venerdì, 24 Marzo 2023

LE “BAGATTELLE” DI CARMELO MODICA

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Vivere in quel di Modica oggi sembra di una normalità disarmante: tutto funziona al tocco dell’Orologio del Castello e agli scampanii che si inseguono da una chiesa all’altra tentando di imporsi sui decibel del traffico che intasa il Corso Umberto. Dimenticati il lockdown del 2020 e le strade vuote, si è fatto presto a mettere da parte mascherine e paura del contagio e Modica è tornata a essere una “piccola città” alla Thornton Wilder.
Poi, la casuale lettura di un “libello” ristampato nel 2022, ti porta a ricordare una Modica “altra” di cui si è in parte persa la memoria, la Modica di una stagione d’antan, esattamente dal febbraio 2006 al giugno 2012, che il Colonnello Carmelo Modica ha tratteggiato negli articoli mensili scritti per questo giornale e raccolti col titolo “Bagattelle modicane”. Immagini in time-lapse si affacciano accelerate alla mente, dalla fontana del progresso alla sfera-fontana che si fa strada nell’asfalto, e sfilano nomi noti, sindaci e assessori, personaggi e fatti di cronaca su cui si è accumulata la polvere del tempo, qualche invenzione “geniale” come la Giostra della Contea tra costumi e sbandieratori; c’è persino un cavallo (la buonanima di American), defunto per l’insipienza di tecnici inetti a creare il substrato stradale adatto alla corsa di un Palio. C’è soprattutto la cronaca del Palazzo di Città, di corridoi e uffici affollati, telefoni tagliati per inadempienza al pagamento del Canone, telefoni che non rispondono per non essere mai stati collegati all’utenza, in una puntuale disamina di malservizi, di investiture poco democratiche, di Centri culturali prestigiosi attribuiti per mera utilità strategica. La penna di Carmelo Modica graffia, mette in berlina i Comitati, comodi meccanismi del fare per non fare niente, accusa la pratica dei voltagabbana, la pochezza culturale e la millantata efficienza manageriale tra documenti spariti, santificazioni di politici indagati e altre amenità. Tanti tasselli che, come nel gioco del Domino, stanno allineati nella precarietà di testimoniare le caratteristiche di sei anni di storia patria ormai “doppiati”, dato che il brigantino comunale è andato oltre lo stretto di Magellano verso nuove incognite. Come ci si poteva aspettare, la vita politica modicana non è migliorata affatto. Dismessi alcuni personaggi, altri si sono affacciati alla ribalta; e hanno imperversato, forti di consensi più o meno sinceri, demagogicamente pilotati sotto l’impulso delle nuove tecnologie sempre più invadenti. È venuto il tempo della TARI, delle montagne di rifiuti, del popolarismo becero, della politica dei “catonzi” per il distanziamento nelle spiagge estive, del cioccolato IGP, delle luci fredde imposte come illuminazione di palazzi carichi di storia, di impari lotte per l’installazione di un impianto di biogas in una zona paesaggistica di ben altra vocazione. Si diceva “impari”, perché dentro Palazzo S. Domenico l’opposizione ha sempre brillato per inadeguatezza.
Insomma, si stava meglio quando si stava peggio.
Oggi i “Chiodi a tre punte” della satira politica pressante e acuta di Carmelo Modica sarebbero inefficienti, ci vorrebbero quelli a cinque punte!
A noi resta, come ha scritto Luisa Montù nella prefazione, “l’orribile sensazione che la politica delle idee sia morta lasciando il posto a maneggi di puro interesse personale”.
E non sappiamo ancora cosa ci riserverà il futuro…

Marisa Scopello

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