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DI MITI E DI VIAGGI

Onde di una risacca millenaria… Onda su onda, la sera del 30 luglio, l’ultima di “Scenari” Mondadori di Piera Ficili, abbiamo navigato con gli Dei intorno alla Sicilia, ultimo di una fortunata serie di libri scritti da Giulio Guidorizzi e Silvia Romani che ha come perno l’isola al centro del Mediterraneo, osservata e descritta nel suo essere stata scelta da popoli ed eroi mitici. Proprio come in una Guida del Touring Club, gli autori si sono mossi da un luogo all’altro, tra monumenti e musei, sculture e templi, testimonianze incise nelle pietre, ma con lo spirito creativo e scientifico dell’archeologo innamorato della luce corrusca del mito degli antichi ulissidi nocchieri che, lungo le coste dell’isola, hanno parlato con le ninfe, nelle fonti celate tra papiri e Ciclopi e tiranni sanguinari.
“L’isola chiama a raggiungerla, come una sirena plasmata nella terra, nella pietra, nel mare… e una volta lì giunti, in molti hanno deciso di restare”, sono le parole di Guidorizzi, grande grecista milanese che ha incantato gli spettatori leggendo i musicali esametri dell’Odissea come un antico aedo venuto a concederci la voce degli Dei.
Tra la Grande Madre, la Venere erycina, l’Anadiomene siracusana, gli Efebi, tutti i tesori rubati da Verre e quelli ancora da scoprire, i pieni e i vuoti di una grande cultura in bilico fra passato remoto e tempi recenti, fra “l’immobilità e il viaggio” (Anna Maria Ortese), senza soluzione di continuità.
Quella sera l’ incanto evocativo della narrazione ha fatto brillare gli occhi dei siciliani presenti che non si arrendono a vedere la Trinacria deturpata dall’accumularsi di brutture mafiose e voti di scambio di politici altrettanto turpi e rancidi.
Anche il tempo non è scorso via al pari della sabbia nella clessidra, inesorabile gocciolare di minuti tirannici assumendo invece la cadenza lenta e circolare che solo agli Dei era concesso sperimentare.
Così si è concluso l’entusiasmante mese di “Scenari”, tra pagine fruscianti di varia umanità, umori e narrazioni dedaliche come un labirinto dal quale scegliere di non voler uscire per naufragare dolcemente in questo nostos dell’anima.

Marisa Scopello