mercoledì, 31 Maggio 2023

CASI UMANI

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U.S.A. presidenziali prossime venture

“God save America!” è quel che viene spontaneo dire vedendo quello che succede negli States, e vengono i brividi a constatare quanto la decrepita Europa dipenda da questa nazione ogni giorno di più, senza alcun segno di resipiscenza.

Alle prossime elezioni presidenziali del 2024 probabilmente si affronteranno Biden e Trump, sempre che i relativi partiti non dovessero trovare la voglia e la capacità di liberarsene.

Biden è un vecchio catorcio mummificato, reso inespressivo dal botulino che forse gli ha anche paralizzato il cervello: sta usando la pelle dell’Ucraina in maniera criminale per combattere un’altra guerra per procura contro il nemico di sempre, la Russia ritenuta ancora comunista, armando a dismisura l’utile idiota Zelensky. Anche se il maccartismo è finito ufficialmente una sessantina di anni fa, nell’animo statunitense ancora circola strisciante l’anatema espresso dalla locuzione meglio morto che rosso, coniata nientepopodimeno che da Goebbels.

Nel tentativo di arraffare voti comunque, il Presidente autorizza il libero commercio e l’uso della pillola abortiva mentre mezzo paese ha già tolto alle donne la libertà di scegliere se diventare madri o no.

In una nazione dove ogni giorno avvengono sparatorie, dove recuperare una palla caduta nel giardino del vicino o sbagliare auto nel parcheggio di un supermercato può costare la vita, Biden chiede che almeno si proibisca il commercio dei fucili d’assalto!

Questi goffi tentativi di riaffermazione democratica vedono, per contro, il golpista psicopatico e corruttore Trump, al convegno della potentissima lobby dei costruttori di armi uscirsene con l’idea geniale di armare obbligatoriamente e addestrare adeguatamente gli insegnanti per contrastare le sparatorie assassine nelle scuole!

La maestrina dalla penna rossa di deamicisiana memoria sbattuta giù dalla cattedra dal prof Rambo… qualcuno manderà ancora a scuola tranquillamente i propri figli, magari sostituendo la merenda nello zainetto con un paio di bombe a mano?

Azione vs. Italia Viva

Da quando affermò “se perdo al referendum abbandono la politica” restando poi incollato alla poltrona, la gran parte degli italiani ha capito che di Matteo Renzi e della sua coerenza è meglio non fidarsi. Erede della peggiore tradizione risalente al tardo rinascimento fiorentino, è capace di tessere trame e tradimenti offerti alle vittime col sorriso e rassicuranti parole. Vittima iconica dei trattamenti renziani resta l’imbelle Letta, pugnalato con uno “stai sereno” che forse avrebbe messo in imbarazzo anche Niccolò Machiavelli.

Però un italiano che si aggira da tempo nei Palazzi con alterne fortune e che, anche quando compie stupidaggini, ha l’insolita positiva caratteristica di metterci la faccia, si è fatto irretire dalla parlantina sciolta dettata da acume e furbizia che connota il novello Buffalmacco: Carlo Calenda.

Il Renzi, fresco di abbandono del PD e fondatore del micro partito Italia Viva, in odor di elezioni si fece quattro conti e capì che da solo non avrebbe più potuto posare le terga sugli scranni del potere. Gli riuscì di convincere Calenda, anche lui ex piddino e patron di Azione, che insieme avrebbero offerto all’elettorato italiano la possibilità di scegliere un grande Centro, un Terzo Polo capace di contrastare una Destra sempre più votata a guardare indietro nel rimpianto di quando c’era LUI e una Sinistra smidollata e correntizia, per giunta forse prossima ad allearsi con l’Armata Brancaleone di Grillo. Grazie al meccanismo perverso di una legge elettorale che spinge a formare ammucchiate di liste apparentate al solo scopo di superare lo sbarramento al 5%, Renzi, grazie a Calenda, è senatore. Un senatore sui generis, che arrotonda lo stipendio da parlamentare con giri di conferenze nei paesi arabi, dei quali decanta le chances di divenire la patria di un nuovo Rinascimento parlando in un inglese che solo gli arabi, proprio perché parlano arabo, riescono a capire.

Costui, non pago di allargarsi in attività assai prossime all’incompatibilità con lo stato di parlamentare, di recente è diventato anche direttore editoriale del quotidiano Il Riformista e sta allungando a dismisura i tempi della promessa fusione in Azione previa dismissione di Italia Viva. La cosa ha provocato formidabili ire di Calenda, ampiamente documentate televisivamente, ricche di insulti e cattiverie.

Il Calenda tradito e il Renzi traditore sembrano essere due nuovi avatar psicotici di Shiva, il dio distruttore. Renzi dove tocca distrugge, è cosa nota e probabilmente distruggerà anche sé stesso ma alla maniera di Sansone, portandosi appresso filistei e macerie. Calenda qualunque cosa faccia mira, forse a sua insaputa, solo all’autodistruzione e all’annullamento nel Nirvana.

Ragazzi, in ogni caso, spicciatevi e levatevi di torno!

Francesi e Italiani: davvero cugini?

 

L’aumento dell’età pensionabile voluta dal presidente Macron ha causato un’ondata di violente proteste da parte delle opposizioni di destra e di sinistra oltre che dei sindacati, portata in piazza per settimane da francesi inferociti in tutto il paese.  Sarà che i francesi sono ben rodati nell’arte della sommossa antigovernativa dai tempi della Bastiglia e della ghigliottina, ma sono anche capaci di superare distanze ideologiche stellari marciando compatti nell’interesse di tutti. Macron, per i poteri che la legge francese gli accorda, ha tenuto duro e la sua riforma è stata approvata dal parlamento, ma la protesta continua dura e violenta. Vedremo come andrà a finire.

Noi italiani abbiamo subito la riforma Fornero, ben più pesante di quella francese, senza colpo ferire. A sessantacinque anni c’è chi è costretto ancora a lavorare sui ponteggi in cantieri edili dove le regole anti infortunistiche sono un miraggio, e ci sono torme di esodati, gente di mezz’età licenziata senza colpa che si trova priva di lavoro e di salario, ancora lontana dalla pensione che si allontana sempre più. I parlamentari trovano il modo di aumentarsi indennità e prebende e noi si bofonchia un po’, ma poi si ingoia il rospo.

Ce ne sarebbe da rivoltare lo Stivale come un calzino… ma tutto tace, sindacati in primis. La domanda nasce spontanea: noi italiani siamo compatti e uniti solo nella lamentela, ma siamo incapaci di farci sentire sul serio perché fracchi e smidollati o perché il livello di collusione col sottopotere corrotto è fuori controllo?

La difesa della lingua italiana

Durante la pandemia l’uso di termini stranieri, perlopiù anglosassoni, è stato realmente eccessivo. Il richiamo del vaccino è diventato il booster, da effettuare non nel centro vaccinale ma presso l’hub. All’ospedale in pronto soccorso non si accede se prima non si viene valutati al triage, ma se sei messo male assai ti accolgono all’hospice. Dal parrucchiere il taglio a caschetto ormai si chiama bob e quello corto pixie cut, ma nel mondo della moda e della bellezza da tempo si parla un gergo al di fuori di ogni regola di comprensibilità e di buon gusto. Provate a leggere un articolo su Vanity Fair che parli di scarpe per la prossima stagione…

Arriva quindi la proposta di legge di un fratello d’Italia che prevede multe salatissime per chi usa parole straniere nei documenti della pubblica amministrazione. Perfetto, abolire i termini stranieri che hanno un corrispettivo italiano più facilmente comprensibile è cosa giusta, ma certe parole che sono ormai entrate nel nostro lessico e che indicano con precisione cose che in italiano richiederebbero lunghe perifrasi non possono essere abolite per legge. Evitiamo di cadere nel ridicolo traducendo tutto come facevano durante il Ventennio: la mia scuola, il collegio americano Marymount diventò Mariamonte, Renato Rascel diventò Rascele, e via ridendo. E come la mettiamo col ministero appena inventato che ha un sentore stantio di autarchia e di sovranismo ed è stato chiamato del made in Italy? Multatevi per primi, signori del governo, siate coerenti.

kazzandra

 

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