Vi capita mai di sentir parlare di daspo? Certo, quando si parla di tifosi violenti si legge sui giornali che a costoro è stato dato il daspo per un certo periodo; il termine vuol dire “divieto di accedere alle manifestazioni sportive per un certo periodo”. Bene, il dottor Romano Di Salvo è stato trattato alla stregua di un tifoso violento quando gli è stato dato il daspo per un anno (l’ultimo, perché in passato già l’aveva avuto per ben tre anni!). Pertanto, essendo la residenza ufficiale del dottore ad Anzio, ne fu deliberato d’urgenza “il rimpatrio con foglio di via obbligatorio ad Anzio con divieto di far ritorno nel Comune di Roma, senza la preventiva autorizzazione, per anni 1 e con l’ingiunzione di presentarsi a quella Autorità di P.S. entro un giorno”.
Cosa aveva fatto il dottor Di Salvo per dover essere sottoposto a questo provvedimento? Aveva manifestato di fronte alle istituzioni pacificamente, solo cioè con la presenza costante e l’uso di un megafono: eppure, per il Questore che ha firmato il provvedimento, addirittura “persona pericolosa per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica”. Tale presenza era stata considerata “turbativa di pubblico servizio”.
Non ci risulta che le manifestazioni pacifiche turbino la sicurezza pubblica e siano vietate dal nostro ordinamento. Nemmeno oggi, alla luce delle ultime disposizioni del nuovo Governo, la sua lo sarebbe, perché non faceva parte di un rave ma era solo, completamente solo. Già, ricordiamolo ancora una volta: era solo.
Luisa Montù