Ricominciare, dopo il blocco forzato dovuto alla pandemia, è un po’ come tornare a camminare dopo essere stati immobili perché ingessati, lo si fa con titubanza e precauzione, e mentre ci si rimette in movimento sgorga impetuoso il bisogno di riconnettere l’ieri all’oggi, c’è necessità di dare parola a ciò che è stato e a quello che è significato stare fermi, c’è bisogno di esternare emozioni, riflessioni, sentimenti; c’è da dire del dolore e dei tormenti, della paura, del timore, dell’impazienza, della solitudine, della fatica.
C’è, in ciascuno, la necessità di dare espressione e forma estetica ad un vissuto personale e di contesto, un bisogno che sgorga spontaneo con la forza di una sorgente, deve essere detto, deve potersi ricreare il collegamento tra il prima e il dopo.
Il mezzo “magico” per connettere è l’arte, l’arte che è specchio, metafora e al contempo messaggio di speranza, perché l’arte intercetta ed esprime. L’artista infatti raccoglie una delega che la società inconsapevolmente gli dà, l’artista ne viene investito, incamera e restituisce, evidenzia e trasmuta per potere dare la speranza a cui gli individui anelano.
Così re-inizia l’attività del Centro Studi Feliciano Rossitto, mettendo a tema l’attuale condizione, lo fa portando in scena una drammaturgia in tre espressioni (musica,pittura, parola) per effettuare un attraversamento del complesso e complicato periodo pandemico, portatore di implicanze molteplici: sanitarie, sociali, ambientali, economiche e politiche, e perfino antropologiche, perché come ben sappiamo ha messo in pericolo i corpi e in sofferenza le menti.
La performance “In my beginning” è una rappresentazione drammaturgica del periodo tragico, complesso e conflittuale che ha investito l’umanità, narrato attraverso la connessione di linguaggi artistici diversi. Andrà in scena il giorno 28 prossimo, alle ore 19 a Ragusa nella sede del centro in Via Ettore Majorana.
La drammaturgia è curata da Elisabetta Rizza che ha formulato la parte narrata, cioè letta da Ornella Cappello e da Pippo Antoci, raccogliendo le espressioni e le impressioni lasciate dai visitatori (alcuni avventori comuni, ma anche personalità note come lo scultore Angelo Barone, Frate Antonello Abbate, il critico d’arte Andrea Guastella) sul quaderno delle firme durante la visita della mostra “Sussulti” di 80 pezzi di Salvatore Fratantonio.
Tutto è partito da queste chine colorate (ecoline) realizzate dal maestro per narrare la pandemia, è proseguito con le suggestioni che alcune di queste ecoline hanno generato al musicista Sergio Carrubba da cui sono scaturiti temi sonori atonali.
Sulla scena quindi verranno proiettati 10 ecoline accompagnati da schizzi musicali e frammenti parlati. Sarà, o meglio mira ad essere, la drammatizzazione di emozioni e conflitti, ovvero le laceranti, contrastanti, caotiche spinte interiori che hanno tumultuato le menti per tutto il periodo lasciando scie maledette che incupiscono il futuro e rendono venefica anche l’aria che respiriamo, ma, siccome è in questa atmosfera che siamo immersi, è qui che dobbiamo avventurarci senza chiudere gli occhi, senza rimuovere, anzi affrontando con umiltà e coraggio la realtà che muta e ci trasforma, che ci investe e ci plasma, e se l’arte ci dà una mano non resta che aggrapparvisi.
Carmela Giannì