Nelle ultime settimane è rimbalzata sul web la notizia di una famiglia finlandese che, dopo avere abitato e vissuto per due mesi in Sicilia, isola che aveva scelto e visto come un bel luogo per far crescere e istruire i propri figli, non gradendo però, in seguito, il modo di vivere e di fare degli isolani e neppure il metodo usato nelle scuole siciliane, ha fatto le valige ed è partita per la Spagna, un paese anche questo caldo e molto somigliante per clima alla Sicilia.
Il dito puntato sul metodo scolastico non è piaciuto a tanti che con disprezzo hanno criticato i poveri malcapitati. Pochi sono stati coloro che hanno dato loro ragione, anche perché i siciliani sono così orgogliosi di natura che pur di ammettere che le cose non vanno bene, abbassano la testa e si accontentano di ogni mancanza, come fosse pane quotidiano.
Parliamoci chiaro.
Non è la scuola ad essere malata in Sicilia e in Italia.
Non sono gli uffici pubblici dei Comuni a non funzionare perfettamente.
Non sono gli ospedali pubblici a non essere all’altezza dei bisogni dei cittadini.
Non è lo sport, non è il teatro, non è il cinema, non sono le strutture di ascolto e non sono i singoli professionisti che vi lavorano all’interno e che si dedicano ad istruire, ad ascoltare, a prestare il loro operato. Certamente molti non sono idonei ma si prendono lo stipendio, tanti però ci stanno per merito e non guadagnano il giusto compenso ma hanno le mani e le voci legate, devono dare il minimo indispensabile, possono gridare e sentirsi superiori davanti alla povera e umile gente ma non possono lamentarsi mai con chi ha deciso così.
Se un colpevole c’è, quello è lo Stato, attuale e passato, speriamo non futuro, in cui viviamo, dove tutto ci viene dato per buono e tutto ci viene negato perché cattivo.
La famiglia finlandese ha scelto di non restare, perché non può combattere una cultura sciatta e schiva, che ci viene imposta nel peggiore dei modi, con l’accettazione.
Molti dei nostri figli sono scappati prima di loro verso mete più sicure e limpide. Non c’è posto per loro in nessuna struttura culturale pubblica o privata, darebbero solo fastidio agli assetati di potere mettendo in cattiva luce tutte le incompetenze.
Anche loro hanno scelto, come la famiglia finlandese, di cercare e trovare un posto migliore che li completi ma nessuno pare accorgersi della loro mancanza, dei figli rimasti nessuno parla e di quelli che muoiono ne fanno un fascio.
Questa è la nostra Sicilia: lo specchio attuale del nostro non vivere.
Sofia Ruta