Modica, 26 -03 – 2020
Non basta la clausura. Marzo, sempre più marziano, regala giorni di pioggia e temporali, un aiuto a restare chiusi in casa anche per le condizioni climatiche proibitive.
Il detto siciliano “comu l’acqua nna marzu”, così pregnante della vita vegetale che presto germoglierà favorita dalla pioggia, contraddice con la nostra constatazione odierna; una pioggia per niente gentile ma rabbiosa, invernale, ritmata dal tambureggiare di tuoni e raffiche di vento, una pioggia che si insinua nell’anima.
L’unico calore resta quello degli affetti, delle amicizie antiche e recenti, oltre a quello della borsa d’acqua calda, la mia special guest star del momento. Si chiacchiera per esorcizzare la durezza del comune clima interiore, come se niente fosse, sfidando tutti quelli che finora si sono dichiarati refrattari a Facebook, tutti gli arcigni estimatori (laudatores temporis acti…) del contatto esclusivamente reale. Sul Web si scopre di essere comunità, di essere amici senza bisogno di sfiorarsi e stringersi la mano, con una canzone o un video postati a mo’ di consolazione. Così, il temporale di ieri si trasfigura nelle magiche note di Jobin, nella voce di Elis Regina che eseguono “Agua de março” con la promessa di vita “no teu coraçao”. È successo anche che il mio amico americano, William Parker, mi dedichi scene del musical “Carousel” con la canzone “You’ll never walk alone” e sai che si sta camminando insieme, con lo stesso intento: non siamo soli in questa comune resistenza che non ha nemici visibili.
Non esci e ti prendi in giro sorridendo del caffè che “è uscito”, lo versi fumante nella tazzina e non ti mancano gli espressi del bar preferito fino al gennaio a.C. (leggi giusto: avanti Covid).
Stai dentro casa perché lo ritieni necessario, senza bisogno delle urla di primi cittadini et similia che cominciano a colpevolizzare i privati, arringandoli oltre ogni tollerabile soglia di sopportazione, facendo nascere invece una bastardissima voglia di disobbedienza perché le imposizioni sono pericolose dappertutto, a Messina come a Timbuktu.
Serve solo un grande amore per la vita, come ha detto ieri Alberto Angela puntando l’attenzione sui valori stratificati nel “modello Italia”.
Oggi, questo mese marziano non demorde col gelo e la pioggia, ma stamattina ci ha svegliati con un sorriso e con quel patto che Noè ha stretto con Dio quaranta giorni dopo l’inizio del diluvio universale, quando una colomba ha portato un ramoscello di ulivo e in cielo è apparso l’arcobaleno.
Marisa Scopello