mercoledì, 31 Maggio 2023

GIORGIA ON MY MIND

image_pdfimage_print

Per carità, non è un’ossessione, però più tempo passa e più il comportamento della premier Giorgia Meloni dà seriamente da pensare.

Dopo lo scivolone autolesionista procuratosi dalla maggioranza governativa alla Camera sul Def dovuto all’assenza di una quarantina di deputati della coalizione di centro destra, forse impegnati altrove a consacrare il ponte dell’invisa ricorrenza del 25 aprile, la signora ci ha ragionato su e se n’è uscita con un capolavoro mediatico.

Perché la Meloni è intelligente, oltre che furba e astuta, e si sta rivelando abilissima comunicatrice. Peccato che, come fece a suo tempo Wojtyła, questa capacità venga spesa per riportare alla luce idee e valori vecchi di quasi cent’anni fa che tanto danno hanno fatto nel secolo scorso e che, a più di settant’anni dalla fine della guerra, ancora covano come braci sotto la cenere in attesa del soffio che le accenderà per bruciare la Carta Costituzionale.

La decisione di convocare il Consiglio dei Ministri in preparazione della discussione sul decreto lavoro proprio il I° maggio può avere una doppia lettura, a seconda da quale parte la si voglia interpretare.

I lavoratori e i sindacati l’hanno presa come un insulto provocatorio: “mentre voi festeggiate il lavoro a pancia all’aria con comizi, mangiate e concertoni, noi lavoriamo: lavoriamo per voi e per il vostro futuro!”

Lo sfregio al mondo del lavoro si è manifestato nella sua interezza con le misure prese proprio in quel Consiglio ed entrate in vigore il 5 maggio, data fatidica a quanto pare non solo per Napoleone. La cancellazione del Reddito di Cittadinanza, sostituito da un Assegno di inclusione strutturato in modo da escludere il più alto numero possibile dei bisognosi, ha il gusto amaro della vendetta contro i governi passati, così come già avvenuto nel decreto Cutro con l’abolizione di gran parte delle norme di protezione internazionale per gli immigrati.

Degli altri provvedimenti alcuni sono inutili pannicelli caldi a tempo determinato, altri reintroducono la possibilità di reclutare schiavi legalmente e, ciliegina sulla torta, ancora nuovi condoni fiscali a premiare gli evasori!

Visto che ogni volta che lei è impegnata all’estero in visita di Stato i suoi colleghi-camerati approfittano della sua assenza per combinare stupidaggini rilasciando dichiarazioni demenziali, attuando tentativi di sabotaggio interno ovvero dimostrando arroganza e menefreghismo nel far mancare i numeri alla maggioranza sulla legge economica fondamentale, obbligare i ministri a lavorare rovinando loro l’ultimo giorno di festa ha un sapore punitivo estensibile a tutti i suoi deputati: una bella bacchettata sulle dita!

A sottolineare la sua posizione di capataz – che Salvini e quel che resta di Berlusconi si mettano l’anima in pace! – la Giorgia ha deciso di non sottoporsi alle eventuali domande scomode di qualche giornalista vero durante una conferenza stampa post consiliare, ma di far precedere il consiglio stesso da una sua chiacchierata dai toni suadenti di buona mamma che spiega ai bimbi quanto farà bene la medicina disgustosa che dovranno per forza trangugiare.

Il video ha sapientemente permesso agli italiani di dare una sbirciata all’interno di palazzo Chigi negli ambienti nei quali lei lavora, tra fastosi arredi rococò dove si mescolano con nonchalance preziosi orologi da tavolo francesi, porcellane cinesi, stampanti e monitor: alle spalle della premier che attraversa sale e salette si intravedono financo, su un tavolo barocco dorato dal piano di marmo prezioso, i resti di una colazione mattutina ancora da sparecchiare.

Questo tono così familiare manda un messaggio rassicurante e, contemporaneamente, inquietante: “sono una come voi, benvenuti a casa mia!” Sì, perché sente che Palazzo Chigi è casa sua, dove si muove in scioltezza senza seguire i consigli armocromatici che nelle occasioni pubbliche le conferiscono uno stile sobrio simil-von der Leyen. Lei intelligentemente non lo dice ma, come tutti coloro che per mestiere campano d’immagine, ha certamente chi la consiglia e le ha fatto sparire dal guardaroba ponchos e mantelle svolazzanti. Ma il primo maggio era a casa, tra cari amici… sono ricomparsi gli orecchini a lampadario!

Poi, con mano di ferro guantata di velluto, sorridente e ammiccante ha aperto una porta e al suono della campanella d’argento ha costretto al lavoro i compagni di merenda. Chissà se al prossimo consiglio si presenterà in ciabatte offrendo un giro di pizza bianca e mortadella…

Lavinia paola de naro papa

Condividi