Oggi, 13 dicembre, ricorre l’anniversario della nascita di una grande modicano: Renato Civello.
Nasce a Modica nel 1920 da Ignazio Civello, insigne giurista e letterato, e Raffaella Scucces, nella Via Fratantonio, proprio sotto S. Giorgio, dove trascorre la sua infanzia. Perso il padre ad appena nove anni, compie i suoi studi a Modica, terminati i quali si iscrive alla facoltà di Lettere presso l’Università di Palermo.
Con l’incoscienza e l’ingenuità della giovinezza si arruola come volontario e combatte nell’Africa Settentrionale, dove, il 13 maggio 1943, viene fatto prigioniero. Riesce ad evadere dal campo di concentramento dopo due anni di regime duro in Algeria, e, nel 1945, può riprendere gli studi interrotti.
Nel 1947 si sposa con Lucia Chiaula, con la quale ha quattro figli. Fino al 1962, quando viene trasferito a Roma, insegna a Modica al Liceo Classico e all’Istituto Tecnico Archimede e fino al 1958 è preside alla Scuola Media di Pozzallo.
Anche se a Modica molti ancora usano parlare di lui come del “Preside Civello”, in realtà la sua figura, più che all’insegnamento, si lega soprattutto all’attività di giornalista, scrittore, critico d’arte: era questa la sua vera strada e fu quella che percorse fin da quando, nel 1956, si presentò, non invitato, alla Quadriennale di Roma, intrufolandosi fra gli addetti stampa e… ricevendo il Premio Nazionale della Critica assegnatogli dall’EPT di Roma e dall’Ente Quadriennale!
Da allora, tutta una serie di successi in tutti i campi per cui sarebbe molto difficile per noi qualificarlo: critico d’arte? giornalista? poeta? saggista? autore di testi per documentari cinematografici? Noi, conoscendolo, diremmo soprattutto poeta, dove ha espresso maggiormente la sua personalità e la sua profonda sensibilità
Noi, relativamente a Modica, vorremmo parlare di due iniziative che dimostrano il suo radicale attaccamento alla città natale nonostante i ben più importanti successi e riconoscimenti ottenuti non solo nella Capitale, ma anche a Londra, Parigi, Madrid, Atene, Vienna, Copenaghen, Praga, Il Cairo. Ci riferiamo in primo luogo all’Ibla Mediterraneo, la biennale di pittura e grafica per la quale portò in questo lembo di Sicilia pittori di spessore assoluto, fra i quali Guzzi, Calabria, Picinni, Monachesi e innumerevoli altri. Molti di noi allora pensarono che questa importante manifestazione potesse espandere il nome di Modica come centro culturale in tutta Italia e anche oltre, altri invece la ritennero “troppo importante” per noi e la ostacolarono. La solita invidia paesana, probabilmente! Arrivati infatti alla terza edizione, gli attacchi si fecero sempre più pressanti fino a fargli passare la voglia di proseguire: evidentemente a Modica la sola cultura che interessa è quella della cioccolata…
Nel 2003 donò al Comune la biblioteca di famiglia, ricca di testi importanti. Il Comune, con delibera del 16 agosto 2005, ne indicò la collocazione provvisoria nel Palazzo della cultura con l’intento di istituire una nuova Sezione intitolata al donatore. Al momento però, pur dopo la riapertura della Biblioteca Comunale, tale Sezione non è stata ancora istituita. Molto strano.
Oggi la nostra città si vanta di aver dato i natali a Salvatore Quasimodo che modicano non si era mai sentito, anche se non dovrebbe dimenticare che lo stesso Quasimodo ebbe a recensire Renato Civello. Ma certamente lui era in grado di comprenderne il valore!
Comunque, in questa occasione non è solo il personaggio pubblico che vogliamo ricordare, quanto, e soprattutto, il Renato Civello uomo, marito, padre, nonno, così come lo si può conoscere attraverso le splendide poesie dedicate ai suoi cari, poesie che sgorgano dall’intimo, non di cliché come tanti usano fare. Poesie piene di profondi contenuti dell’anima, quei contenuti che non tutti forse riescono a vedere perché soggiogati dall’eleganza del linguaggio, dalla ricchezza del lessico che solo un letterato di gran vaglia è in grado di usare. E sono capaci di sostenere che non si capiscono!
Vogliamo riportare qui la poesia che dedicò alla moglie Lucia e in questo modo ricordare anche lei oggi, il giorno del suo onomastico. Lucia, una donna straordinaria che gli fu accanto e lo sostenne per tutta la vita, una donna meravigliosa, che seppe dargli l’energia che spesso a un artista manca, perso com’è fra le sue opere e i suoi sogni. Si dice che dietro un grand’uomo c’è sempre una grande donna e Lucia una grande donna lo è stata, e tanto, e ci pare una coincidenza emblematica che Renato sia nato proprio il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, quasi un presagio fortunato e ricco di significato.
Non uccidere il tempo:
fermalo
con la carezza più lunga,
con la memoria più dura
del granito.
Se si spegne il canto delle rondini
Sul tralcio ancora verde,
se la nuvola d’ottobre
rabbrividisce su la terra nera,
fioriscimi il cielo
coi tuoi baci.
Si può tremare un giorno,
quando ogni cosa
ha un suo tenero cuore,
senza morire;
e l’attesa di sempre,
se la raccogli col più lieve incanto,
è il paradiso mio.
Non uccidere il tempo,
l’angoscia lenta degli anni
tu vestila d’amore.
E poi c’è l’amore per la sua terra, per la campagna del modicano, là, al Melicucco, la casa dove si riuniva in estate tutta la famiglia diventando un’oasi piena di giovani e bambini, dove le nipotine Chiara e Mattea cantavano e suonavano. Già, Chiara Civello e Mattea Musso, che oggi hanno raggiunto la fama internazionale, la prima nel jazz e nel pop, la seconda nella musica barocca, ottenendo premi e riconoscimenti a pioggia, a continuare il genio artistico della famiglia.
Al Melicucco appena restaurato fu celebrata una festa organizzata nel 2008 dalla famiglia e da tanti amici in onore di Renato, evento che fu intitolato “Parole sussurrate al plenilunio”, di cui molti ancora conservano il ricordo. Molti, sì, quelli che sono stati in grado di capirlo e apprezzarlo, ma sempre pochi in una città in cui cultura e arte si stanno sbriciolando nell’indifferenza dei più. Magari un giorno qualcuno lo riscoprirà e si chiederà come mai questo lungo silenzio. Non ci sarà risposta.
Luisa Montù