mercoledì, 31 Maggio 2023

UNA MOSTRA DIVERSA

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Normalmente, andando a visitare una mostra d’arte, ci si immagina quel che si andrà a vedere: oli, pastelli, colori pieni o sfumati, paesaggi, fiori e nature morte, figurazioni esteticamente interessanti. La mostra antologica di Grazia Carla Campione è tutto questo senza dubbio, ma anche molto di più. Nella piccola sala ti si apre il mondo dell’artista fuori da mode e modelli in voga, si avverte l’appartenenza di ogni pennellata sulle tele, di ogni petalo floreale che decora le ceramiche, delle miniature grondanti sensibilità e gentilezza d’animo. Una Wunderkammer d’altri tempi, di certo più felici rispetto alle brutture che popolano oggi le nostre contrade.
Fra le tante bambole (di cui è un’appassionata collezionista) sparse in ogni dove, i cavalletti e le pareti reggono i tanti oli di ritratti femminili; sono donne adulte, sono bellissime giovanette sognanti, sono bimbe che giocano a fare la mamma con la propria bambola. Mi chiedo se davvero Grazia Carla sia quella che vuole apparire, cioè una donna che non tiene in gran conto il reale, oppure sia dotata di una forza interiore tale da fare una scelta consapevole sui soggetti rappresentati. Credo sia vera la seconda opzione, e la morbida natura delle sue figurazioni nasca dall’essenza della propria anima la cui poetica gioiosa si traduce in amore per la bellezza, per l’infanzia.
Ma non è tutto: ci sono in sala due voluminosi cataloghi di sanguigne che rappresentano un’importantissima fetta della sua produzione perché lei eccelle in questa tecnica: sono ritratti “vivi”, secondo il paradigma del sommo Leonardo, e in pochi, sicuri tratti Grazia Carla cattura la personalità del soggetto con agile, felicissima competenza del mezzo; ritratti “parlanti”, intensi, bellissimi.
Questa è dunque la sua cifra: raccontare scansando il dolore spesso rimosso, gettando in mare le tristi zavorre, saldando i conti con la vita e compensandone debiti e crediti grazie alla misurata iperbole dell’arte.

Marisa Scopello

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