In questi giorni ha destato scalpore l’intervista che Elly Schlein ha rilasciato a Vogue, celebre testata del glamour, in coincidenza alle celebrazioni del 25 aprile. Probabilmente una coincidenza non prescelta ma, comunque la si pensi, quanto meno imbarazzante.
Non ci è stato chiarito il motivo che può aver spinto la segretaria del PD a scegliere proprio Vogue per la sua prima intervista pubblicata su carta stampata dopo la sua vittoria alle primarie, e non un giornale di sinistra.
A ben vedere, in edicola la destra spopola tra i lettori “de panza” coi suoi titoli roboanti e selvaggi, spesso passibili di denuncia per diffamazione, mentre la sinistra, chiuse le testate storiche, oscilla tra libertarismo soft e socialcomunismo annacquato, rivolgendosi quasi esclusivamente ai lettori più acculturati.
Il Manifesto? Anche se i fondatori ribelli non ci sono più, il solo nome della testata rievoca estremismi rischiosi per una neo segretaria di un Partito Democratico, parecchio Cristiano.
Il Fatto Quotidiano? Pur mantenendosi fedele all’iniziale appartenenza al partito della difesa della Costituzione e quindi critico verso chiunque tenda a svilirla sia esso di destra o di sinistra, è attualmente molto vicino ad alcune posizioni del M5S post grillino di Giuseppe Conte.
Quindi, per evitare compromissioni e malintesi, meglio andare sul terreno ritenuto neutro di un famoso diffusore di stili e tendenze? Errore clamoroso: la sola parte dell’intervista che ha destato interesse è stata quella, criticatissima, relativa all’immagine. La Schlein si propone con un look volutamente trasandato che schifa il trucco-parrucco e che veste giacche infagottanti dai colori smorti, a quanto pare suggeriti da una consulente armocromatica a caro prezzo.
L’aver sostituito l’eskimo sessantottino con un trench sartoriale non serve ad attualizzare il messaggio un po’ nostalgico dell’antica spartana, sana sinistra rivolto a recuperare un possibile elettorato neo proletario formato da disoccupati, sottoccupati, esodati, cassintegrati e nuovi schiavi che, ad onta dello status sociale prossimo all’indigenza, non si fa mancare tatuaggi, unghie ricostruite, extensions e balayage, rimbambito ad arte da serial, talk show e reality televisivi di bassissimo profilo.
Venire poi a sapere che Elly frequenta le terrazze romane e le cene coi rappresentanti più in voga del mondo della cultura e dello spettacolo non fa che rinfocolare il sospetto che anche con lei il PD continuerà ad essere votato ai Parioli e non a Torre Spaccata.
In quest’atmosfera marcescente da Grande Bellezza, è di commovente purezza la maglia della salute che occhieggia dal collo della camicia sotto i pullover rossi di Maurizio Landini…
kazzandra