Ci sveglia la voce del muezzin per la salāt al-subh, la preghiera del mattino. Sta appena cominciando ad albeggiare dietro le grate della finestra e il cielo diventa sempre più chiaro. È tempo di alzarci e incontrare UluçAlì facendo colazione insieme. Scendiamo nella sala dei tappeti mentre sento sbadigliare rumorosamente Gaius che avrebbe voluto dormire ancora.
“Pronti per le domande? – chiedo ai miei amici che, avari di parole, annuiscono con la testa.
Sul tavolo basso è già tutto pronto; UluçAlì ci sorride sotto i baffi bianchi e ci accomodiamo sui cuscini. Un servo versa il tè nelle tazze decorate e ci invita a servirci: simit (ciambelle di pane col sesamo), kasar peyniri(formaggio bianco semi stagionato a fette coperte di erbe aromatiche), uova sode, cetrioli affettati, salsiccia secca, borek, olive, marmellate d’uva e di rose. Alla fine viene servito il caffè.
“Qui – dice UluçAlì – la colazione si chiama kahvalti, che significa cibo che si mangia prima di prendere il caffè, ma significa anche condivisione e connessione, e noi stiamo condividendo questo momento in pace.”
“Mi chiedevo se non ha nessun rimpianto del paese natio, della sua famiglia. – chiede Viktor sorseggiando il caffè.
“Era una vita di stenti e la colazione, quando c’era, consisteva in pane duro e cipolla… Ho cercato di dare a mia madre e a mia sorella una vita agiata ma non l’hanno voluta perché sono un rinnegato. Che posso farci? Ho deciso così di dare il benessere ai calabresi convertiti che vivono qui costruendo per loro un villaggio, la colonia che si chiama Nuova Calabria; essi sì che sono stati grati nei miei confronti.”
“Cosa provava quando, da pirata, andava sulle coste dell’Italia razziando e uccidendo? – interviene Makaria.
“Rivalsa, forse; vedevo negli occhi delle vittime ciò che avevo provato anch’io. Uccidere diventa un’azione normale quando si è in guerra con tutti. Anche con se stessi.”
“Ecco, non crede che quegli innocenti avessero almeno il diritto di vivere? – Gaius e il suo pallino per il diritto colpisce sempre!
“Credete ancora al diritto? Prendetemi pure per un uomo senza cuore ma da tanto non credo più ai diritti. Tra i cristiani ne ho visto pochissimi, anche qui non è molto diverso e, per esperienza so che il diritto del più forte è l’unica legge.”
Accende il narghilè invitando Gheorgos a provarlo e, tra una tirata e l’altra, il mio amico architetto gli chiede: “Ho ammirato il suo palazzo per l’eleganza e l’armonia con cui è stato costruito. Pensa di continuare a donare alla città simili architetture?”
“Ti ringrazio del complimento. Qui, sulla collina di Top Hana non c’è solo questo palazzo ma un complesso vero e proprio di costruzioni: c’è la moschea dove riposerò dopo la morte, una scuola coranica e l’hamam, affidati al geniale architetto Mimar Sinan. Avevo anche un grandioso progetto: tagliare l’istmo di Suez per aprire una nuova via al commercio marittimo; credo però che sia troppo tardi per me affrontare un’impresa di tale portata. Sono vecchio ormai.”
“Le farà senz’altro piacere sapere che fra tre secoli questo suo sogno verrà realizzato dal francese Ferdinand de Lesseps su progetto dell’ingegnere italiano Luigi Negrelli. Lei è stato lungimirante. Ma ora mi interessa l’hamam. Potremmo visitarlo stamattina e provarne la bontà? – l’idea di provarlo mi attrae molto.
“Certo, è a vostra disposizione. Andate ora e sappiate che ho gradito molto la vostra visita. Se vi è possibile, raccontate la mia storia e siate generosi con me.”
Ci alziamo salutando e ringraziandolo dell’accoglienza per recarci all’hamam. Ma questo sarà l’oggetto del prossimo appuntamento sul giornale…