta che colpite a morte,

incuranti della sua stessa sorte,

date respiro: non gli fate fretta!

 

Il Governo ha poche teste d’uova

che il popolo nel suo seno spesso cova,

ma dalle idee ne nascono pulcini

non poco scemi e per lo più cretini.

 

Una crisi in piena estate

non scongela le cazzate

fatte prima e poi lasciate.

 

Vorrei esporre riflessioni argomentate,

ma l’attualità non mi offre argomenti

su cui valga la pena riflettere.

Allora mi guardo allo specchio e rifletto me.




Percorso a ostacoli per pedoni

foto Giuseppina Partenza




IL MONDO ANTICO IN UN BICCHIERE

6f953439-0f4e-4ed9-8ee1-95b7b9032d43Tra miti omerici e divinità goliardiche, gli eroi “bevevano” vino, attraverso i simposi un tempo si costruivano le relazioni, si accoglievano ospiti e si discuteva di filosofia e di vita. Un tempo in cui ancora l’uomo non aveva perso il grande valore del dialogo, delle relazioni amicali, dell’accoglienza, dell’incontro…

Un appuntamento davvero molto interessante quello che si è tenuto all’auditorium P. Floridia a Modica lo scorso 9 settembre con la professoressa Laura Pepe, autrice del libro “Gli eroi bevono vino: il mondo antico in un bicchiere”, incontro sostenuto dall’amministrazione comunale, promosso dall’associazione culturale “Amici del Campailla” in collaborazione con la libreria “Casa del libro”di Modica.

“Nelle coppe in cui i Greci e i Romani versavano il loro vino era racchiuso un numero incredibile di miti, riti, regole di galateo, di codici di comportamento, di imperativi etici e filosofici e molto altro ancora…”  Estremamente avvincente è stata per noi presenti all’incontro l’interpretazione della prof.ssa Fatima Palazzolo, che ha saputo proiettarci davvero in un’atmosfera di grande elogio della bevanda, nettare così prezioso e  pregiato che abbiamo anche potuto gustare grazie ai vini offerti per l’occasione dalla cantina Ramaddini.

Tutti abbiamo potuto apprezzare l’interessante presentazione degli studi fatti dalla dottoressa Pepe prima di scrivere il libro, ricerche che le hanno dato la possibilità di scoprire quanti riti e norme regolamentavano i momenti dedicati al vino, simposi democratici e più equi per i Greci che in seguito i Romani hanno copiato e trasformato in “convivi”, cerimonie goliardiche in cui invece si evidenziavano le differenze sociali tra i commensali, aspetto che nel corso dei secoli segnò una certa pratica discriminatoria anche durante i riti conviviali.

Il messaggio più forte che l’autrice vuole lanciare ai suoi lettori è proprio la grande valenza che questa bevanda ha avuto e che può ritornare ad avere ancora oggi, perciò lei spiegava che bisogna ritornare ad apprezzare questo splendido nettare e condividerlo con gli altri, consapevoli che il vino è sempre stato in verità uno strumento con cui poter misurare prima di ogni cosa se stessi e la propria capacità di auto controllo!

Graziana Iurato