Caldo smagliante, secco. Un rumore di fondo mi sveglia dopo il vertiginoso e oscuro attraversamento spazio-temporale con la coscienza del respiro di Makaria stretta ancora al mio braccio e il timore di aprire gli occhi scorgendo qualcosa che mi è totalmente ignota… Avverto attraverso le palpebre chiuse il lucore vacillante di una fiaccola, e poi qualcuno mi scuote, ne sento la voce profonda che dà sicurezza, decido così di aprire gli occhi, sicura di trovarmi al riparo da brutti incontri.
Il volto che intravedo non è umano: occhi enormi da rettile in una testa allungata; però sembra sorridermi mentre mi porge con la mano strana una coppa.
Chi è stato appassionato dei fumetti “Lanciostory” ricorderà “L’Eternauta” con Khuner, il vagabondo dell’infinito, che aiuta gli uomini nella lotta agli invasori alieni dalle molte dita, un classico della fantascienza di Héctor Oesterheld disegnato da Francisco Solano. Questo alieno però, sebbene abbia anche lui moltissime dita, non mi pare ostile, sembra anzi sorridere mentre sveglia Makaria il cui respiro accelerato la dice lunga sulla sua agitazione interiore. C’è una coppa anche per lei, così beviamo assetate. È una birra spumosa, dolce, che ha il potere di calmarci.
Lui si siede davanti a noi e racconta telepaticamente la sua storia:
“Voglio che voi non abbiate paura di me, anzi sono io che per un attimo ho avuto paura a vedervi materializzare nel mio mondo. Mentre ancora dormivate ho analizzato le vostre informazioni genetiche, le vostre origini, e so che venite da un futuro lontanissimo; avete attraversato millenni e siete giunte qui in Mesopotamia dove, ormai da molti millenni noi viviamo insieme al popolo dei Sumeri. Vi state chiedendo le mie origini, vero? Mi chiamo Anhur e sono uno degli ultimi Anunnaki, provenienti dal pianeta Nibiru che si trovava, nel sistema solare, oltre Plutone. Nibiru, in lingua sumerica significa “pianeta del passaggio”, il nome di Anunnaki, sempre in sumero, significa “coloro che vennero sulla Terra da un altro pianeta”. Vi chiedete il perché? Semplice, il nostro mondo era agonizzante, così abbiamo attraversato il cosmo per portare quella scintilla di intelligenza agli ominidi terrestri. Siamo stati noi a far fare il salto evolutivo che ha trasformato gli abitanti di questo luogo, poco più che scimmie, in quello che voi conoscete come “homo sapiens”. Ci siamo accoppiati con le femmine terrestri dando il via all’evoluzione e moltissimi, nelle generazioni a venire, hanno mantenuto la natura mitocondriale del Fattore Rh positivo, molti di meno hanno ereditato il nostro sangue incontaminato da scorie terrestri, tra cui voi due, che avete il fattore Rh negativo di noi alieni. Ecco perché siete qui, anche voi portate nel vostro DNA l’eredità antichissima di Nibiru che non esiste più a causa degli scontri e gli sconvolgimenti di cui il cosmo è artefice. La nostra sopravvivenza è stata permessa dai Sumeri che ci hanno accolto come se fossimo Dei mentre, in cambio, noi abbiamo insegnato l’astronomia, la musica, l’agricoltura, rendendoli stanziali, coltivatori e allevatori da cacciatori nomadi sempre alla ricerca di prede difficili da catturare.
Voi sarete le testimoni della civiltà che abbiamo donato e leggo nei vostri occhi la meraviglia di trovarvi qui, quasi foste su un pianeta diverso dal vostro, a bere la birra prodotta con l’orzo coltivato in questa terra felice.
Avvicinatevi al cibo che è stato preparato per voi e sfamatevi.”
Ho mille domande da porgli ma dai piatti di pesce arrostito e in umido, dal pane lievitato e fragrante, dalle fave fresche cotte con cipolle e borragine, dai datteri ripieni di mandorle e buccia di limone, esala un profumo invitante che stimola il nostro appetito; per questo la curiosità mia e di Makaria passa in secondo piano. La fame da saziare è ora la priorità.