venerdì, 24 Marzo 2023

A tavola con gli Dei (a cura di Marisa Scopello)

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A giorno fatto ci svegliano le voci di soldati e lo scalpitio dei cavalli sul selciato del cortile.
“È tornato Vlad” dice Viktor bussando alla nostra porta. Ci vestiamo e scendiamo nella sala in attesa di incontrarlo. Ed eccolo, ci aspettavamo un gigante, invece è basso, mingherlino, gli occhi neri con riflessi verdi sono vivacissimi nel viso segnato da una ragnatela di rughe. In testa ha un piccolo turbante di velluto rosso adorno di una piuma, perle e pietre preziose. Con il piglio di un sovrano ci invita a inchinarci al suo cospetto, cosa che facciamo subito dato che siamo suoi ospiti. Sotto i baffi sottili fa una specie di sorriso e con voce incerta dice di alzarci.
“Benvenuti nella mia fortezza. L’ho strappata da poco a mio fratello Radu il Bello che voleva uccidermi per ordine del sultano Maometto II di cui è il favorito. Ormai sono stanco di combattere, una volta contro i turchi, un’altra contro i magiari. Vivo sempre nell’angoscia di nuovi attacchi ottomani, con la responsabilità di ridare dignità al popolo della mia terra. Oggi però non ci voglio pensare; attraversando ieri il Danubio ho sequestrato ad alcuni pescatori uno storione che ora stanno preparando in cucina per il nostro pranzo. Scusatemi, devo prima ritemprarmi con una coppa di sangue fresco, seguo la dieta prescritta dal mio medico e ho bisogno di questa bevanda che molti ritengono ripugnante.”
Si toglie il copricapo e vediamo i pochi capelli grigi che gli restano in testa. Pensavamo di avere davanti un uomo crudele e restiamo contraddetti delle reali sembianze di quest’essere umano fragile e malato. Mentre beve la sua coppa di sangue abbiamo lo stesso pensiero.
“Altro che vampiro!” mi sussurra all’orecchio Makaria coprendosi la bocca con la mano.
Certo, il sangue c’è, ma non è umano e i canini di Vlad sono normali, non può morderci il collo!
Viktor gli porta dei documenti da firmare e ci invita a sederci a tavola mentre i servi riempiono di vino rosso (non di sangue!) le nostre coppe. Anche Vlad si siede con noi e alza la sua coppa di vino.
“Questo si chiama Feteasca (il vino delle ragazze), apprezzato anche alla corte dei Dogi di Venezia. Venite dall’Italia, vero? Mia figlia Maria Balsa si trova lì, a Napoli, e mi scrive che è un posto molto bello. Vorrei andare presto a farle visita smettendo di fare l’uomo crudele e coraggioso che sono costretto a essere, vorrei imparare a suonare, cantare e ballare invece di incendiare villaggi, impalare nemici e guardarmi sempre le spalle da potenziali assassini…”
Povero Vlad, capisco la sua stanchezza nell’interpretare il ruolo che la Storia gli ha assegnato. Comincio a credere che il mostro sanguinario sia in parte invenzione dei suoi nemici che sono tanti; più che il Diavolo, sembra un povero diavolo.
Arriva intanto lo storione.
“È stato preparato con la saramura, una marinatura con sale ed erbe aromatiche; – dice Viktor sedendosi a tavola con noi – mangiatelo cospargendolo di icre, la salsa di uova di storione sbattute con olio e cipolle fino a diventare una crema.”
La carne del pesce è ottima, anche la salsa di uova è molto gustosa; la accompagniamo con piccole frittelle piatte (simili ai bliny) e molto burro.
Presto dello storione rimangono solo le lische; non si è salvata nemmeno la testa le cui guance sono finite nel piatto di Gaius, il solito buongustaio.
Ci alziamo da tavola quando Vlad si ritira nelle sue camere e noi restiamo a decidere quale altro viaggio intraprendere.

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