Il 15 dicembre si è tenuto a Modica, presso l’Auditorium “P. Floridia”, un partecipato convegno sull’ipotesi di recuperare le rimesse ferroviarie attualmente in stato di abbandono e di avanzato declino con rischi per la sicurezza pubblica.
Il convegno, con il patrocinio dal Comune di Modica, è stato organizzato dalla “Scuola di Formazione Politica e Culturale V. Failla” insieme ad altri sette soggetti (la Consulta Femminile, l’UNITRE di Modica, l’Auser nazionale, l’Ass. Maestri Cattolici Italiani, il Lions Club di Modica, la FIDAPA, il BPW ITALY sez di Modica).
Il coro di aderenti alla tematizzazione e all’approfondimento della questione è un indice del desiderio di vedere bonificata una zona emblematica della città, certamente testimonia l’interesse per il decoro urbano, ma soprattutto manifesta la voglia di contrastare il declino dell’immagine urbanistica in cui molti edifici del centro si trovano, e cosa non secondaria, svela la voglia di poter recuperare luoghi morti alla funzione per cui sono sorti a luoghi fruibili sotto il profilo culturale, cioè spazi destinati alle azioni di fermento culturale che nella comunità esistono ma non trovano spazi per potere agire tutte le potenzialità che potrebbero e vorrebbero.
La spinta all’approfondimento del tema sgorga inoltre dalla preoccupazione della cittadinanza che, constatando il lento degrado in cui versano le strutture della ex rimessa ferroviaria, ormai inattiva da 25 anni, i cittadini avvertano con preoccupazione un problema per la sicurezza pubblica e un intollerabile stato di degrado estetico per il quartiere e per l’immagine dell’intera città.
Gli organizzatori hanno cercato di connettere il diffuso bisogno di riqualificazione urbana della zona espresso dalla cittadinanza modicana con lo studio effettuato da Silvia Rizza, una giovane ingegnere che su questa riqualificazione ha effettuato la sua tesi di laurea.
Lo studio realizzato dalla Rizza ha ipotizzato un possibile recupero delle strutture, ormai archeologia industriale, in un progetto che possa valorizzare la memoria diventando progetto culturale fruibile nel futuro, tramite la destinazione delle rimesse in “Museo della Ferrovia”, cioè in un luogo in cui ciò che resta in termini di attrezzi, macchinari, meccanismi di attività, locomotive, fotografie e documenti possano essere messi a disposizione della pubblica fruizione, per la comunità locale e per le presenze turistiche.
Gli esempi delle stazioni e dei servizi ferroviari dismessi, dislocati sul territorio nazionale, sono circa 200, ma già ben 50 sono state cedute dall’ente ferroviario in comodato d’uso gratuito a fondazioni costituite da enti locali che si sono adoperate alla ricerca di fondi per il recupero delle strutture al fine di realizzare progetti di pubblica utilità. Tre di questi esempi sono già stati realizzati in Sicilia, il resto nelle altre regioni d’Italia.
Insomma l’ente ferroviario è ben disposto ad accogliere proposte che abbiano il fine di valorizzare un patrimonio ormai inservibile allo scopo originario. Il responsabile nazionale, dott. Orazio Iacono, contattato dagli organizzatori del convegno tenuto a Modica ha dato piena disponibilità ad ascoltare la proposta avanzata da Modica, ora spetta all’Amministrazione fare il dovere istituzionale che i cittadini le hanno affidato scegliendola per il governo della città.
L’ipotesi che si prospetta per le strutture di Modica, secondo lo studio effettuato dell’ing. Silvia Rizza, è quella di trasformare l’intero edificio, dopo adeguata messa in sicurezza e ristrutturazione degli edifici, in una struttura museale capace di raccogliere la memoria, il valore, il ruolo che la rimessa ha avuto durante il cinquantennio della sua vitale funzione, cioè in una esposizione capace di testimoniare la funzione svolta, in modo da trasformare la carcassa degradata in un luogo vivo di incontri e attività sociali.
Mi astengo dal riportare i dettagli tecnici necessari alla riqualificazione illustrati agli intervenuti al convegno, dettagli relativi al recupero e alla rifunzionalizzazione; me ne astengo perché complessi da descrivere, ma apparsi assai chiari ai presenti al convegno, illustrati in maniera appropriata e dettagliata nei particolari attraverso schemi progettuali, foto e anche filmati che hanno permesso di entrare virtualmente dentro le rimesse documentandone lo stato attuale.
L’illustrazione dei contenuti del progetto è stata assai chiara sia dal punto di vista della possibile realizzabilità tecnica, sia sotto l’aspetto della messa in sicurezza, ma anche sotto il profilo del recupero urbanistico della struttura, sia dell’allestimento dell’esposizione museale.
La relatrice dello studio ha illustrato tutto con dovizia di particolari, con l’ausilio di foto e filmati che hanno reso palpabili e comprensibili sia gli interventi strutturali che la fattibilità del progetto di esposizione degli oggetti, attrezzi, macchinari, locomotive e foto che costituirebbero il patrimonio museale che si ipotizza di realizzare.
Ci sono molteplici esempi di stazioni dismesse e successivamente recuperate e rese funzionali a nuove destinazioni, alcune sono diventate teatri, altre che sono diventati luoghi di aggregazioni per giovani e per anziani, altre sedi di associazioni che svolgono ruoli di pubblico interesse come la Croce Rossa, insomma gli esempi sono svariati e tutti ammirevoli per la ricaduta sociale, dovrebbe e potrebbe avvenire altrettanto a Modica.
L’ostacolo da superare è quello del reperimento dei fondi per il ripristino strutturale e l’adeguamento al progetto ipotizzato, ma propedeutico a questo passaggio determinante, è la costituzione di una Fondazione, cioè il patto giuridico di garanzia stipulato tra l’ente Comune e la proprietà dell’immobile, passaggio verso cui la proprietà dell’immobile, come sopra detto, è disponibile e favorevole, spetta all’Amministrazione Abbate prendere a cuore la vicenda per portare avanti il processo in modo che la memoria notevole di questo luogo possa iniziare il processo per divenire realtà viva del futuro.
Inutile dire che Modica merita questa attenzione, inutile dire che l’occasione va colta, inutile dire che sottovalutare l’opportunità di una prospettiva sarebbe irresponsabile oltre che miope politicamente e culturalmente.
Certamente il coro di organizzazioni che ha sostenuto il convegno rammenterà al Sindaco di attivarsi, sicuramente nessuno degli otto soggetti auspicanti l’azione di restituzione sociale del patrimonio oggi in declino mollerà l’attenzione sulla prosecuzione dell’azione rammentando a chi di dovere di fare la propria parte.
Torno a ribadire che la città di Modica e la sua gente meritano questa attenzione e la cura che ciò richiede come impegno di coerenza dalla parte istituzionale. Di ciò hanno reso testimonianza i relatori al convegno, a cominciare dall’appassionato intervento del prof. Piergiorgio Barone che, partendo dalla testimonianza, divenuta libri ad opera di Emanuele Minardo, studioso attento della realtà della rimessa, legato alla stessa da sentimenti affettivi perché figlio di ferroviere, che ha redatto ben due testi “Rotaie viventi” nei quali riporta in maniera documentata tutta la rilevanza della stazione ferroviaria di Modica, crocevia degli Iblei, in cui si dimostra il valore storico, culturale, economico, imprenditoriale, professionale e di prestigio del capitale umano che vi ha operato, persone generose, artigiani abilissimi, capaci di trasformare una realtà di lavoro in luogo di formazione e di accoglienza verso coloro (operatori ferroviari del nord Italia) che a Modica venivano inviati per punizione da condotte poco professionali e che qui venivano recuperati all’impegno professionale e all’onore della condotta di operatori del sistema di trasporto nazionale.
Mentre l’altro intervento, tenuto dal giornalista Giuseppe Calabrese, ha messo a fuoco la marcia per i diritti portata avanti in quegli anni sul territorio nazionale tramite la redazione e diffusione di una rivista “IN MARCIA – Diritti-Binari dell’Anarchia e del Socialismo”. L’intervento di Calabrese ha costituito una dettagliata focalizzazione della cornice storico culturale del settore nel tempo di riferimento, evidenziandone il contributo che da Modica giungeva a livello nazionale dove veniva redatta una rivista a ciò dedicata
Carmela Giannì