Ieri mattina Modica si è svegliata nel giorno del Santo patrono Pietro non coi consueti colpi di cannone né con lieti rintocchi di campane, ma con una notizia che ci ha lasciati senza fiato: Annamaria Sammito non c’è più.
L’ho conosciuta anni fa, al tempo in cui durante i lavori di consolidamento e ristrutturazione di Palazzo Polara, per puro caso, scavando sotto la roccia che sostiene la parte a monte dell’edificio, trovammo dei cocci di antica ceramica di sicuro interesse archeologico.
Annamaria, giovane archeologa allora direttrice del museo Belgiorno e assessore alla cultura sotto la sindacatura di Antonello Buscema, appena avvertita corse a vedere e, con sua grande sorpresa, si trovò davanti una stratigrafia perfettamente conservata che documentava la storia della città a partire dall’ottavo secolo a.C. fino al terremoto del 1693.
La profonda conoscenza della materia e l’esperienza maturata nelle campagne di scavo le permisero di intuire al volo l’importanza scientifica della scoperta: la gioia e lo stupore che manifestò senza la minima traccia di supponenza, ma anzi con estrema umiltà, me la fece amare immediatamente.
Si diede subito da fare in modo saggio e sommamente esperto nel muoversi nei meandri della burocrazia. L’entusiasmo di Annamaria contagiò tutta la sezione archeologica della Soprintendenza, a partire dal soprintendente Alessandro Ferrara. Grazie a lei, partì l’ispezione affidata al dirigente Saverio Scerra, che fu condotta da un giovane ed appassionato collega, Francesco Cardinale, che si gettò a scavare per oltre un mese, arrivando a trovare il luogo di sepoltura di un’intera famigliola, i cui scheletri erano circondati da piccoli oggetti fittili di corredo che permisero di risalire alla datazione al secondo secolo d.C.
Imparai presto a stimarla per il suo tratto gentile, schietto e diretto, e per la non comune onestà morale ed intellettuale, così difficile da riscontrare nei personaggi che circolano nell’ambito del pubblico servizio, troppo spesso scambiato per esercizio di potere.
Per una serie di contingenze economiche – i soldi per la scienza, la ricerca e la cultura non si trovano mai, quelli per sagre e festini sempre! – i lavori di scavo furono sospesi e lo sono tuttora. Grande fu il dispiacere di Annamaria e di tutta la squadra che vi aveva lavorato nel constatare di non poter proseguire nello studio di una situazione che tanta luce avrebbe potuto portare sulla formazione della città.
Poi il clima politico cambiò, e Palazzo Polara coi sui segreti sparì dagli obiettivi operativi della rinnovata amministrazione comunale.
Con Annamaria ci è capitato di incontrarci ancora, purtroppo raramente, e non sapevo che fosse malata. Ieri mattina è stata una mazzata.
Conoscendone il carattere determinato, immagino che avrà combattuto senza risparmio contro il male che alla fine ha avuto la meglio su di lei, esile ragazza bionda dalla tempra d’acciaio.
In questo tempo maledetto Modica ha perso un’altra delle sue parti migliori, che tanto ancora avrebbe potuto dare come contributo all’elevazione culturale e civile della città, e Dio sa se ce ne sarebbe bisogno!
Annamaria lascia una figlia alle soglie della difficile età dell’adolescenza, e un marito bravo architetto e buon padre, ai quali non posso che augurare di non soccombere al dolore della perdita, ma di continuare a vivere nel suo esempio e a sentirsi privilegiati per il tratto di strada fatto insieme.
Nel mio archivio ho trovato due foto di Annamaria che voglio condividere con chi le ha voluto bene e ha saputo apprezzarla: non sono belle, ma me la ricordano in momenti importanti, a Palazzo Polara e al Palazzo della Cultura, in occasione della mostra archeologica che permise ai modicani di vedere tra i tanti tesori ritrovati a Modica anche gli stupendi vasi greci rinvenuti intatti presso una casa posta alle spalle di Palazzo Polara nel 1925, e deportati a Siracusa.
Cara amica, con te se ne va un pezzo di cuore e una gran fetta di intelligenza e di saggezza di questa città, che sa essere talvolta tanto ingrata. Riposa in pace e, se ti sarà possibile, continua a starci vicino: ne abbiamo bisogno.
Lavinia P. de Naro Papa