Da qualche giorno è passato il primo, e speriamo l’unico, compleanno della insana guerra russo-ucraina.
Giusto un anno fa, il 24 febbraio 2022, le truppe inviate da Vladimir Putin invadevano i distretti ucraini russofoni confinanti con la Federazione Russa, con l’intento di annettere il Donbass come precedentemente fatto con la Crimea, così da garantirsi uno sbocco sul Mar Nero e da lì la via aperta per il Mediterraneo.
Questa invasione, progettata come blitz krieg contro il regime ucraino, ritenuto corrotto e filonazista, è stata ampiamente prevista ed enfatizzata dalla NATO. Le notizie sui movimenti di truppe russe ai confini ucraini sono state diffuse dalla stampa americana ed europea in maniera martellante, tanto da far supporre che tale battage sia servito a far compiere a Putin il passo fatale.
Di Putin si è detto di tutto, delle sue ambizioni da novello Zar di tutte le Russie, delle sue paranoie da ex spione del KGB, delle presunte malattie che lo affliggerebbero, delle sue donne e dei suoi figli.
Che in Russia il livello di democrazia sia rimasto quello della defunta URSS è cosa nota: elezioni poco chiare, interventi polizieschi estremi contro gli oppositori, bavagli alla stampa e alla televisione, internet sotto controllo.
Di differente c’è che il comunismo ha lasciato il posto all’arricchimento velocissimo e senza limiti di una classe minoritaria ma potentissima – gli oligarchi – a fronte di un immenso popolo ancora in gran parte legato alla vetero economia sovietica dei kolchoz e di una classe operaia mai andata in paradiso.
Di Volodymyr Zelens’kyj, per quello che ne sappiamo in Europa in modo superficiale e non scevro da manipolazioni di parte, è un quarantacinquenne di origine ebraica russofono, laureato in giurisprudenza, attore e comico di grande successo.
In una Ucraina divenuta indipendente alla disgregazione dell’URSS, piena di problemi economici causati anche lì dalla formazione repentina di una oligarchia dai confini morali assai mobili, la contrapposizione tra regioni russofone e regioni ucraine ha creato un terreno fertile per il dilagare della corruzione e di rigurgiti neonazisti.
La dichiarata volontà di entrare a far parte della Unione Europea e della NATO, unita ad un rigetto assoluto di ogni traccia del passato comunista oltre alla guerra intestina contro i filorussi del Donbass condotta con metodi squadristi, ha messo a furor di popolo il paese nelle mani del giovane leader che ha fondato un partito politico di grande successo chiamato Servitore del Popolo, come il serial televisivo che lo ha visto protagonista.
Forse per inesperienza, forse per furbizia, Zelens’kyj oscilla tra voglia di modernizzazioni tecnologiche spinte e conservazione dello spirito ucraino che lo ha portato fino alla scissione della Chiesa Ortodossa Ucraina da quella Russa, con le conseguenze che ogni scisma si porta appresso.
In questo scenario estremamente contraddittorio e confuso, dove più tempo passa più si scoprono torbidi interessi di terze parti, l’aggressione russa, che di fatto ha dato a Zelens’kyj il ruolo dell’eroe, appare comunque un’azione esecrabile ma in ogni caso non priva di una qualche ragione.
L’appoggio immediato ed incondizionato della UE alla nazione invasa ha condotto l’Europa a scegliere la via di dure sanzioni economiche generali, oltre che a quelle mirate a colpire personalmente Putin e i suoi boiardi. A distanza di un anno le prime, vere vittime delle sanzioni sono state le nazioni che le hanno promulgate, e tutti noi della vecchia Europa ne stiamo pagando le pesanti conseguenze andando al supermercato o dal benzinaio, per non dire del colpo apoplettico all’arrivo delle bollette.
Purtroppo anche in questa orrenda contingenza, l’Europa Unita si sta rivelando essere ancora incapace di recedere dai protezionismi nazionalisti, dalle voglie di dominio, incapace a resistere al richiamo della corruttela e della speculazione.
Serva sciocca di un’America, che sente scricchiolare in modo preoccupante la posizione egemonica mondiale acquisita con il salvataggio della civiltà occidentale dalle grinfie naziste e con la lotta senza quartier contro il pericolo rosso, l’Europa ha accettato supinamente l’estensione del Patto Atlantico che, ricordiamo, è retaggio della guerra fredda e che non ha più ragione di esistere come contraltare difensivo dal Patto di Varsavia ormai sparito da anni.
La NATO si è trasformata in alleanza aggressiva nei confronti di quel che è rimasto della Russia, allargando i suoi confini associando paesi che facevano parte dell’URSS o che gravitavano nella sua orbita.
Il conflitto attualmente in corso viene continuamente fomentato dalla minaccia del ricorso all’arma atomica come risposta russa all’invio massiccio di armi che quotidianamente il leader ucraino richiede con insistenza esasperante.
La via diplomatica, l’unica che potrà chissà quando mettere fine al conflitto, non sappiamo se per incapacità o dolo, è stata dall’occidente lasciata nelle mani insanguinate del sultano turco Erdoğan!
Mentre la gran parte delle Nazioni che siedono al Palazzo di Vetro evita con cura di schierarsi o occuparsi di una guerra tra confinanti che rischia di diventare mondiale, il teatro di guerra è diventato una vetrina per tutti coloro che si ritengono protagonisti e vincenti.
Biden ha speso miliardi di dollari e continua ad impegnare cifre ingentissime per armare l’Ucraina e costringe gli alleati NATO a fare lo stesso: abbaiare dal lontano canile mandando a mordere i polpacci dell’intruso il branco dei bastardi è certamente più comodo e sicuro. Venire in Europa snobbando Bruxelles per farsi vedere in Polonia e arrivare a sorpresa a Kiev è stato un bel ceffone.
Macron, Scholz e Draghi lo avevano già preceduto, e anche la Giorgia nazionale è andata a compiere il medesimo pellegrinaggio.
La Metsola si è recata anche lei da Zelens’kyj e la von der Leyen continua a sfoggiare tailleurini gialli con camicette blu…
In questo giro di personaggi in cerca di visibilità, in barba alla mostruosa quantità di vittime, di danni, di sprechi e di inquinamento che questa guerra sta causando, verrebbe la voglia di chiamarli alla ribalta uno alla volta con la celebre, immortale frase dei fratelli De Rege: “Vieni avanti, cretino!”
Kazzandra