Eppure la Sicilia potrebbe essere davvero la più bella e libera regione italiana ma…
Da sempre venduta al migliore offerente, codarda, tace tutte le ingiustizie che riceve disumanamente e giornalmente da centinaia e centinaia di anni.
La più ricca per posizione, bellezza e cultura umana, la più povera per mentalità corrotta e ferma.
Zitti e muti giovani e vecchi, succubi delle loro stesse paure, fermi al passato che hanno costruito loro sulle spalle, accettano, mentre si disperano, la povertà arida di chi si sente furbo.
Pavoneggianti e corrotti fin dentro le università, lì, per i giovani e per le loro famiglie che non hanno spiccioli da regalare, il cerchio si ferma.
Lussureggianti nelle loro divise umanitarie, lì, per i più anziani ma anche per i più giovani, la speranza di essere curati con onestà è crollata da tempo ormai.
Accecati dal bell’apparire, i siciliani non “sono”.
Che dire, la Sicilia in rosso c’è stata da sempre, non solo in questo caso a Pasqua o per la pandemia che la trafigge in ogni luogo. Su di lei la speculazione è nata mentre lei moriva anni e anni fa. E’ stata da sempre un boccone gustoso per chi la guarda e la compra dall’alto. Un boccone amaro per chi l’ama e avvelenato da nessun pudore umano, muore.
Alla Sicilia manca la lealtà nella politica, nell’istruzione, nelle istituzioni, nella cultura, nel vero amore che deve essere onesto e rispettoso. Un contagio infinito che di questo passo non avrà mai nessun vaccino per arrivare finalmente alla vera libertà di vita sociale e lavorativa e per salvarla, bisognerà prima raderla al suolo e poi, un pochino più pulita, ricomincerà a splendere.
Cari siciliani, prima una mano sulla coscienza sporca per lavarla ben bene e poi, a testa alta, rimettersi in gioco con più forza.
Sofia Ruta