Stiamo combattendo il covid, certo, allora ci preoccupiamo di assicurarci che vengano mantenute le necessarie distanze negli uffici pubblici, nelle strutture sanitarie, per non parlare dei locali di ristorazione e via dicendo. Giustissimo, ma questo che cosa comporta? Che, fuori da queste strutture, si creino file interminabili di persone munite di numeretto in attesa di poter entrare. Il risultato, a parte l’inevitabile assembramento che si crea (ma tanto di questo non risponde nessuno se non quei poveracci incastrati nella lunga fila), è che, se fa freddo, la gente rischia la polmonite, che, anche se non è causata dal covid, sempre polmonite è, se invece fa caldo, quantomeno un malore.
Se poi il freddo eccessivo o l’eccessivo calore ti fanno ammalare, ti arrangi, perché i medici di base hanno paura, quindi non si recano a visitare i pazienti a domicilio, anche se questi non sono in grado di uscire di casa, perché i loro emolumenti non sono tali da spingerli ad affrontare un rischio e col giuramento di Ippocrate hanno già fatto carta igienica da un pezzo. Tutto questo fatte salve le dovute eccezioni, che, il più delle volte, vanno oltre anche lo stesso dovere, e forse, se tutti rispettassero il sovracitato giuramento, qualche eroismo potrebbe pure essere evitato.
Ci pare insomma che il concetto che sta prevalendo oggi sia quello che o campi salvandoti dal covid o muori di una qualsiasi altra malattia più comune ma che, se non curata o curata male, può ammazzarti proprio come il covid.
Attenzione, noi non stiamo parlando di trascurare le misure anti-covid, ma semplicemente di fare un minimo esercizio di logica per rendere meno difficile la vita (ché in questo momento difficile lo è fin troppo!) della gente, solo di usare la logica più elementare, quella che pratichiamo abitualmente in casa nostra perché qui ci viene spontanea. Mettere in estate un tendone davanti agli uffici pubblici in modo da proteggere dal sole le persone e magari offrire a chi è in fila qualche sedia, affinché anche chi soffre di mal di schiena riesca ad aspettare senza doversi sedere sul marciapiedi non ci sembra qualcosa di una difficoltà insormontabile e nemmeno particolarmente costosa.
Ci sono poi ospedali nuovi o con reparti nuovi che dispongono di ampi spazi, lunghi corridoi, dove, se ben gestite, le persone possono rispettare una fila senza rischi ma anche senza eccessive sofferenze. E poi vorremmo capire: perché quei lunghi, interminabili corridoi senza nemmeno una sedia che permetta di prendere fiato a persone che, se si recano in ospedale, tanto pimpanti e in forma non possono essere?
Invero, questo è un problema tipico dell’Italia e degli italiani, che, se da un lato non amano rispettare le disposizioni che vengono impartite per il loro stesso bene, dall’altro sono caratterizzati da una totale mancanza di capacità di organizzazione nonché della logica più elementare. Eppure la logica come la s’intende in filosofia ha avuto nel nostro Paese grandi maestri! Ma no, noi ci perdiamo nelle piccole cose, siamo confusionari, disordinati, pasticcioni. Mostriamo grandi capacità nel risolvere problemi complessi e ci trasformiamo in bambini imbranati di fronte a un semplice problema di utilizzo di grandi spazi.
Poi ci lamentiamo se siamo considerati poco in Europa, ma, con questo carattere, qualcuno mai potrà penderci sul serio?