martedì, 3 Ottobre 2023

MISTERI ITALICI

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Chiusa la Leopolda, asciugate le lacrime della BellaBoschi e sbattuto Faraone in faccia a Miccichè, Renzino è volato subito subito a Dubai, al richiamo dei bei petrodollari elargiti dagli emiri-omofobi, misogini, integralisti, finanziatori di Daesh, etc. – perché si sa che certi riti parapolitici costano un botto e la pecunia non olet.

Negli U.S.A. è prassi accettata da sempre che ogni ex presidente renda meno traumatico, e più proficuo, il distacco dalla Casa Bianca e dal ruolo di uomo più potente del mondo con giri di conferenze a spasso per il pianeta: di cose da raccontare certamente ne hanno parecchie, ed è comprensibile che la gente accorra, e paghi, per sentirle.

In questa sede non è opportuno aggiungere legna al fuoco acceso dall’aspetto etico del comportamento di un Senatore (!) italiano in carica, per giunta facente parte del governo, che aggiunge al ricco compenso parlamentare prebende elargite all’estero per il suo ruolo di conferenziere, visto che le leggi nostrane gli consentono di farlo.

Quello che invece intriga in questa faccenda sono un paio domande alle quali, per adesso, non c’è risposta.

La prima è capire perché gli emirati abbiano necessità di ascoltare il verbo renziano e, in sottordine, comprendere in che lingua tali conferenze vengano tenute, considerando che l’inglese parlato dal Nostro è assai prossimo a quello di un qualunque custode di armenti dell’Uttar Pradesh, che a domanda posta in inglese risponda: Ai onli spik Urdu!

La platea di giovani virgulti arabi biancovestiti, frutto dell’alta società quando non appartenenti alle famiglie reali, è formata da laureati delle più prestigiose università britanniche… che cosa possono imparare o approfondire decifrando il parlato dell’enfant prodige di Rignano? Sfoggerà il look dei suoi stilisti preferiti, Volta&Gabbana?

La seconda domanda riguarda il tema di queste conferenze: ma di che caspita parla? In verità l’argomento della conferenza stavolta lo si sa, grazie al Fatto Quotidiano, di solito ben informato: “Il governo del futuro. Una roadmap per la prosperità globale.” L’argomento è di grande impegno, ma la presentazione della tabella di marcia del cammino da fare per arrivare alla prosperità globale è pretenziosa assai.

Se Matteo Salvini ha, o meglio aveva, alle spalle la Bestia come supporto per la sua campagna elettorale infinita, è lecito supporre che il Matteo toscano avrà alle spalle una folta schiera di scrutatori di palle di cristallo capaci di decrittare gli algoritmi del Padreterno, di astrologi, maghi e cabalisti, forse anche la reincarnazione di Nostradamus.

Per noi che ormai lo abbiamo imparato a conoscere a nostre salatissime spese, e che da questa esperienza usciamo incattivi e maligni, riesce spontaneo e quasi ovvio pensare che le sue conferenze vengano richieste da persone che, pur espertissime di raffinate trappole logiche per tradizione e cultura, sentano la necessità di far proprie le virtù e le conoscenze dell’approccio di Renzi, ruspante e sbrigativo, grezzo ma funzionale, all’arte del doppiogiochismo, della piaggeria, della slealtà, dell’incoerenza sistematica portata avanti con impudenza, amoralità, boria e alterigia senza pari, talmente sfacciata da lasciare la controparte basita, senza parole e indifesa.

La povera Europa goffamente tenta di rafforzarsi in una unione di paesi che per secoli si sono straziati in conflitti atroci e che tuttora sono in realtà divisi da posizioni inconciliabili dovute ad osceni rigurgiti ascrivibili ai peggiori anni del secolo scorso.

In questa penosa situazione la vecchia signora finirà schiacciata dalla potenza numerica, economica ed organizzativa dei cinesi e colonizzata da un islamismo sempre più agguerrito e determinato, che alla ferocia terrorista affianca una politica all’apparenza più moderata, che però non nasconde certi aspetti subdoli che l’insegnamento comportamentale dato da Renzi, ma non soltanto da lui, fa passare da sofismi levantini a concreti atti aggressivi.

Che sia porcellana di Sèvres o di Herend, antico e bellissimo, sempre vaso di coccio è, povera Europa!

Kazzandra

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