PER LO STATO LE MINORANZE NON CONTANO?

Ci sono i sostenitori del vaccino e ci sono i no vax. Ci sembra giusto rispettare la scelta di chi non si vuole vaccinare come quella di chi si vuole vaccinare. Non condividiamo però che si faccia una manifestazione violenta per sostenere la scelta di non vaccinarsi: si manifesta per contestare l’obbligo di vaccinarsi rivendicando la libertà di ognuno di farlo o meno, però, manifestando in maniera violenta, si offende la libertà di chi invece ha scelto di vaccinarsi. D’altro canto, anche in passato si sono avute epidemie molto gravi e di notevole estensione e sempre si sono combattute ricorrendo al vaccino, quindi non si capisce perché adesso una cura diventi una violazione della libertà.
Quando però s’impone un obbligo alla popolazione, se ci si trova in un paese civile, si deve tener conto della molteplicità delle realtà umane, quindi delle minoranze, e provvedere di conseguenza. Chiariamo meglio: si è introdotto l’obbligo vaccinale per i lavoratori, d’accordo, ma quelle persone che hanno sempre lavorato in proprio e debbono continuare a lavorare e, per patologie particolari o allergie o intolleranze o, perché no?, semplicemente per paura, non si possono vaccinare, che devono fare, andare a chiedere l’elemosina? O si deve essere vaccinati pure per questo?
Prendiamo, ad esempio, un caso molto comune specie nei piccoli centri: un parrucchiere o un estetista o un pasticcere che gestisce in proprio un esercizio piccolo, senza dipendenti, una persona che durante il lockdown ha potuto continuare a lavorare rispettando tutte le misure richieste e non mettendo mai a rischio la salute dei propri clienti, adesso, finito il lockdown, tornata la libertà di andare al cinema, allo stadio, a ballare… e persino di manifestare in migliaia senza mascherina… dovrà chiudere perché, come si è detto, non può o ha paura di fare il vaccino. Dovrebbe, ben tre volte alla settimana, sottoporsi al tampone, per il quale pagherebbe non solo il prezzo relativo ma anche la perdita di alcune ore di lavoro a causa della fila alla quale sarebbe costretta in attesa del suo turno. In pratica, alle limitazioni imposte dal lockdown, si è aggiunto un altro paletto, e cioè l’obbligo del tampone o del green pass anche per un esercente senza dipendenti. Come mai, in tempo di lockdown, tampone o green pass non erano necessari eppure la salute dei clienti era garantita ugualmente, ora l’onere per questo tipo di lavoratore si è aggravato? E’ così difficile fare, in una situazione del genere, una concessione alle minoranze, che, ovviamente, non arrechi pericolo né a sé né agli altri, in cui esiste un tipo di lavoratore che non viene a contatto contemporaneamente con più persone, limitando pertanto qualsiasi rischio di contagio? A noi non sembra, se non col totale disinteresse nei confronti delle dette minoranze.
LuM