Del reddito di cittadinanza si è detto tutto, nel bene e nel male.
È un provvedimento di carattere sociale che è presente da anni in quasi tutti i paesi evoluti dove non ha dato particolari problemi.
Probabilmente è strutturato meglio del nostro, con procedure di controllo e di attribuzione semplici, chiare e non interpretabili.
In Italia purtroppo il paternalismo di stampo cattolico e il bizantinismo radicato nel DNA dei burocrati ha reso questa misura di aiuto ai più deboli una manna caduta dal cielo per i truffatori e una fonte di ulteriore vessazione sui cittadini.
Una delle colpe che parte dell’opinione pubblica addossa al RdC è che non si trova più la manodopera stagionale nel settore turistico, ristorazione in testa.
Tanti giovani che passavano l’estate lavorando in questi settori sono da tempo andati all’estero, cacciati anche dal Covid, ma soprattutto attirati da paghe corrette, contratti regolari e facilità di trovare una sistemazione logistica accettabile e a prezzi contenuti.
Evitando di sfiorare lo spinosissimo tasto del lavoro nero, delle buste paga artefatte, degli orari di lavoro non rispettati e degli straordinari non riconosciuti, della mancanza di rispetto delle professionalità acquisite, delle paghe da fame, dei contratti fasulli e dell’apprendistato esteso anche ai pensionati, un altro motivo che tiene lontani dal lavoro in questo settore è proprio quello che riguarda la possibilità di raggiungere il posto di lavoro senza dover sacrificare pressoché totalmente i soldi guadagnati.
Questo aspetto della questione è particolarmente sentito dalle nostre amene parti, così ricche di pizzerie, bistrot, wine bar, gelaterie, ristoranti stellati e trattorie dove, specie al mare, la chiusura notturna si protrae a volte fin quasi all’alba.
Chi non ha la fortuna di abitare a Marina, a Pozzallo o a Sampieri se ha macchina e patente si dovrà sobbarcare al pagamento esagerato dei carburanti e al rischio del colpo di sonno al volante, ma è poca cosa rispetto alle difficoltà che si trovano davanti quelli costretti all’uso del mezzo pubblico: i collegamenti affidati all’AST sono troppo spesso precari, con pochi bus in orari incompatibili coi turni di lavoro diurni e totalmente assenti nelle ore notturne, mentre i treni che – udite! udite! – viaggiano in orario anche se non c’è più LUI, sono pochi e votati prevalentemente al turismo. Quindi per i pendolari che partono da Modica, Ispica o Rosolini la vita è durissima.
A questo punto non resta che cercare un alloggio nei pressi del posto di lavoro… cercare il classico ago nel pagliaio in confronto è uno scherzo!
A quanto pare, tutti i proprietari di immobili in località turistiche sono diventati tenutari di B&B, di case vacanza o locatari stagionali esosi.
Per un appartamento in condominio vecchiotto e pseudo arredato oltre all’affitto mensile di € 400,00 sono state richieste tre mensilità di cauzione, altre tre mensilità – non recuperabili – come spese per l’agenzia immobiliare, le spese condominiali, la TARI e l’IMU! Aggiungiamo le bollette dell’acqua, della luce e del gas e, se possiamo pagarci il lusso di lavorare a queste condizioni, vuol dire che siamo pronti a diventare clienti di Briatore, a patto di essere anche così cafoni e parvenue da sbattere su una pizza simile ad una matzah kasher il Pata Negra.
Se lo Stato volesse davvero aiutare le imprese e favorire il lavoro, rendendo antieconomico oltre che punibile sul serio ogni tipo di truffa, basterebbe ridurre gli oneri fiscali mostruosi che attualmente impediscono a molti di assumere dipendenti in forma legale. Gli imprenditori, sgravati dalle spese eccessive per il personale, potrebbero pensare di consorziarsi per trovare sistemazioni logistiche economiche per i lavoratori fuori sede…
Sparata l’utopia dettata dalla canicola che ci attanaglia, dato che qui l’idea di associarsi per il bene comune è quasi una bestemmia, andiamo a cercare un po’ di refrigerio per un apericena al mare, e godiamoci il servizio fornito dallo schiavo di turno.
Kazzandra