In questa sede – e nel momento in cui si registra una frenata nel cammino del PNRR metto in risalto un’analogia e precisamente: le difficoltà operative del Piano Marshall confrontate con quelle attuali riscontrate nel tortuoso cammino che sta registrando il PNRR mostrano una precisa analogia.
Anche il tanto celebrato Piano Marshall fu accompagnato da polemiche e iatture sui tempi di attuazione, per non parlare dei tanti dubbi sulle nostre capacità – di ieri e di oggi – di spendere e investire.
Tant’è che il capo dell’Economic cooperation administration (ECA) Lucius Dayton minacciò il capo del governo di allora, Alcide De Gasperi, di perdere, per le lungaggini operative, la terza rata degli aiuti previsti dal Piano.
Il monito di Dayton si riferisce alla prima settimana del lontano ottobre 1950 .
La stessa analogia con la terza rata del PNRR che sta mettendo in difficoltà il governo Meloni.
Allora la terza rata del piano Marshall ammontava a 218 milioni di dollari mentre la terza tranche del PNRR ammonta a oltre 19 miliardi di euro.
Quindi, a distanza di 72 anni, registriamo certe costanti, cioè dei vichiani “corsi e ricorsi” che puntualmente si ripresentano nella storia dell’uomo.
Gli americani non credevano nelle nostre capacità di spendere i fondi ricevuti come oggi Bruxelles manifesta gli stessi dubbi di allora.
Bruxelles non ha tutti i torti, i fatti parlano chiaro. Al 31/12/2022 nell’Italia dei 66,9 miliardi di euro incassati risultavano effettivamente spesi solo 20 miliardi dei fondi incassati.
La colpa non si può dare al governo Meloni così come allora non poteva essere attribuita a De Gasperi ma, allora come oggi, all’incompetenza atavica, con rare esclusioni, della nostra burocrazia.
Tutto questo proviene dal fatto che il personale assunto nel tempo, non è stato scelto per meriti e competenze ma principalmente per appartenenze politiche.
Preciso – per chi ha poco dimestichezza con la storia economica – che il piano Marshall (nome del generale George Marshall, Capo di Stato Maggiore USA durante la Seconda Guerra Mondiale e uomo di fiducia d Roosevelt) era metà del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza).
Al giorno d’oggi si sente dire spesso che, per aiutare il nostro Paese ad uscire dalla crisi economica provocata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, servirebbe un nuovo Piano Marshall.
Un Piano di cui la maggior parte delle persone ignora cosa sia e, soprattutto, quali siano state le dimensioni economiche del sostegno degli Usa all’Italia per aiutarla a risollevarsi dopo la disfatta della Seconda Guerra Mondiale.
Ecco le vere dimensioni economiche dell’intervento USA che risollevò l’Italia.
In 4 anni, tra il 1947 e il 1951, dall’America venne un aiuto di 1,2 miliardi di dollari, pari a 89 miliardi di euro attuali, di contro il PNRR ammonta a 191,5 miliardi di euro.
Ricordiamo, tra gli altri Paesi che ebbero maggiori importi, il Regno Unito con 3297 mln, e la Francia con 2296 mln.
La terza tranche che il governo Meloni stenta ad incassare ammonta a 19 miliardi di euro.
Inoltre tra i due Piani (Marshall e PNRR) evidenzio una differenza sostanziale.
Il PNRR è formato da due fondi, uno a fondo perduto e uno a debito da restituire nel medio lungo periodo.
Il Piano Marshall era un fondo a debito ma poi per fortuna il governo americano lo trasformò a fondo perduto, cioè gratis.
Il Piano Marshall fu quindi la premessa del “miracolo economico italiano”, grazie al quale il nostro Paese si affermerà tra le sette più grandi economie del mondo.
Nel 1950 l’Italia era un Paese con la forte voglia di conquistare il futuro.
Se soltanto una parte di quel sentimento di riscatto nazionale fosse presente oggi, i dubbi sulla nostra capacità di portare a termine i progetti, nei tempi previsti sparirebbero del tutto.
Basti pensare che nel 1948 la produzione industriale era tornata già ai livelli pre-guerra.
Noi, nel 2023, purtroppo non siamo ancora riusciti a tornare ai valori del 2008, cioè al tempo della grande crisi finanziaria, nonostante la crescita sia stata dell’11% in due anni.
Concludo dicendo che siamo davanti ad una sfida che deve essere raccolta dalle classi dirigenti di tutti i soggetti politici e della Pubblica amministrazione chiamate ad affrontare una fase storica (come lo fu quella del Governo De Gasperi) di cui andare domani fieri.
Perché stavolta, a differenza del Piano Marshall, il PNRR sarà lasciato alle nuove generazioni di cui porta il nome (Next Generation EU ) e che loro, solo loro, giudicheranno se ne sarà valsa la pena.
Salvatore G. Blasco