I nostri lettori conoscono bene Sascia Coron, autore da anni della rubrica “versi di versi per versi e detti male detti” di questo giornale. Sascia Coron altri non è che Saro Jacopo Cascino, il cui libro “Una fra quelle delle novelle nate e narrate sotto le stelle” è stato recentemente presentato alla Biblioteca Comunale.
Se oggi ci accingiamo a parlare di questo libro non è per farne la recensione, ché già è stata ampiamente trattata splendidamente da Carmela Giannì nell’articolo in cui ha raccontato la serata, ma vogliamo soffermarci sul personaggio Saro Jacopo Cascino attraverso la sua scrittura.
Leggerlo è affascinante, così come è affascinante la lettura di questa sua “novella”, che trascina il lettore in un mondo fantastico, come il fluttuare in un sogno, come il perdersi a guardare le stelle in una notte d’estate.
A rileggerlo però si scivola nel raziocinio, che disvela il pensiero generatore della favola, che individua l’essenza della natura umana, dei rapporti sociali, dei limiti della mente.
Ma a rileggerlo ancora il fascino del testo appare in tutta la sua bellezza, perché ne emerge l’ironia, che si evidenzia man mano in tutta la sua eleganza, sottile, molto sottile, ma che, una volta afferrata, trasforma il sogno nella realtà più vera. Una realtà amara, che solo attraverso l’ironia si può affrontare e vincere.
Forse è un’ironia penetrata in lui dalla lunga parte della vita trascorsa a Roma, dove questa costituisce una componente integrante del carattere, che consente di affrontare la vita con tutte le sue vicissitudini, le sue difficoltà, i suoi drammi, con un sorriso, a volte amaro, a volte elemento di quel coraggio che ha consentito ai romani di conquistare un impero, di perderlo, di essere servi e re, umili e orgogliosi, ma di andare avanti, sempre e comunque, con la “tigna” che li contraddistingue e mai li abbandonerà.
Ci piacerebbe riportare qualcuno dei passi più significativi, di quelli che più ci hanno affascinato, di quest’aspetto della “Novella”, ma, a malincuore, non lo facciamo per lasciare al lettore tutt’intero il gusto della scoperta, della scoperta e della riscoperta, il godimento puro che nasce da questi passi, da questi guizzi, da queste puncicate (per dirla proprio alla romana) dell’anima, dell’intelletto.
Perché sì, la forza narrativa che appartiene alla scrittura di Cascino avviluppa ogni lettore accompagnandolo sia sotto che sù fra le stelle, ma non è, non può essere, questo il messaggio del suo libro, quanto piuttosto la condivisione del gusto di scavare ironizzando nel cuore delle cose, delle anime, delle menti.
Abbandoniamoci dunque al gusto delle sue parole e dei suoi pensieri. Forse questo difficile momento che stiamo vivendo è proprio quello migliore per farlo… nel modo migliore. E’ il momento di volar via e di sognare, ma anche di pensare, di riflettere e soprattutto di riflettere sulle tante sciocchezze che sono dentro e fuori di noi e di riuscire a coglierne quella scintilla di sorriso che sola saprà darci l’energia e la voglia di saltar fuori dalle nostre e dalle altrui pene per riconquistare noi stessi e una più nostra realtà.
LuM